sabato 13 ottobre 2018

La Stampa 13.10.18
Gli studenti in piazza attaccano il governo
Anche Di Maio finisce nel mirino
di Flavia Amabile


«Vedete questo? E’ il muro dell’ignoranza, della paura e del razzismo», spiega uno studente in piena via Marmorata a Roma, indicando una pila di scatole di cartone decorate con le foto dei ministri di governo da Salvini a Bussetti. Fumogeni accesi, quindi parte l’ordine: «E noi adesso lo abbattiamo». Decine di studenti si lanciano sulle scatole, le distruggono e passano oltre. A Torino, più o meno nello stesso momento, due studentesse stanno facendo bruciare i manichini di Salvini e Di Maio.
Sono i momenti più violenti delle manifestazioni che hanno portato in piazza 70mila studenti in più di 50 piazze d’Italia per protestare contro il governo e la sua assenza di politiche sulla scuola e l’università. E l’inizio di un autunno caldo, annunciano. La manifestazione è organizzata dalla Rete della Conoscenza, di cui fanno parte Uds e Link, la Rete degli studenti medi e l’Unione degli Universitari, e a cui ha aderito anche il Fronte della Gioventù Comunista. A Torino erano presenti molti ragazzi dei collettivi e del centro sociale Askatasuna ma in altre città come Roma a protestare sono stati tanti giovani non legati a sigle o raggruppamenti politici.
Lavinia ha 14 anni, non ha mai partecipato a un corteo da sola con i fumogeni e la polizia. Accanto a lei ci sono i suoi compagni di classe. Vengono dal liceo Virgilio di Roma ma insieme a loro ci sono ragazze e ragazzi del liceo Tasso, del Morgagni, del Mamiani,dell’Aristofane, dell’Augusto. «Sono qui perché non ho mai conosciuto una scuola senza problemi – spiega Livia – Il governo ha approvato un provvedimento per rendere sicure le scuole ma non è la sicurezza che volevo. Al ministro Salvini interessano le telecamere e controllarci, a noi interessa avere un tetto sicuro sulla testa. Chi ha ragione?».
Mino, 17 anni, canta e balla sulle note di Bella Ciao: «Sì, è vero, sembriamo dei reduci, ma finché ci sarà del fascismo da combattere, cantare Bella Ciao sarà un dovere». In molti sono bene informati, nonostante siano poco più che adolescenti. Rosanna, 16 anni, del liceo Tasso: «Abbiamo letto la Nota di aggiornamento al Def, approvata dalle Camere che concentra gli investimenti su reddito di cittadinanza e flat tax, dimenticandosi dell’istruzione». Oppure Lucrezia,18 anni, del liceo Augusto: «Ci sono ragazzi nella mia scuola che non si possono permettere tutti i libri di testo. Abbiamo una biblioteca che non può essere usata per le muffe e i cornicioni che cadono. Il governo si dovrebbe occupare di questo». Come riassume Rachele Scarpa, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi del Veneto: «In Italia ogni anno 150mila studenti abbandonano gli studi e non si fa nulla per farli restare».
In realtà il ministro Salvini polemizza in diretta con loro. «Questi “democratici” studenti, coccolati dai centri a-sociali e da qualche professore, avrebbero bisogno di molte ore di educazione civica a scuola e magari di più attenzione da parte dei genitori», scrive su Facebook e prevede per tutti quelli che sono scesi in piazza un futuro da disoccupati. La risposta degli studenti è un grido che viene ripetuto più volte in tutta Italia: «Odio la Lega!». E’ il vicepremier Luigi Di Maio a tendere la mano agli studenti: «Vediamoci, venite qui, le porte dei miei ministeri sono sempre aperte». Ma i ragazzi gli ricordano di aver chiesto più volte invano un incontro con il ministro dell’Istruzione. «Il ministro ha preferito unicamente il dialogo con il Movimento Giovanile della Lega», ricorda il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti, Giammarco Manfreda. E Giacomo Cossu, coordinatore nazionale della Rete della Conoscenza, annuncia: «Lanceremo occupazioni e autogestioni di scuole e università, finché le nostre richieste non verranno accolte».