giovedì 11 ottobre 2018

il manifesto 11.10.18
Boccia: «Un Pd aperto e alleato ai 5 stelle. Chi dice no preferisce la destra?»
Intervista al deputato Pd. Il candidato alle primarie: «La rottamazione ha fallito, ora chi è uscito torni, ma anche Prodi, Bonino, Vendola e Tabacci. Manovra, Di Maio e Salvini incoscienti, si fermino prima del baratro»
di Daniela Preziosi


Francesco Boccia, per il presidente Emiliano (nella cui area milita, ndr) la manovra di Lega e 5 stelle è di sinistra. È di sinistra?
No. Intanto la manovra non c’è, l’ho detto a Michele, fin qui parliamo della cornice. Della cornice è convincente l’attenzione alle povertà e l’utilizzo di una parte del deficit, diventa incoerente e dannosa quando tutte le risorse a debito non producono investimenti e lavoro. Se i debiti che carichi sugli italiani si trasformano in prebende elettorali, il risultato se va bene è vincere un’elezione, come è successo a Renzi alle europee 2014. Ma poi quei soldi diventano doping. Lo dicevo già allora.
Se si votasse per parti separate?
Direi no alla flat tax, sì a quota 100 aggiustandola. E sì al reddito di cittadinanza ma con pesanti modifiche: rischiano di fare un pasticcio. Oggi gli italiani sanno di avere un sistema di welfare locale e regionale: case popolari, diritto allo studio, libri gratis, trasporto gratuito, voucher e forme di sostegno alle famiglie. Tutto questo costa 4 miliardi e mezzo l’anno, pagati da regioni e comune. I 7-8 miliardi destinati del reddito si sommano o no? Se fossero sostitutivi sarebbe il gioco delle tre carte. È tema prioritario, ma non mi risponde nessuno.
L’Italia è in pericolo? Sta per scattare una procedura di infrazione della Ue?
Il pericolo è perché la sinistra non è stata all’altezza dei padri fondatori, non abbiamo fermato i conservatori e i popolari, e il risultato è che alcuni di noi – non io – si sono ritrovati a difendere l’Europa di Juncker e Merkel. Ora dobbiamo far capire a questi due incoscienti di Salvini e Di Maio che devono fermarsi, altrimenti nel burrone ci andiamo tutti.
Lei si candida alle primarie Pd. E a differenza degli altri in corsa propone il dialogo con M5S. Martina esclude ogni alleanza.
Ricordo al mio amico Martina, che ringrazio per il lavoro difficile di questi mesi, che la legge proporzionale l’hanno voluta loro, i lancieri della rottamazione. Io ero contrario. Ma se fai un proporzionale devi allearti. E se togli 5 stelle, resta la Lega. O Forza italia, se sopravvive. Con chi vogliono allearsi? Se dicono con nessuno sono ipocriti. Fra la destra e M5S scelgo M5S, con tutti i limiti che hanno: ministri impresentabili come Toninelli. E atteggiamenti ingiustificabili: Fraccaro ha detto sciocchezze contro l’Ufficio parlamentare di bilancio, uno scivolone istituzionale, dovrebbe scusarsi.
Chiede a chi è uscito dal Pd di tornare. È un appello a Bersani e D’Alema?
Faccio appello a 3milioni di elettori che ci hanno voltato le spalle. Se facessi un appello ai singoli ne tornerebbe una parte minima, visti i risultati elettorali. Nella mia idea di partito «a porte aperte» ci deve essere Civati, Prodi, Vendola, Bonino, Bersani e Tabacci. È il partito che sottintendeva l’idea storica dell’Ulivo. A tutti dico di partecipare anziché restare a guardare. Con coraggio, aiutateci a riaprire la casa.
A proposito di partito aperto: la capogruppo Pd di Verona che vota prolife va espulsa?
Sono contro il suo gesto e le sue idee. Ma noi non espelliamo i corrotti e poi facciamo vedere i muscoli con una signora in totale minoranza nel Pd? Poi, forse, milita nel partito sbagliato: il diritto all’aborto per noi non è negoziabile.
Per Roberto Giachetti le battaglie «antiPd» di Emiliano e sue sono «intollerabili».
Giachetti è un amico, lo aiuto a ricordare le sue battaglie di minoranza con Bersani segretario. Se Renzi ci avesse ascoltati sulle banche, sulla scuola e sulle trivelle non avremmo fatto delle sciocchezze. Roberto dovrebbe dire: la prossima volta ascoltiamoli di più quelli che non la pensano come noi.
Si considera il candidato più di sinistra?
Quando anche quelli che si ritengono di sinistra avranno un approccio laico alla società e si accorgeranno che le mie posizioni sono più a sinistra di tutti. Per me la ridistribuzione al tempo del capitalismo digitale è un dogma. Non vado a braccetto con i capitalisti digitali nemmeno se sono fighi e hanno le magliette trendy, come Zuckeberg, Bezos e Tim Cook. A cui direi: parli con me solo dopo che hai pagato le tasse. Per questo vado nei mercati rionali: lì c’è la nostra vita.
Minniti è il padre delle politiche di Salvini?
No, il suo è stato un tentativo di controllo dell’immigrazione in un momento delicato. Ma dire che erano politiche di destra è sbagliato.
Zingaretti è sostenuto da Gentiloni. Lo invidia?
Paolo è un amico, nessuna invidia. Ma questo congresso serve a dirsi tutta la verità. Dobbiamo dirci che la rottamazione ha fatto cambiare in peggio il Pd, il centrosinistra e il paese. E nessuno può far finta di non esserci stato.
Perché no lei con Zingaretti?
Non ho capito la sua proposta e come intende andare oltre il renzismo.
Lei è nato alla politica con Prodi, ora spera in un gesto del professore?
Lo conosco bene e non lo tirerò per la giacca. Però mi piacerebbe che presto dicesse che non vive più in esilio in una tenda, che è tornato a casa.