lunedì 15 ottobre 2018

Repubblica 15.10.18
Un vaccino anti-populista
di Andrea Bonanni


Pur essendo largamente atteso e anticipato dai sondaggi, il risultato del voto bavarese consegna agli europei tre spunti di riflessione importanti in vista delle europee di primavera.
Il primo è che, come già accaduto in Svezia, l’estrema destra avanza ma non sfonda. Là dove l’economia funziona, la disoccupazione è bassa e le condizioni sociali sono accettabili, il verbo xenofobo, razzista e anti- europeo, impersonato in questo caso da AfD, rosicchia una frangia di consensi alla destra tradizionale ma non si tramuta in uno tsunami elettorale in grado di stravolgere radicalmente gli equilibri politici, come sta avvenendo in Italia.
Il secondo motivo di riflessione è legato al primo: secondo tutte le analisi, la pesante sconfitta dei cristiano- sociali si spiega in parte anche con il fatto che i suoi leader, e in particolare il ministro dell’Interno Seehofer, hanno cercato di inseguire i populisti sul terreno della paura e dell’intolleranza verso i migranti. Per raggiungere il loro obiettivo, non hanno esitato a mettere ripetutamente in crisi il governo federale, dove sono alleati di Angela Merkel e dei socialdemocratici. Questa tattica non solo non ha pagato, ma si è rivelata controproducente perché ha dirottato una parte dei voti moderati verso i Verdi o verso gli indipendenti di Freie Wähler.
Una dinamica di questo genere suona come un avvertimento per quegli esponenti del Partito popolare europeo ( e sono tanti) che contemplano la possibilità di formare una coalizione con la destra populista dopo le elezioni di primavera. La Baviera, tradizionale roccaforte della destra cattolica, ci dice che quel mondo moderato non è disposto a transigere su una serie di valori fondamentali del cristianesimo, quali il rifiuto della xenofobia e la fedeltà al progetto europeo. Non è un caso che, subito dopo la pubblicazione dei primi exit poll, i leader della Csu, pur ammettendo la sconfitta, si siano affrettati a spiegare che la ricerca dei partner per formare una coalizione di governo escluderà l’estrema destra di AfD. E del resto, il leader del Ppe, Manfred Weber, che proviene proprio dalle file della Csu, non aveva esitato poche settimane fa a votare al Parlamento europeo la mozione di censura contro il governo ungherese guidato dal populista Orbán. Nei mesi che verranno i popolari europei dovranno continuare la riflessione, che è già in corso al loro interno, su quali siano i limiti da porre all’inseguimento della deriva populista. Le elezioni bavaresi suggeriscono che la linea di demarcazione tra la moderazione politica e il sovranismo reazionario debba essere preservata, contrariamente a quanto avvenuto in Austria. Il terzo motivo di riflessione è dato dallo straordinario successo dei Verdi e dalla virtuale scomparsa dei socialdemocratici. Questo risultato può essere spiegato solo in parte con la volontà degli elettori di punire la partecipazione della Spd alla coalizione di governo con Angela Merkel. Se si sommano i voti dell’estrema sinistra ( che non passa lo sbarramento del 5 per cento), dei socialisti e dei Verdi, si supera il trenta per cento di consensi, che in una regione conservatrice come la Baviera è una cifra importante. Ma questa volta l’elettorato progressista, come del resto è successo a destra con quello conservatore, sembra aver privilegiato nel proprio voto la difesa di quei valori etici, prima ancora che politici, che sono messi in pericolo dalla crescita dei populisti.
Dopo la sconfitta elettorale di un anno fa, i socialdemocratici avevano messo l’Europa al centro del loro programma. Ma alle grandi enunciazioni di principio contenute nell’accordo di coalizione con la Merkel, non sono minimamente seguiti i fatti. Il governo tedesco, sull’Europa, è stato ancora più prudente, reticente e privo di visione del precedente. E così gli elettori hanno scelto di dare il loro voto ai Verdi, che europeisti lo sono davvero, che sono ancora capaci di indicare una visione alternativa della società, e che non hanno mai vacillato nel difendere i diritti umani dei rifugiati in Germania e in Europa.
Le elezioni bavaresi sembrano confermare che la crisi della socialdemocrazia è inarrestabile, perché ovunque la burocrazia di partito non riesce ad adeguarsi al rapido spostamento del fronte dei valori. Ma ci dicono anche che il bacino di consenso per quei valori non si è ridotto. Chi sa difenderli con convinzione, di fronte all’attacco concentrico delle forze populiste, sovraniste e xenofobe, viene premiato. Chi si perde nei mille distinguo, nelle cautele, nelle recriminazioni e nelle inutili prudenze, viene punito da un’opinione pubblica che, almeno nel bacino progressista, appare molto più avanti delle vecchie burocrazie di partito.

Le elezioni bavaresi sembrano confermare che la crisi della socialdemocrazia è inarrestabile Ma ci dicono anche che il bacino di voti per quei valori non si è ridotto E chi sa difenderli viene premiato