l’espresso 30.9.18
C’è una politica che da tempo indica nello straniero il “nemico pubblico”. In comune con il passato c’è l’indifferenza
La deriva razzista diventa legge
di Aboubakar Soumahoro
Il
decreto sicurezza approvato lo scorso Consiglio dei Ministri ha
deliberato il prolungamento dello scioglimento del Comune di Gioa Tauro,
commissariato dal maggio del 2017 per condizionamento della criminalità
organizzata. Non ci sono le condizioni per indire nuove elezioni,
eppure l’emergenza sono gli immigrati. Così dopo tante parole,
provocazioni e selfie è il primo provvedimento formalmente proposto dal
ministro dell’Interno Matteo Salvini in tandem con il ministro Luigi Di
Maio. Un decreto che segna l’inizio di un processo istituzionale di
deriva razzista. Al di là dell’esame delle singole misure, che altri
hanno esaminato prima e meglio di me, è evidente che questo atto mira a
creare un “nemico pubblico”, individuato senza mezzi termini nello
straniero. E lo fa nascondendosi dietro l’uso ambiguo della parola
“sicurezza”. Eppure, tutte e tutti, indipendentemente dal colore della
pelle, abbiamo bisogno di sicurezza e di giustizia sociale rispetto al
dilagare delle disuguaglianze sociali che affliggono la nostra comunità
in termini di disoccupazione ed impoverimento di massa. Chi non ha
bisogno di sicurezza? Il problema è che quando tu non sei in grado di
garantire sicurezza sociale, quando le tue promesse di un welfare più
esteso si dimostrano false, allora sposti l’attenzione contro un nemico.
Dalla sicurezza sociale alla pubblica sicurezza. Così il ministro
Salvini, ma direi anche l’intero governo, ancora in alto mare per la
ricostruzione del Ponte Morandi a Genova, tra tutte le promesse
elettorali sceglie quella più demagogica e discriminatoria. Lo fa,
ironia della storia, proprio nell’ottantesimo anniversario delle leggi
razziali approvate dal fascismo nel 1938. Mi si obietterà che erano un
altro contesto storico e giuridico e che la nostra Costituzione, che
compie proprio quest’anno 70 anni dalla sua entrata in vigore nel 1948,
non consentirebbe mai l’approvazione di provvedimenti di natura
discriminatoria e di negazione delle libertà ad una parte della nostra
comunità. A chi non crede che ciò sia possibile, lo invito a leggere un
provvedimento che, mettendo sinanche in discussione la cittadinanza o il
diritto alla difesa in sede giudiziaria, sancisce che di fronte alla
legge non siamo tutti uguali. Devo anche osservare che questo
provvedimento ha avuto la strada spianata dalle precedenti maggioranze
politiche. È il caso del decreto Minniti-Orlando con l’istituzione di
sessioni speciali nei tribunali per soli migranti e la trasformazione
degli operatori dei Centri d’accoglienza in pubblici ufficiali, giusto
per fare alcuni esempi. Anche chi ha preceduto questo governo si è
impegnato in campagne di manipolazione della realtà, spesso con ini
elettoralistici. A proposito vorrei ricordare le dichiarazioni
dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd) che «sui migranti
ho temuto per la tenuta democratica del paese». Dichiarazioni rese
mentre la popolazione continuava a chiedere, è il caso anche oggi con
l’attuale Governo Movimento 5 Stelle e Lega, giustizia sociale. Il Dl
Sicurezza varato all’unanimità è certo in palese violazione di libertà e
tutele sancite dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali
ratificate dall’Italia, e limita di fatto la libertà e l’uguaglianza
delle persone distinguendole in base alla provenienza geografica.
Trasforma parte della popolazione in “categoria speciale” nonché capro
espiatorio di una crisi economica che stiamo subendo e vivendo tutti,
nessuno escluso, drammaticamente. Ma il Governo del Premier Giuseppe
Conte rischia anche seriamente di mettere in discussione una memoria che
dovrebbe essere collettiva e salvaguardata. Perché se oggi non vogliamo
limitarci a celebrazioni vuote e prive di senso, dobbiamo segnalare
l’indifferenza come legame tra le politiche razziali del 1938 che hanno
spogliato e deprivato dei loro diritti i cittadini ebrei con quelle che
oggi questo governo mette in campo per rifugiati, richiedenti asilo e
migranti. La società sta smarrendo i valori fondamentali, stiamo
tornando sudditi invece di cittadini e esseri umani. E queste politiche
non hanno nulla a che vedere con la sicurezza, anzi funzionano come
elementi di distrazione. Non dimentichiamo, per esempio, che l’Italia
con un buco da 36 miliardi risulta il primo paese europeo per evasione
iscale. O che sono più di 7 milioni le persone che vivono in condizione
di disagio economico in Italia. Mentre le persone costrette a
sopravvivere nella povertà assoluta sono 5 milioni. Ricordiamo quanto
accaduto in passato. Dobbiamo vivere il nostro presente senza però
trasformare questa necessità, parafrasando Primo Levi, in una guerra di
falsiicazione e negazione contro la memoria. Senza la salvaguardia della
memoria è difficile proiettarsi in un futuro migliore.