domenica 28 ottobre 2018

Il Sole28.10.18
A rischio la riforma dell’eurozona
Il futuro della Merkel appeso al risultato del voto in Assia
L’ascesa dei Verdi potrà minare la sopravvivenza della Grande Coalizione
di I.B.


Francoforte A poche ore dalla chiusura delle urne in Assia, il ricco Land termometro della politica in Germania e all’avanguardia per il suo governo nero (Cdu) e verde (Die Grünen), la cancelliera Angela Merkel ha promesso una nuova norma: in una città come Francoforte si potrà evitare di introdurre il divieto alle auto diesel quando lo sforamento della soglia dell’inquinamento sarà minimo. I commentatori politici hanno ironizzato su questa mossa elettorale dell’ultim’ora, visto che ci vuole ben altro per raddrizzare i pronostici che danno la Cdu in crollo al 28-26% dal 38,3% dell’ultima votazione statale-regionale del 2013. Altri però hanno fatto notare che il blocco alla circolazione delle auto è il problema più grande dei cittadini dell’Assia, un Land con alto tasso di occupazione, Pil in crescita, immigrazione contenuta e alto Pil pro-capite. Anche l’Spd, che si prepara in Assia a una batosta come quella in Baviera con un calo dal 30,7% al 20-21%, non sa bene cosa proporre a un elettore colto e benestante il cui orientamento a sinistra si sta identificando sempre più con i Verdi: come in Baviera, potrebbero essere i veri vincitori di questa tornata elettorale con un risultato che se sarà confermato al 20-21% raddoppierà l’11,1% del 2013. E con Afd che potrebbe triplicare i suoi consensi, dal 4 al 12%, la Grande Scossa politica è dietro l’angolo per una Germania che non ama le scosse, gli strappi.
Assia e Baviera sono due Stati talmente importanti in Germania da poter dare una spallata all’establishment politico tedesco già entro l’anno, confermando il declino di Angela Merkel. Sebbene non ci sia all’orizzonte alcun leader di elevato standing merkeliano, dato da quel mix di pragmatismo ed europeismo dai toni moderati, quel fare conciliante e rassicurante che tanto piace ai tedeschi, la Germania inizia ad abituarsi all’idea che ci dovrà pur essere, prima o poi, un dopo-Merkel.
La prima crisi di governo potrebbe arrivare dall’Spd, partito devastato e in gran subbuglio. Se i socialdemocratici dovessero decidere di uscire dalla GroKo ora, ritenendo la coalizione con Cdu-Csu la fonte di tutti i mali, le elezioni anticipate sarebbero un’opzione ma anche un rischio da scongiurare: per Csu-Cdu e Spd un disastro. La Merkel potrebbe anche andare avanti con un governo di minoranza. E la Csu potrebbe metterci del suo con la rimozione di Horst Seehofer subito dopo il voto in Assia, facendo venir meno il ministro degli Interni.
Iniziano intanto a girare i nomi di potenziali successori alla guida della Cdu: per la prima volta Merkel potrebbe rimanere cancelliera senza detenere al tempo stesso la leadership del partito. L’attuale segretario della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, è considerata una capace politica ma potrebbe rivelarsi nulla più che la brutta copia della Merkel. E per rilanciare le sorti del partito forse ci vuole altro. È risaltato fuori, come avviene di fronte alle crisi, Wolfgang Schäuble, ex-ministro delle Finanze di ferro ora presidente del Bundestag: ma potrebbe essere un traghettatore. Il giovane leader della corrente di destra Cdu, Jens Spahn, sarebbe invece appannato: non tanto per quel che fa come ministro della Sanità, ma per l’assidua e controversa frequentazione con il nuovo ambasciatore americano in Germania Richard Grenell, fedelissimo di Trump.
In tutto questo, a rimetterci potrebbe essere proprio l’Agenda Europa e l’ambizioso pacchetto di riforme europee che dovrebbe vedere la luce entro la fine dell’anno, su spinta e proposta di un Emmanuel Macron che nel frattempo si è molto indebolit o. Come ha sottolineato il presidente della Bce Mario Draghi nella conferenza stampa di questa settimana, l’Eurozona è ancora fragile e riforme come l’Unione bancaria vanno portate a termine. Ma l’elettorato tedesco, che resta fondamentalmente europeista, si schiera più facilmente con posizioni pro-euro come quelle della Bundesbank, senza risk sharing, o della Merkel e dei Verdi (nessuna concessione a un’Italia che pretende di avere il diritto di non rispettare le regole). Senza contare che oltre all’estremismo di destra dell’Afd, in crescita sarebbe anche una minoranza per ora poco rumorosa a favore di Dexit, l’uscita della Germania dall’euro.