il manifesto 4.10.18
Aiuto al suicidio, il governo contro Marco Cappato davanti alla Consulta
Dj Fabo. Anche l'esecutivo giallo verde difende la costituzionalità della norma introdotta in epoca fascista
di Eleonora Martini
Quando
qualche settimana fa l’Associazione Luca Coscioni consegnò nelle mani
del presidente della Camera Roberto Fico le 130mila firme di cittadini
poste in calce alla legge di iniziativa popolare per la legalizzazione
dell’eutanasia, il governo giallo-verde bypassò le divisioni interne
sull’argomento liquidando la questione come «non prevista nel
contratto».
Eppure, deve aver prevalso la linea leghista (quella
del ministro della famiglia Fontana, però, più che di Salvini), se
l’esecutivo ha deciso di non rimanere neutro sulla questione e di
opporsi invece al dubbio di legittimità costituzionale sull’articolo 580
del codice penale presentato dal Tribunale di Milano nel processo a
carico di Marco Cappato, accusato di istigazione e aiuto al suicidio di
Dj Fabo. Al secolo Fabiano Antoniani, l’uomo cieco e tetraplegico aveva
chiesto il supporto del tesoriere dell’associazione Coscioni per farsi
accompagnare in una clinica Svizzera, dove poi è effettivamente morto
suicida il 27 febbraio 2017.
Il processo, che si è aperto l’8
novembre 2017 in seguito all’autodenuncia di Cappato, si è parzialmente
concluso il 14 febbraio 2018 con l’assoluzione dell’esponente radicale
«per la parte che lo vedeva imputato di istigazione al suicidio»,
spiegano i legali dell’associazione Coscioni coordinati dalla
segretaria, l’avvocata Filomena Gallo. Mentre «per la parte di aiuto al
suicidio, la Corte di Assise di Milano ha emesso una ordinanza di
remissione alla Consulta per il giudizio di costituzionalità della
norma».
«Ho appena appreso che anche il governo Conte-Di
Maio-Salvini ha presentato memorie contro di me davanti alla Corte
Costituzionale – ha scritto ieri in una nota Cappato – affinché il
dubbio di legittimità costituzionale sia dichiarato inammissibile, come
già aveva chiesto il governo Gentiloni». È imminente infatti l’udienza
nella quale la Consulta dovrà esprimersi riguardo alla norma che vieta
l’assistenza al suicidio contemplata dal Codice Rocco: si terrà il
prossimo 23 ottobre. L’aiuto al suicidio è, ricorda Cappato, «reato
istituito e punito in Italia secondo quanto disposto dal Codice penale
del 1930, in piena epoca fascista e antecedente alla Costituzione e
dunque su un concetto di libertà e diritti umani e civili totalmente
rivoluzionato nel corso del tempo».
Il governo avrebbe potuto non
presentare opposizione, come già avvenne in altre occasioni. Per
esempio, il governo Renzi nel 2015 rinunciò alla difesa della legge 40,
smantellata pezzo per pezzo dalla Consulta. «Dicono che era un atto
dovuto – incalza Cappato – ma di fatto è un atto discrezionale. Avevo
capito che non volessero affrontare il tema perché non è nel programma
di governo. Speravo (e continuo a sperare) che questo significherà
lasciare il Parlamento libero di decidere».
Di fine vita e «di
altre libertà da conquistare», di politica basata su un approccio
scientifico anziché superstizioso, si parlerà nel XV Congresso
dell’Associazione Coscioni che si terrà dal 5 al 7 ottobre presso
l’Università Statale di Milano.