giovedì 18 ottobre 2018

La Stampa 18.10.18
Gli negano l’asilo
Migrante del Gambia si uccide a 22 anni
Amadou Jawo aveva un permesso temporaneo Bracciante a Taranto, per il Viminale era depresso
di Grazia Longo


Aveva 22 anni, lavorava nei campi, aveva come unico svago le partite di calcio in tv, e sognava una vita regolare in Italia. Ma le sue speranze si sono infrante sullo scoglio dell’asilo negato e così si è tolto la vita. Amadou Jawo, originario del Gambia, si è impiccato a casa di alcuni connazionali a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto.
Vi era arrivato poche settimane fa, dopo aver abbandonato la struttura di accoglienza Sprar di Surbo, in provincia di Lecce. Per guardare la televisione e potersi collegare a internet con il wifi, aveva preso l’abitudine di frequentare l’associazione Babele, impegnata nell’accoglienza e assistenza ai migranti. «Aveva avuto il diniego alla richiesta di protezione internazionale - spiegano da Babele - raccontano alcuni attivisti - e non poteva più restare in Italia. Ritornare in Africa era il suo desiderio ma temeva di essere additato come fallito ed aveva vergogna. Ha sentito di non avere scelta, purtroppo».
Enzo Pilò, rappresentante di Babele precisa: «Il diniego gli è giunto probabilmente tra luglio e agosto scorsi, poi ha fatto ricorso al Tribunale e la Questura gli ha rilasciato conseguentemente un permesso temporaneo di soggiorno in attesa dell’esito del Tribunale».
Dal Viminale infatti precisano che «aveva un permesso di soggiorno con scadenza a marzo 2019: aveva chiesto lo status di rifugiato, ma la domanda era stata però respinta il 7 dicembre 2016. Era seguito il ricorso contro quel no, e la scorsa settimana, il 12 ottobre, il giudice si era riservato la decisione». Per quanto concerne il suicidio, sempre fonti del Viminale alludono a «una condizione depressiva del giovane: i carabinieri intervenuti sul luogo per le indagini hanno raccolto le dichiarazioni dei suoi compagni, i quali hanno attribuito il gesto a uno stato di depressivo in cui il ventiduenne versava. Secondo gli inquirenti il giovane aveva anche manifestato l’intenzione di tornare in Gambia, usufruendo dei rimpatri assistiti».
Protezione internazionale
Enzo Pilò prosegue: «Jawo stava qui col permesso temporaneo di soggiorno, attendeva gli eventi, ma penso che a spingerlo verso il suicidio sia stata una fase di profondo sconforto». Perché la sua richiesta di protezione internazionale è stata respinta? «Quasi tutte vengono rigettate, molto poche sono quelle che vengono accolte. Negata quindi la protezione internazionale, gli restava un’altra possibilità: la protezione umanitaria. Ma anche questa via d’uscita, che pure veniva percorsa sino a poco tempo fa, adesso non è più percorribile perché l’ha eliminata il recente decreto “Sicurezza”. E ci sono tanti giovani migranti che vivono con forte preoccupazione questo restringimento».
L’associazione di promozione sociale Babele si è attivata per la raccolta di fondi necessari al rimpatrio della salma in Gambia. «Occorrono 5 mila euro, molti connazionali della vittima si stanno impegnando il più possibile, ma è evidente che hanno molte difficoltà economiche». È stata così lanciata una sottoscrizione a cui si spera rispondano in molti.