sabato 6 ottobre 2018

il manifesto 6.10.30
Camusso spingerà Landini: Cgil pop per allargare la base
Corsa al vertice, lunedì l’investitura
Camusso spingerà Landini: Cgil pop per allargare la base
di Salvatore Cannavò


“Al punto in cui è arrivata non può più tornare indietro”, dice un dirigente Cgil che segue da vicinissimo il dossier. A meno di colpi di scena, quindi, lunedì sera alla segreteria del più grande sindacato italiano Susanna Camusso proporrà alla propria successione Maurizio Landini, ex segretario Fiom, il sindacalista forse più conosciuto a livello di massa. Non sarà una scelta facile, perché la Cgil non ama dividersi. E scontenterà l’altro candidato di fatto alla corsa per la leadership, Vincenzo Colla, la cui intervista al Corriere della Sera di qualche giorno fa è stata letta da tutti come un’autocandidatura. Landini finora ha scelto un profilo basso, senza dichiarazioni ufficiali, cogliendo tutte le opportunità di ricucire con colei che, fino a ieri, era un suo avversario interno. Si ricorda ancora, infatti, l’inserzione a pagamento sull’Unità con cui l’allora segretario della Cgil lombarda, Nino Baseotto, attaccava Landini per l’eccessivo uso di tv e giornali. Oggi Baseotto, responsabile organizzativo della Cgil, è uno dei suoi principali sponsor.
Cosa è successo nel frattempo? La Cgil ha attraversato gli anni della segreteria Camusso cercando di fronteggiare un terremoto politico e sociale. La più grave crisi economica, iniziata nel 2008, due anni prima dell’elezione dell’attuale segreteria, un attacco furibondo al sindacato, “portato non dai nemici ma da quelli che si pensava fossero gli amici” commentano nell’entourage di Camusso, lo scompaginamento del quadro politico con l’emersione di forme di anti-politica e anti-sindacato. Il culmine della trasformazione è stato lo scontro con Matteo Renzi su Jobs Act e Referendum costituzionale, con la Cgil nettamente schierata da una parte e con una spaccatura interna, non esplicitata, da parte di coloro che non volevano recidere li rapporto con il Pd. Ma lo schema del sindacato fiancheggiatore del partito salta in quella fase e Camusso rivede l’intera strategia. Al sindacato, così, si presentano due ipotesi: “Ricostruire un riformismo dall’alto, dice chi ascolta le analisi di Camusso, basato sulla vecchia concertazione oppure un riformismo dal basso che guarda al rapporto con il precariato e i nuovi lavori”. E che faccia i conti anche con la nuova politica. Maurizio Landini sembra poter assicurare questa prospettiva.
L’idea iniziale di Camusso, in realtà, era un’altra e puntava sul ricambio generazionale. La sua candidata, fino a qualche settimana fa, era la segretaria della Funzione pubblica, la quarantenne Serena Sorrentino. Ma, a opporsi con nettezza a questa scelta è stato il sindacato dei Pensionati, diretto da Ivan Pedretti, principale sponsor di Vincenzo Colla. Il quale interpreta quello che nella ricostruzione precedente è “il riformismo dall’alto”, un’impostazione più tradizionale che guarda al rapporto con gli industriali e alle evoluzioni del Pd partito a cui, comunque, Colla non è iscritto. Un’idea di “consociativismo” tosco-emiliano che, nell’analisi che fa Camusso, è ormai superato, non esiste più. Per questo ha più forza l’ipotesi Landini. Anche se con Colla sembrano essere schierati i Pensionati, gran parte di Chimici, Edili, Trasporti e altri settori, Landini sembra poter offrire una prospettiva più solida alla Cgil e comunque, dice chi lo sostiene in questa corsa, “dubito che l’Emilia sia compatta su Vincenzo Colla, basti guardare a Bologna, Reggio Emilia, Rimini o Imola”.
Qualora la segreteria decidesse l’endorsement per Landini non sarà all’unanimità. Colla non si ritirerà sapendo che la decisione finale spetta all’Assemblea nazionale che sarà eletta dal congresso di gennaio. Quindi da una votazione del gruppo dirigente più ristretto.
Lo scontro si manifesta anche in altri particolari: a Camusso si contesta il diritto di dare indicazioni sul successore richiamandosi al precedente di Bruno Trentin, dimissionario nel 1993 che rifiutò di scegliere la successione. “Ma Trentin si dimise, non arrivò a scadenza naturale”, dicono gli altri, “chi avrebbe mai contestato a Luciano Lama di indicare Antonio Pizzinato?”.
Sullo sfondo resta la politica che stavolta ha un ruolo secondario anche se dietro Colla si schierano quelli che guardano al Pd. Landini, invece, nel rapporto con la politica promette “conflitto e contrattazione” e quindi può confrontarsi anche con il M5S o fronteggiare la Lega: “Sa quante litigate in spiaggia ho fatto la scorsa estate con chi va dietro a Salvini?”, diceva l’interessato al cronista alla festa del Fatto. Il problema degli iscritti che votano 5Stelle o Lega al nord è ormai rilevante e Landini, con la sua forza mediatica, può riallacciare i fili strappati pur essendo tutto interno alla sinistra. Non è un caso se viene consultato frequentemente da chi nel Pd, come Andrea Orlando, sta lavorando alla segreteria Zingaretti.