il manifesto 4.10.18
Lucano non è il «simbolo» ma l’accoglienza realizzata
Riace
chiama. L’esperienza straordinaria di Riace e del suo sindaco va messa a
confronto con l’immondo business della speculazione sui migranti che si
svolge nei centri gestiti direttamente dallo Stato, spesso sotto gli
occhi e con la complicità di molte Prefetture
di Guido Viale
Domenico
Lucano, il sindaco di Riace, arrestato con motivazioni pretestuose che
rispondono più a un desiderio esplicitamente espresso dal ministro
Salvini che a ragioni di ordine giuridico, non è solo, come è stato
detto, «il simbolo dell’accoglienza».
È l’accoglienza realizzata, a
beneficio tanto dei nuovi arrivati che dei cittadini italiani di paesi
che prima del loro arrivo erano stati costretti ad abbandonare, per
emigrare anche loro. Riace è la dimostrazione che italiani e migranti,
se ben governati, possono non solo vivere bene insieme, ma anche
prosperare: far rinascere i borghi e le terre abbandonate, ricostruire
una vita di comunità nei loro abitati, imparare gli uni dagli altri a
conoscere, rispettare e valorizzare la cultura, le tradizioni, le
usanze, ma anche le sofferenze di cui ciascuno di noi è portatore.
L’esperienza
straordinaria di Riace e del suo sindaco va messa a confronto con
l’immondo business della speculazione sui migranti che si svolge nei
centri gestiti direttamente dallo Stato, spesso sotto gli occhi e con la
complicità di molte Prefetture, o con l’abbandono a cui sono condannati
centinaia di migliaia di profughi e migranti a cui non è stata concessa
alcuna protezione internazionale e, quindi, alcun diritto di soggiorno;
e che il recente decreto “sicurezza” voluto dal ministro Salvini non
farà che moltiplicare, senza alcuna reale possibilità di rimpatriarli in
una “patria” da cui sono dovuti fuggire, come lo stesso Salvini ha
dovuto ammettere dopo aver fatto di questa promessa il “cavallo di
battaglia” della sua campagna elettorale.
E’ questa moltitudine di
disperati abbandonati a sé stessi – in nome dello slogan “prima gli
italiani” – in un paese che non conoscono, condannata all’accattonaggio,
alla piccola e grande delinquenza, alla prostituzione o, nel migliore
dei casi, a un lavoro in nero sottopagato, quello che mette in allarme
una popolazione che non ha modo di conoscerli, di incontrarli e
soprattutto di progettare insieme a loro la rinascita del nostro paese,
come è stato fatto invece a Riace e in molti altri Comuni e in molte
altre esperienze che hanno puntato sull’accoglienza e sull’inclusione
dello “straniero”.
Ed è su questo abbandono che prosperano le
fortune elettorali di Salvini e del suo governo: la paura del migrante e
non dei tanti delinquenti italiani, con la lupara o con il colletto
bianco, che affliggono la nostra vita quotidiana. Il risultato è
l’abbandono all’incuria, al degrado e allo spopolamento di paesi,
territori, edifici, ma anche di intere città, da cui ogni anno partono
per l’estero decine di migliaia di giovani italiani e italiane, spesso
laureate e diplomate, a cui non viene offerta alcuna possibilità di
lavorare e valorizzare le loro capacità in Italia; e certo non perché
quel lavoro che non c’è per loro sia stato portato via da chi è
costretto a vivere di espedienti, come i profughi e dei migranti che
hanno raggiunto fortunosamente il nostro paese, per lo più con l’intento
e la volontà di proseguire verso l’estero.
Nel nostro interesse,
nell’interesse del nostro paese, di una convivenza pacifica tra tutti,
di un senso di umanità che rischia di essere soffocato per sempre,
dobbiamo opporci con forza all’arresto di Mimmo Lucano e al tentativo di
far naufragare questa bellissima dimostrazione di buona convivenza.
Per l’Osservatorio Solidarietà – Carta di Milano