lunedì 1 ottobre 2018

l’espresso 30.9.18
C’è una politica che da tempo indica nello straniero il “nemico pubblico”. In comune con il passato c’è l’indifferenza
La deriva razzista diventa legge
di Aboubakar Soumahoro


Il decreto sicurezza approvato lo scorso Consiglio dei Ministri ha deliberato il prolungamento dello scioglimento del Comune di Gioa Tauro, commissariato dal maggio del 2017 per condizionamento della criminalità organizzata. Non ci sono le condizioni per indire nuove elezioni, eppure l’emergenza sono gli immigrati. Così dopo tante parole, provocazioni e selfie è il primo provvedimento formalmente proposto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini in tandem con il ministro Luigi Di Maio. Un decreto che segna l’inizio di un processo istituzionale di deriva razzista. Al di là dell’esame delle singole misure, che altri hanno esaminato prima e meglio di me, è evidente che questo atto mira a creare un “nemico pubblico”, individuato senza mezzi termini nello straniero. E lo fa nascondendosi dietro l’uso ambiguo della parola “sicurezza”. Eppure, tutte e tutti, indipendentemente dal colore della pelle, abbiamo bisogno di sicurezza e di giustizia sociale rispetto al dilagare delle disuguaglianze sociali che affliggono la nostra comunità in termini di disoccupazione ed impoverimento di massa. Chi non ha bisogno di sicurezza? Il problema è che quando tu non sei in grado di garantire sicurezza sociale, quando le tue promesse di un welfare più esteso si dimostrano false, allora sposti l’attenzione contro un nemico. Dalla sicurezza sociale alla pubblica sicurezza. Così il ministro Salvini, ma direi anche l’intero governo, ancora in alto mare per la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova, tra tutte le promesse elettorali sceglie quella più demagogica e discriminatoria. Lo fa, ironia della storia, proprio nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali approvate dal fascismo nel 1938. Mi si obietterà che erano un altro contesto storico e giuridico e che la nostra Costituzione, che compie proprio quest’anno 70 anni dalla sua entrata in vigore nel 1948, non consentirebbe mai l’approvazione di provvedimenti di natura discriminatoria e di negazione delle libertà ad una parte della nostra comunità. A chi non crede che ciò sia possibile, lo invito a leggere un provvedimento che, mettendo sinanche in discussione la cittadinanza o il diritto alla difesa in sede giudiziaria, sancisce che di fronte alla legge non siamo tutti uguali. Devo anche osservare che questo provvedimento ha avuto la strada spianata dalle precedenti maggioranze politiche. È il caso del decreto Minniti-Orlando con l’istituzione di sessioni speciali nei tribunali per soli migranti e la trasformazione degli operatori dei Centri d’accoglienza in pubblici ufficiali, giusto per fare alcuni esempi. Anche chi ha preceduto questo governo si è impegnato in campagne di manipolazione della realtà, spesso con ini elettoralistici. A proposito vorrei ricordare le dichiarazioni dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd) che «sui migranti ho temuto per la tenuta democratica del paese». Dichiarazioni rese mentre la popolazione continuava a chiedere, è il caso anche oggi con l’attuale Governo Movimento 5 Stelle e Lega, giustizia sociale. Il Dl Sicurezza varato all’unanimità è certo in palese violazione di libertà e tutele sancite dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali ratificate dall’Italia, e limita di fatto la libertà e l’uguaglianza delle persone distinguendole in base alla provenienza geografica. Trasforma parte della popolazione in “categoria speciale” nonché capro espiatorio di una crisi economica che stiamo subendo e vivendo tutti, nessuno escluso, drammaticamente. Ma il Governo del Premier Giuseppe Conte rischia anche seriamente di mettere in discussione una memoria che dovrebbe essere collettiva e salvaguardata. Perché se oggi non vogliamo limitarci a celebrazioni vuote e prive di senso, dobbiamo segnalare l’indifferenza come legame tra le politiche razziali del 1938 che hanno spogliato e deprivato dei loro diritti i cittadini ebrei con quelle che oggi questo governo mette in campo per rifugiati, richiedenti asilo e migranti. La società sta smarrendo i valori fondamentali, stiamo tornando sudditi invece di cittadini e esseri umani. E queste politiche non hanno nulla a che vedere con la sicurezza, anzi funzionano come elementi di distrazione. Non dimentichiamo, per esempio, che l’Italia con un buco da 36 miliardi risulta il primo paese europeo per evasione iscale. O che sono più di 7 milioni le persone che vivono in condizione di disagio economico in Italia. Mentre le persone costrette a sopravvivere nella povertà assoluta sono 5 milioni. Ricordiamo quanto accaduto in passato. Dobbiamo vivere il nostro presente senza però trasformare questa necessità, parafrasando Primo Levi, in una guerra di falsiicazione e negazione contro la memoria. Senza la salvaguardia della memoria è difficile proiettarsi in un futuro migliore.