mercoledì 10 ottobre 2018

La Stampa TuttoScienze 10.10.18
L’app alternativa
Così il padre del Web Berners-Lee sfida i colossi digitali
di Vittorio Sabadin

Sir Timothy Berners-Lee è da molto tempo scontento di come cresce la sua creatura. Negli anni in cui ha inventato il World Wide Web (1989) e creato il primo sito Internet (1991) credeva che il mondo fosse più buono: la rete che immaginava avrebbe dovuto essere aperta, gratuita e neutrale, e mirare solo al progresso dell’umanità.
Trent’anni dopo, l’innovazione che ha avuto maggiore influenza nella storia umana non è più ciò che Berners-Lee sperava. Giganti come Google e Facebook ne hanno assunto il monopolio, controllano i dati di milioni di persone e lucrano in modo scandaloso sulle informazioni delle quali vengono in possesso. Gli utenti li lasciano fare, un po’ grazie alla sensazione di ottenerne comunque un vantaggio, un po’ a causa della mancanza di reali alternative.
Sistema fragile
Da mesi Berners-Lee va dicendo che è arrivato il momento di fare qualcosa, perché , «se da una parte la rete ha creato un mondo migliore e più connesso, dall’altra si è trasformata in un motore di iniquità, influenzato da potenti forze che lo usano per i loro programmi». I recenti casi di Cambridge Analytica e il furto di 50 milioni di account Facebook hanno ampiamente dimostrato che i dati possano essere usati come un’arma e che il sistema è fragile e permeabile.
Poiché, nonostante gli appelli, nessuno faceva nulla, il creatore ha deciso di cercare di rimettere in carreggiata la sua creatura offrendole un’altra possibilità. Ha chiesto un anno sabbatico al Mit e ha fondato Inrupt, una start-up il cui primo prodotto è Solid, un progetto open source che potrebbe cambiare la vita degli utenti del web, sottraendoli al controllo dei giganti. L’obiettivo di Solid è quello di consentire a ognuno di possedere i propri dati, di decidere dove conservarli e con chi condividerli.
Con Solid i dati che ora abbiamo sparsi in decine di applicazioni sono memorizzati in un cassetto digitale privato chiamato «Pod» («Personal Online Data»), che potrà essere custodito da un server in casa, in ufficio o presso un fornitore esterno. È una specie di sito web privato che consente ai tuoi dati di interagire con le tue app senza che altri ne vangano a conoscenza: solo tu potrai decidere chi può vedere cosa. Potranno esserci dati liberi, altri vietati a tutti, altri ancora accessibili solo dopo un ulteriore permesso. Di fatto, le diverse app saranno collegate in un unico contenitore. L’accesso al web non avverrà più attraverso Google o Facebook, ma per mezzo del Solid Pod, evitando così che Larry Page e Mark Zuckerberg siano costantemente informati dei fatti nostri.
Berners-Lee ha intitolato il post con il quale ha presentato l’iniziativa «One Small Step for the Web…”» echeggiando il grande passo per l’umanità evocato da Neil Armstrong sulla Luna. Nel suo manifesto scrive di avere agito «per ripristinare il potere e l’azione delle persone sul web». «Solid - ha spiegato - cambia il modello attuale in cui gli utenti devono consegnare dati personali a giganti digitali in cambio di valore percepito. Come tutti abbiamo scoperto questo non è avvenuto nel nostro miglior interesse. Solid è il modo in cui sviluppiamo il web per ripristinare l’equilibrio, dando ad ognuno di noi il controllo completo».
Fondi da un venture capital
Il grande passo per l’umanità potrebbe, secondo Berners-Lee, avvenire, con notevoli benefici per i singoli utenti, per le aziende e i governi, se le app attuali «parlassero tra loro, collaborando e concependo modi per arricchire e ottimizzare la vita personale e gli obiettivi di business: questo è il tipo di innovazione, intelligenza e creatività che le app solide genereranno». Già oggi è possibile registrarsi al sito solid.community.com, che illustra l’ambizioso progetto. Sfidare Google e Facebook sembra un’impresa disperata, ma Davide con Golia ci è riuscito e la storia potrebbe ripetersi. Tutto dipenderà da quanti utenti useranno Solid, che non sarà gratis: le risorse per il progetto vengono da un venture capital, Glasswings Ventures, che non è un istituto benefico. E poi ci sarà la reazione di chi gestisce i dati di miliardi di persone: come il petrolio e l’oro, sono un business al quale non si rinuncerà senza combattere.