giovedì 11 ottobre 2018

La Stampa 11.10.18
Piccole vittorie sul territorio
Così i pro vita erodono la 194
Le lapidi dei feti nel cimitero di Novara
di Fabio Poletti


La prima linea dell’integralismo cattolico e dei movimenti pro-life è a Verona. Non si sono ancora placate le polemiche per la mozione votata a Palazzo Barbieri a sostegno delle organizzazioni antiabortiste che già si guarda avanti. A fine marzo nella città veneta si terrà il World Congress of Families indetto dalle associazioni promotrici del Family Day. Nel presentare l’iniziativa al ministro dell’Interno, Matteo Salvini si è sbilanciato: «Questa è l’Europa che ci piace». Da Verona Filippo Grigolini, ex del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, oggi tra i sostenitori di un nuovo movimento a difesa della vita e della famiglia, giura che Verona è sempre stata così: «L’area di centrodestra e cattolica da noi vale da sempre il 75-80% degli elettori. Fino ad oggi non ci sono state le condizioni politiche e culturali per abrogare la 194. Chi ha proposto la mozione pensa che alla fine sia una strada possibile per cercare di evitare almeno gli abusi negli omicidi dei bambini».
Una mozione simile, ancora più radicale, era già stata presentata e ritirata in Consiglio Comunale a Trieste. Vista l’aria che tira l’ex leghista finito in Forza Nuova Fabio Tuiach promette di riprovarci: «Voglio solo che si faccia una campagna di informazione alle donne sui rischi che l’aborto comporta alla loro salute. L’aborto non uccide solo una vita umana. Mina anche la salute delle donne». Se non è l’aborto sono le coppie gay. Se non è il fine vita sono le Famiglie Arcobaleno. Nel mirino degli ultras cattolici c’è di tutto. Al processo contro Marco Cappato che aiutò ad alleviare le pene di Dj Fabo, accompagnandolo in Svizzera a morire, il gruppo Sentinelle in piedi agitava le croci, inneggiava al Papa e malediceva quel demonio di esponente dell’Associazione Luca Coscioni.
Dentro la clinica Mangiagalli, sempre a Milano, il Centro Aiuto alla Vita adesso ha pure un ufficio ed è riconosciuto dall’Ats. Il centro che si finanzia con donazioni private, di singoli cittadini e in alcune occasioni di Comunione e Liberazione, si batte per incoraggiare le donne a non abortire. Sandra Bonzi, che ne è la fondatrice, racconta di questa crociata: «Stiamo sostenendo 2.626 neomamme e donne incinte. La politica potrebbe fare molto di più. L’ultimo è stato Matteo Renzi con il bonus bebè».
A Novara sono molto più avanti. Il Movimento Difendere la Vita con Maria, dal 1999 ha stipulato accordi con alcune strutture ospedaliere pubbliche del Nord Italia per seppellire i feti abortiti nei cimiteri comunali. A Roma invece sta prendendo piede Citizen Go, il movimento antiabortista importato dalla Spagna, che mesi fa aveva tappezzato la capitale di manifesti con una scritta violenta: «L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo». Il loro portavoce Filippo Savarese oggi inneggia su Facebook alle parole del Papa. Da sempre usa toni apocalittici: «La legge 194 doveva fermare e non incentivare l’aborto come invece è accaduto. Questa legge va superata. L’aborto era e resta un crimine».
Ha collaborato Chiara Baldi