La Stampa 11.10.18
La scelta di un papa inquieto
di Gian Enrico Rusconi
«L’aborto
è come affittare un sicario». E’ un’immagine pesante, non facilmente
comprensibile e vagamente diffamatoria quella usata dal Papa. Ma
l’aborto viene da lui senz’altro omologato al «disprezzo della vita»
quale si esprime nel lungo elenco delle guerre, degli sfruttamenti di
ogni genere, di tutti gli abusi per opportunismo.
Si tratta di parole gravi che contano, pronunciate da un maestro della comunicazione diretta e coinvolgente come Papa Francesco.
Eppure
sulla base della sua esperienza pastorale, il Pontefice dovrebbe sapere
che l’aborto non è semplicisticamente riducibile a «un problema per
risolvere il quale si fa fuori una vita umana». E’ un’esperienza
angosciosa intima .
Soprattutto Bergoglio ignora che «il problema»
o «il diritto» all’’interruzione della gravidanza è riconosciuto dalla
legge secondo determinate e ben precise condizioni. Essa riguarda «una
gravidanza che comporti un serio pericolo per la salute fisica o
psichica della donna, in relazione al suo stato di salute, o alle sue
condizioni economiche o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è
avvenuto il concepimento, o alla previsione di anomalie o malformazioni
del concepito. L’accesso all’intervento abortivo è dalla legge
garantito in quelle circostanze, cosicché parlare di libertà di aborto è
una forzatura che la legge non consente». Così ha scritto qualche
giorno fa su questo giornale Vladimiro Zagrebelsky, augurandosi che non
si ritorni a contrapposizioni irragionevoli, aggressive e diffamatorie.
Invece ci risiamo, e proprio per bocca del Papa. Adesso ci manca solo l’intervento di Matteo Salvini.
E’
triste dover fare questa battuta. Ma ferme restando le ragioni di
principio dell’opposizione del Pontefice e del mondo cattolico
all’interruzione della gravidanza, è innegabile che essa risenta del
mutamento del clima politico e culturale del Paese. E che ci sia la
tentazione di approfittarne per riaprire una questione che sembrava
risolta nel rispetto reciproco delle convinzioni etiche
Questa
tentazione è un segnale importante dell’ avanzare di una democrazia
illiberale nel nostro Paese. Si fanno prepotenti i segnali di
insofferenza della classe politica al governo per ridurre o condizionare
gli spazi di libertà di espressione della stampa. In maniera più
pasticciata e subdola vengono alterati i diritti costituzionalmente
riconosciuti ai richiedenti asilo, ai profughi, ai migranti. A questo
proposito però esiste il consenso detto e non detto della popolazione e
dello stesso mondo cattolico - con l’eccezione di pochi gruppi che
rischiano però di godere di una visibilità mediatica fine a se stessa.
In
tema di migrazione, accoglienza e integrazione dei migranti la stessa
voce del Papa così forte, insistente, perentoria e persino provocatoria
sino ad un anno fa, sembra in qualche modo ridimensionata. Si è fatta
più realistica. Spero che questa mia affermazione non venga
maliziosamente fraintesa.
Papa Bergoglio si trova in una
situazione eccezionalmente difficile dentro e fuori la Chiesa. Nei suoi
contatti e comunicazioni esterne talvolta si ha l’impressione che, senza
abbandonare la sua tipica giovialità, sia profondamente turbato. Questo
turbamento si esprime anche nel suo schietto linguaggio tradizionale
che mette continuamente in guardia qui e ora contro la presenza e
l’opera del demonio. In fondo è lui il sicario dell’aborto.