La Stampa 19.10.18
Usa e Cina accerchiano l’Europa
di Bill Emmott
L’Europa
ha vissuto per decenni con un bullo che usava il suo potere legale e
finanziario per superare i propri confini, ma ha accettato il
comportamento extraterritoriale dell’America perché di solito era
allineato con gli interessi europei. Ma le cose stanno cambiando: ora il
bullismo americano è spesso in conflitto con gli interessi europei; e
un secondo bullo sta flettendo i suoi muscoli extraterritoriali, la
Cina.
Perciò l’Europa ha bisogno di rafforzare la sua resilienza e
la sua indipendenza per sopravvivere in questo nuovo mondo a doppia
prepotenza. Gli Usa sono consumati maestri della giurisdizione
extraterritoriale. Hanno spesso usato le sanzioni economiche, il lungo
braccio della legge degli Stati Uniti e la profonda influenza del
sistema finanziario statunitense per raggiungere i loro obiettivi. Ma in
linea di massima lo hanno fatto con moderazione e con una preferenza
per l’uso della loro potenza militare e, quando era possibile, della
loro influenza diplomatica e culturale.
L’amministrazione Trump
non conosce la parola «moderazione». Sa che l’uso del potere militare è
impopolare e disprezza la diplomazia. Da qui il recente aumento del
potere finanziario e giuridico extraterritoriale, multe, cause legali e
congelamenti bancari, come mezzo per imporsi su paesi e aziende che non
sono d’accordo con gli Usa sull’Iran o la Russia, e per costringere gli
altri a fare pressione sulla Corea del Nord anche mentre Trump parla
della sua nuova storia d’amore con il dittatore Kim Jong-un. Più
recentemente, nel trattato commerciale concordato questo mese con il
Messico e il Canada per sostituire l’Accordo di libero scambio
nordamericano degli Anni 90, l’amministrazione Trump ha inserito una
clausola che conferisce agli Usa potere di veto su qualsiasi accordo
commerciale del Messico o del Canada con un’«economia non di mercato»,
vale a dire la Cina.
Gli Stati Uniti dichiarano di voler inserire
clausole equivalenti in qualsiasi altro trattato commerciale decidano di
negoziare, con il Regno Unito, l’Ue o il Giappone.
La Cina è
l’obiettivo di questa clausola, ma sta cominciando ad agire in modo
simile. L’arresto, reso noto questa settimana, del presidente cinese
dell’Interpol, dimostra che è altrettanto convinta che la legge cinese
possa estendersi a tutto il mondo. Certo, Meng Hongwei potrebbe essere
stato arrestato per presunti reati commessi in patria, ma è altrettanto
probabile che sia caduto in disgrazia con il presidente Xi Jinping per
altri motivi.
L’uso della legge cinese per punire i cittadini
cinesi potrebbe anche non essere la prima preoccupazione per gli
europei. Ma dimostra che la Cina si aspetta di avere la stessa libertà
di manovra degli Stati Uniti, poiché si considera una potenza di pari
livello. Man mano che i suoi interessi globali crescono, e il peso dei
prestiti cinesi aumenta la dipendenza dei Paesi dal Regno di Mezzo,
cresce l’impulso a usare il suo potere extraterritoriale.
Lo
conferma il suo comportamento nel Mar Cinese Meridionale, dove ha
costruito basi militari su terreni bonificati in aree rivendicate dalle
Filippine, dal Vietnam e da altri paesi, ignorando le decisioni dei
tribunali internazionali. Come gli Stati Uniti, la Cina ritiene di poter
agire con impunità per perseguire i propri interessi strategici.
E
in gran parte è proprio così. Tutti i Paesi più piccoli e persino
l’Unione europea sono inermi di fronte a questo bullismo. Per le nostre
imprese le due maggiori economie del mondo, che rappresentano insieme
circa il 35-40% del Pil mondiale, sono troppo importanti per essere
ignorate.
Ciononostante, noi europei possiamo rafforzare le nostre
difese in modo da essere meno vulnerabili di fronte a questa prepotenza
e più capaci di scongiurarlo.
Il modo più efficace è anche il più
difficile: costruire attorno all’euro un’unione monetaria sicura,
credibile e pienamente funzionante. L’euro è già la seconda maggiore
valuta di riserva del mondo, ma è ancora molto indietro rispetto al
dollaro. Troppe poche transazioni avvengono in euro e c’è troppo poca
liquidità per dare alla moneta un vero peso. Ma questo nel prossimo
decennio potrebbe cambiare, se i Paesi dell’Ue ne avranno la volontà
politica. Lo slogan dei sovranisti che vogliono resistere alle
interferenze straniere dovrebbe essere «Prima gli europei», non «Prima
gli italiani».
Il secondo modo consiste nel rinforzare le alleanze
con i Paesi che la pensano allo stesso modo. Questo significa Giappone,
Canada, Australia, Svizzera, Brasile, India e Regno Unito post-Brexit.
Tutti sono vulnerabili al potere extraterritoriale degli Stati Uniti e
della Cina. Tutti condividono l’interesse a proteggere l’Organizzazione
mondiale del commercio, a difendere i sistemi di pagamento
internazionali e a preservare la fragile struttura del diritto
internazionale.
Non abbiamo bisogno di agire in modo ostile. Ma
per essere indipendenti in un mondo a doppia prepotenza, dobbiamo essere
forti e dobbiamo farci rispettare dai bulli.
Traduzione di Carla Reschia