La Stampa 16.10.18
Stretta sui clochard
Finisce in carcere chi dorme in strada
di Monica Perosino
Il
reticolo di sottopassaggi del centro di Budapest ieri era completamente
deserto. Accanto ai piloni dei ponti, e vicino ai marciapiedi solo i
resti di giacigli provvisori, qualche rifiuto, i bidoni usati come stufe
ormai fredde. Le decine di clochard che qui trovavano rifugio sono
improvvisamente scomparse.
Dopo la stretta sui migranti, sui media
e sulle ong, nel mirino di Orban sono finiti i senzatetto: da ieri in
Ungheria chiunque venga sorpreso a dormire per strada sarà arrestato. È
l’effetto della modifica dell’articolo 22 della Costituzione voluta dal
governo, approvata dal parlamento di Budapest, e fortemente criticata
dagli attivisti dei diritti umani come «crudele». Già a giugno l’esperta
di housing dell’Onu, Leilani Farha, l’aveva definita «incompatibile con
la legge internazionale per i diritti umani». Il provvedimento dà la
possibilità alla polizia di arrestare i senzatetto che vengono scoperti
tre volte in 90 giorni a dormire all’aperto. La polizia, dopo tre
«avvertimenti», avrà la facoltà di portarli in carcere e distruggere
tutti i loro averi. A meno che i clochard non siano in grado di pagare
una multa che, secondo le ong, «nessuno di loro potrà pagare».
L’obiettivo
è «assicurare che i senzatetto spariscano dalle strade e che i
cittadini possano fare uso dello spazio pubblico», ha dichiarato Attila
Fulop, segretario di Stato per gli affari sociali, mentre Bence Rétvári,
viceministro delle Risorse umane, ha spiegato che «salverà vite umane
con l’approssimarsi dell’inverno».
Si stima però che in Ungheria
esistano 11 mila posti nei rifugi statali, mentre sarebbero 20 mila i
senzatetto. Gabor Ivanyi, che guida il gruppo Oltalom (Shelter) che
gestisce rifugi con 600 posti letto a Budapest, ha detto che «questa
legge ha lo scopo di spaventare i senzatetto per spingerli a fuggire», e
che «ora hanno paura, e non possiamo prevedere cosa succederà».