giovedì 11 ottobre 2018

Repubblica 11.10.18
Le tensioni nel Pacifico
Ayako e le altre marinaie a bordo Tokyo rompe l’ultimo tabù maschile
Sulla più grande portaelicotteri della Marina militare giapponese il 9% sono donne.
Il governo Abe vuole raggiungere la stessa percentuale in tutte le forze armate
di Filippo Santelli


PECHINO «All’inizio gli uomini non sapevano come trattarci, ora vedono tutto da un’altra prospettiva».
L’ingegnere Ayako Yoneda, 29 anni, e le altre marinaie della Kaga, la nave da guerra più grande del Giappone, prestano servizio alla frontiera. Alla frontiera della parità di genere, in un Paese dove per tradizione le donne sono ancora le custodi della casa. E alla frontiera delle aspirazioni militari del premier Shinzo Abe, che per coronare i suoi ultimi tre anni al potere vorrebbe modificare la Costituzione pacifista imposta al Sol Levante dopo la Guerra, dandogli finalmente un esercito in piena regola. Questione di necessità, ora che la Cina colonizza uno scoglio dopo l’altro il Pacifico. Come è necessario che la marina, il più maschile tra i corpi della Forza di autodifesa nipponica, rapporto uno a dieci, diventi più rosa. Con la penuria di nascite che affligge il Giappone è un problema reclutare l’equipaggio per colossi come la portaelicotteri Kaga. «In tutto il mondo le donne lavorano in un numero più vasto di settori, dobbiamo seguire la tendenza», dice a Reuters Akiko Ihara, 31 anni, sottoufficiale addetta alla manutenzione dei velivoli. Sulla Kaga, 450 marinai, il 9 per cento è donna, una proporzione che il Giappone vorrebbe raggiungere entro il 2030 in tutti i corpi. Un bel salto rispetto all’attuale 6 per cento, anche se molto sotto il 15 degli Stati Uniti. Rispetto a forze di terra e aviazione, la marina riceve molte meno domande di arruolamento. Per i giovani giapponesi, ossessionati dai social, è un sacrificio limitarsi a quattro mail al giorno, il massimo consentito in mare.
«Devi abituarti a non averli e sfruttarli al massimo quando li hai», si sfoga la cadetta 22enne Miku Ihara, che nel tempo libero legge. A differenza di navi più vecchie, la Kaga è progettata per un equipaggio misto. I bagni sono doppi, nel quartiere delle donne è vietato l’ingresso agli uomini. Per chiamarle a rapporto si usa un cercapersone. A bordo fanno tutto, dalla cambusa al combattimento. Nonostante per la Costituzione sia solo una forza di autodifesa, la marina del Giappone è una delle più grandi al mondo, con 45mila effettivi su più di cento imbarcazioni. Gli Stati Uniti hanno ammesso le donne a bordo nel 1993, Tokyo solo dieci anni fa. Qualche maltrattamento, in un corpo iper tradizionalista, si è verificato: a luglio un sottufficiale è stato congedato per aver baciato con la forza tre colleghe. Ma il Giappone starebbe pensando di far cadere pure l’ultimo tabù: la presenza femminile sui sottomarini.