La Stampa 3.10.18
Madre a 14 anni
“Troppo giovane” E l’Inps le nega il bonus bebè
di Barbara Morra
Compirà
tre anni tra poco, ai primi di novembre, il piccolo Matteo (nome di
fantasia) e ancora non si rende conto che, legata alla sua nascita, si è
aperta una questione burocratica che gli uffici chiamano «caso limite».
La mamma lo ha messo al mondo nel Trevigiano quando aveva solo 14 anni e
frequentava il primo anno del liceo. La nonna, che è nata nel 1980,
impiegata e residente in provincia di Cuneo, ha presentato domanda
telematica all’Inps per beneficiare dell’assegno di natalità, quello che
tutti chiamano «bonus bebe». Lo ha fatto «in nome e per conto della
figlia minorenne», inserendo nella banca dati dell’istituto il proprio
codice pin, di cui dispone in quanto lavoratrice dipendente. Sia lei sia
la figlia, cioè la baby nonna e la baby mamma, possiedono i requisito
che la legge chiede per ottenere il bonus. La risposta dell’operatore al
call center dell’Istituto di previdenza è stata tranchant: il bonus
bebè non è erogabile perchè la madre, che oggi ha 17 anni, è ancora una
studentessa non è «censita» dall’Inps.
Da 80 a 60 euro mensili
«La
nonna ha deciso, sempre in nome e per conto della figlia minorenne, di
rivolgersi a noi per valutare le dovute azioni giudiziarie contro l’Inps
- spiega Mario Ferri dell’Associazione italiana risparmiatori -. La
giovanissima madre studia e fa qualche lavoro precario e non avrebbe
potuto proporre domanda in proprio, in quanto ancora minorenne. La legge
non contempla i casi di madri molto giovani come lei, seppure sia la
ragazza sia la madre, cioè la nonna del piccolo Matteo abbiano i
requisiti per beneficiare del bonus: una cifra che va da 80 a 60 euro
mensili e che può essere spalmata fino a 36 mesi. Queste variazioni
dipendono dal reddito: se è inferiore a 4000 euro, l’erogazione è di
160, se fra 4000 e 8000, l’assegno mensile scende a 80 euro».
Dall’Associazione,
che presta servizio gratuitamente ( il sito è
www.fondazioneitalianarisparmiatori.it) e si appoggia a studi legali,
ritengono che, in generale, il sistema di erogazione del bonus bebè non
funzioni. Conclude Ferri: «Ci sono una marea di contestazioni all’Inps
per casi che rientrano nella norma, altro che i casi limite». E ricorda
una vicenda all’estremo opposto: una donna che a 64 anni, con
l’inseminazione artificiale divenne madre. In quel caso il no
all’erogazione era basato sul fatto che la donna percepisse già la
pensione e non fosse possibile una seconda previdenza.