il manifesto 9.10.18
Camusso lancia Landini come suo successore
Cgil.
Dalle assemblee congressuali arriva una forte indicazione per l'ex
leader Fiom. Che in un anno da segretario confederale si è dimostrato
più unitario di tutti
E’ successo all’una di notte, dopo una
lunga e articolata discussione nella segreteria Cgil. Se nel 2015
qualcuno avesse previsto che Susanna Camusso avrebbe indicato Maurizio
Landini come suo successore alla guida della Cgil sarebbe stato di certo
preso per folle. Era l’anno della Coalizione sociale, spacciata da
molti (erroneamente) come il partito di Landini, mentre Landini ha
sempre voluto fare solo il sindacalista. Molto peggio andava l’anno
prima – 2014 – quando Nino Baseotto (segretario della Lombardia e
attuale segretario confederale) e Claudio Di Berardino (segretario del
Lazio e ora assessore al Lavoro alla Regione) comprarono uno spazio
pubblicitario su l’Unità per attaccare Landini. Qualche mese prima la
stessa Susanna Camusso scrisse una lettera al Collegio statutario della
Cgil per sapere se il segretario Fiom poteva ritenersi non vincolato
alle decisioni del Direttivo Cgil e quale sanzione poteva essergli
comminata. Erano i tempi del Testo unico sulla rappresentanza, del
rischio di sanzioni per chi sciopera, denunciato dalla Fiom.
I due
comunque non hanno mai smesso di parlarsi e lo fecero proprio qualche
giorno dopo quella lettera ad un’assemblea della Nuovo Pignone a
Firenze. In tre anni – mentre attorno succedeva di tutto, dalla politica
al sindacato – il loro rapporto si è ricostruito e cementato. La lotta
contro il Jobs act e il referendum costituzionale di Renzi e un
rinnovato movimentismo sindacale hanno portato Susanna Camusso nel 2017 a
chiedere a Landini di entrare in segreteria confederale lasciando la
Fiom. E da quel momento Landini ha mostrato a chi lo consideravano un
estremista di essere più confederale e unitario di molti riformisti
nostalgici del partito di riferimento.
In un quadro politico come
questo Landini – per Camusso e per gran parte degli iscritti Cgil
sondati dall’attuale segretario nelle assemblee congressuali – è la
scelta migliore. Non perché sia più vicino al M5s come lo accusano i
suoi detrattori – Landini non ne conosce personalmente nemmeno uno –
bensì perché è il più capace di confrontarsi con tutti (prova ne sia il
contratto dei metalmeccanici sottoscritto nel 2016) e di essere
riconosciuto dai lavoratori – in special modo i giovani – come persona
credibile e appassionata come fece per i lavoratori di Pomigliano.
Per
tutti questi motivi Susanna Camusso – figlia della tradizione
socialista – ha deciso di indicare Maurizio Landini e non Vincenzo
Colla, altro segretario confederale e a lungo segretario dell’Emilia
Romagna.
Da un anno a questa parte Colla e Landini lavorano allo
stesso piano di Corso Italia, da segretari confederali hanno deleghe
simili che li hanno portati a lavorare fianco a fianco su molti temi,
primo tra tutti Industria 4.0. Sono entrambi emiliani, uno piacentino e
l’altro reggiano: il pragmatismo è una cifra comune così come il senso
dell’organizzazione. Per questo è difficile immaginarsi un Vincenzo
Colla che decide di sfidare l’indicazione di Camusso e andare alla conta
dividendo la Cgil nel momento di sua maggiore unità da tempo immemore.
Allo stesso tempo Landini è abbastanza esperto per capire che dovrà
dialogare con l’ala più riformista e vicina al Pd presente nella Cgil.
Con la volontà di arrivare al congresso di Bari dal 22 gennaio con una
condivisione più ampia possibile su un programma che metta al centro la
partecipazione dei lavoratori a partire dai precari e una sfida
progressista al governo basata sulla solidarietà sociale.
Ieri
nelle foto che ritraggono il tavolo delle segreterie unitarie con Cisl e
Uil – che ieri hanno deciso di costruire documenti unitari su tutti i
punti della manovra e discuterli nelle assemblee con i lavoratori e
presentarli poi a tutte le forze parlamentari – , Landini viene
immortalato già con Barbagallo e Furlan. Anche loro sanno che il cambio
alla guida della Cgil non sarà traumatico. Anche perché entrambi hanno
avallato e spinto la candidatura di Susanna Camusso al congresso del
sindacato mondiale Ituc che a dicembre dovrebbe eleggerla segretaria
generale. Sarebbe la chiusura del cerchio.