La Stampa 1.10.18
Tre strategie diverse per la manovra
E anche Tria parla di “scommessa”»
di Stefano Lepri
Il
documento che il governo sostiene di aver approvato giovedì notte non è
ancora pronto in tutti i dettagli; per ora viene raccontato in modi
contrastanti da diversi ministri.
Difficile anche contare a quante
narrazioni diverse ci troviamo di fronte; forse tre. Nemmeno è chiaro
se uno scontro con le autorità europee ci si sforzi di evitarlo o lo si
cerchi attivamente.
Nella versione Di Maio, la manovra di bilancio
per il 2019 avrà al centro maggiori spese correnti, dirette soprattutto
contro la povertà. Nella versione Tria, punterà sugli investimenti,
sperando in un loro potente e rapido effetto sulla crescita. Nella
versione Savona, facendo un po’ di tutto riuscirà a realizzare una
specie di nuovo miracolo economico.
Vedremo in settimana quali
cifre compariranno nel testo. Presumibilmente quelle già ambiziose
anticipate dal ministro dell’Economia, dato che quelle mirabolanti del
collega degli Affari europei – riportare la crescita del prodotto lordo
interno (Pil) al 3% annuo, soglia mai più superata dopo l’anno 2000 –
lasciano esterrefatti gli esperti della materia.
Lo stesso Tria
ammette che il governo sperando di avviare subito massicci investimenti
compie una «scommessa». Strano gioco d’azzardo, hanno osservato diversi
tecnici tra cui Carlo Cottarelli, perché nel caso non si vinca non solo
si perderà la posta, ma si pagherà qualcosa in aggiunta (tagli alla
spesa in caso di mancato effetto positivo sulla crescita).
Il
roseo quadro di previsioni deve essere verificato dall’apposito
organismo di controllo, in funzione dal 2014: l’Ufficio parlamentare di
bilancio. Poiché spesso in passato diversi governi sono ricorsi al
trucco dell’ottimismo (più si prevede che l’economia vada bene, più c’è
spazio nel bilancio per largheggiare) ora ciascun Paese europeo ha una
simile autorità indipendente.
Anche la Banca d’Italia, che deve
tutelare la stabilità finanziaria, vaglierà le cifre. Il governatore
Ignazio Visco fa presente che occorre una traiettoria credibile di
riduzione del debito pubblico. E guarda caso, elevare con l’ottimismo di
cui sopra la crescita 2019 di ben sette decimi, dallo 0,9% all’1,6%,
pare proprio funzionale a conciliare un deficit accresciuto al 2,4% con
un calo del debito.
Le Camere dovranno ascoltare il parere di Upb,
Banca d’Italia, Istituto centrale di statistica. È importante che
possano esprimersi in libertà senza essere soggetti a intimidazioni.
D’altra parte, se cifre poco credibili passassero l’esame, un successivo
verdetto critico delle autorità europee screditerebbe il Paese intero.
Già
l’Europa non sembra condividere l’impostazione di fondo del governo di
Roma: che di fronte al modesto rallentamento della crescita previsto
(dal 2,0% del 2018 all’1,8% del 2019 e all’1,7% nel 2020 secondo la Bce
nell’insieme dell’area euro) l’economia italiana abbia bisogno di una
spinta forte dal bilancio pubblico.
Ovvero, in parole semplici:
siete sicuri che una automobile scassata possa correre se meglio
rifornita di benzina? All’Italia che da anni cresce meno degli altri
Paesi euro, serve una dose maggiore del rimedio già adottato (il deficit
pubblico) o non piuttosto provvedere alle cure finora trascurate
(riforme per dinamizzare l’economia)?
Se risultasse più vicina al
vero la versione Di Maio, l’effetto sulla crescita sarebbe modesto e
accompagnato da un aumento dei prezzi. Se si realizzasse il piano di
Tria, l’impulso alla crescita potrebbe distribuirsi su un tempo più
lungo. E quando si chiedono più soldi in prestito (il deficit) occorre
domandarsi quanta pazienza di attendere avrà chi li presta, ovvero i
mercati.