Il Sole Domenica 21.
I testi e i precetti
Ippocrate giustiziere di codardi e ciarlatani
di Armando Torno
Ippocrate,
il padre della medicina occidentale, nacque intorno al 460 a. C.
nell’isola greca di Kos. Poche sono le testimonianze dei contemporanei
su di lui, tuttavia Platone e Aristotele lo ricordano come il più grande
tra i medici. La sua immagine fu costruita in un secondo momento dai
commentatori, tra i quali si ricorda Galeno, greco del II secolo della
nostra era, vissuto anche a Roma. Qui, tra l’altro, curò l'imperatore
Marco Aurelio.
Sotto il nome di Ippocrate ci sono pervenuti circa
settanta scritti di medicina, non tutti di sua mano. Furono accorpati,
con buone probabilità, ad Alessandria, dove fu attiva la più grande
biblioteca dell’antichità: nacque in tal modo, per esigenze di catalogo,
il cosiddetto Corpus Hippocraticum. In esso è difficile stabilire quali
testi siano del medico di Kos e quali della sua cerchia; di certo
contengono soluzioni diverse su cure e mali. Si può aggiungere che
risalgono in gran parte alla seconda metà del V secolo e alla prima del
IV dell’era precristiana: in quel tempo la medicina era una delle
technai (tecniche o arti che si desideri tradurre) che suggellarono il
passaggio alla scrittura di conoscenze trasmesse oralmente. E la
medicina di Ippocrate giunse a essere una techne autonoma dopo polemiche
contro le guarigioni magiche, praticate nei templi; o avversando quelle
superstiziose, tipiche di qualche ciarlatano. Al medico di Kos, per
dirla in breve, dobbiamo l’idea di diagnosi, prognosi e della terapia di
tipo dietetico.
Ora, se la scienza medica vive in un’altra
dimensione rispetto a quella del suo fondatore (egli non disponeva di
farmaci, se non quelli riconducibili a infusi vegetali), il testo del
Giuramento che ci è giunto resta attuale. La deontologia odierna del
medico ha poche varianti rispetto a quella di Ippocrate. Un passo come
questo lo prova: «In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei
malati, astenendomi da ogni offesa e da ogni danno volontario, e
soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia
liberi che schiavi». Certo, qualcosa è cambiato – in talune cliniche,
dove è possibile porre fine alle proprie sofferenze - laddove si legge:
«Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco
mortale». E ancora: «Neppure fornirò mai a una donna un mezzo per
procurare l’aborto».
Jacques Jouanna, professore alla Sorbona, è
il massimo esperto mondiale di Ippocrate. Oltre la monografia sul medico
greco e sulla Scuola di Cnido (più di 700 pagine, è apparsa in edizione
aggiornata nel 2009 presso Les Belles Lettres), sta attendendo
all’edizione critica dei testi del Corpus Hippocraticum nella collezione
greca della medesima editrice parigina. Una quindicina i volumi apparsi
sino a oggi, il progetto fu cominciato da altri studiosi oltre mezzo
secolo fa. Da pochi giorni è disponibile, curato, tradotto e annotato
dallo stesso Jouanna, il tomo contenente i testi del Giuramento, dei
Giuramenti cristiani in versi e in prosa, de La legge.
Nuova
collazione di codici, registrazione delle scoperte papiracee,
aggiornamento critico sono le caratteristiche di tale libro che riflette
il lavoro di una vita. Nelle quasi 200 pagine d’introduzione al
Giuramento, Jouanna esamina tra l’altro anche la tradizione araba, oltre
le scoperte recenti di testi, tra cui la prima in greco del 1508,
apparsa presso Gilles de Gourmont (si deve a Jean Irigoin).
Dettagliatissimo è il lavoro introduttivo e filologico sul breve scritto
La legge. Vale la pena rileggerlo, laddove ricorda che l’inesperienza
«è nutrice di codardia e d’arroganza». E non soltanto in medicina.
Le serment, Les serments chrétiens, La loi
Hippocrate
Les Belles Lettres, Parigi, pagg. 524, € 65