il manifesto 27.10.18
L’internazionale riparte da Sanders e Varoufakis
Sinistra.
L'appello per una nuova alleanza sovracontinentale e progressista sarà
lanciato a New York il prossimo 30 novembre: «Chiunque abbia interesse a
lottare contro la povertà ed è saldamente ancorato a una visione
internazionalista è un nostro interlocutore», dice il leader di Diem25
al manifesto
di Graziella Durante, Giovanna Ferrara
Se
ne parlava da mesi. Adesso la notizia è arrivata: il 30 novembre
comincia ufficialmente l’internazionale progressista di Yanis Varoufakis
e Bernie Sanders. I due outsider della sinistra radicale – il primo a
capo di Diem25, il secondo leader del movimento Our Revolution, nato
come risposta left all’elitarismo del democratic party – lanceranno da
New York un appello per costruire una nuova alleanza sovracontinentale
contro l’oscena fioritura di fascismi e nazionalismi.
Dinanzi alla
riconfigurazione globale del neoliberismo su posizioni nazionaliste e
xenofobe, il nuovo soggetto si rivolge a partiti, movimenti,
organizzazioni interessati al ribaltamento dell’attuale sistema-mondo
per rilanciare le parole d’ordine della giustizia globale, della lotta
alla povertà, del salvataggio in extremis di un ecosistema sventrato
dalle mani, tutt’altro che invisibili, del mercato.
Un umanesimo
che rimastica le stesse parole che animarono, più di 15 anni fa, le
lotte che da Seattle a Genova ci regalarono le ultime fotografie di
un’utopia a portata di mano. Un programma guardato con interesse anche
dal neo presidente del Messico Lopez Obrador, che punta a creare un
vasto e solido schieramento radicale.
«Non è il momento adatto per
assecondare le divisioni. Chiunque abbia interesse a lottare contro la
povertà ed è saldamente ancorato a una visione internazionalista è un
nostro interlocutore e noi il loro», ci dice Varoufakis al margine di
una conferenza stampa dove la crisi dell’«Europa di Francoforte», la
stessa che ha decretato la fine del sogno nato dal referendum greco del
2015, è un’evidenza.
Che fare? L’ex ministro delle finanze greco
non ha dubbi: dialogare con tutti i partiti, con le associazioni, con i
movimenti, con chi vuole tenere assieme l’Europa. Perché a volerla
disgregata, spiega, sono solo gli attuali leader che sono pronti a
sacrificarne la tenuta sull’altare dell’austerity che affama e chiude le
frontiere
Cita proprio il caso Brexit per sottolineare che se la
working class britannica ha detto no al suo progressivo sfruttamento a
favore delle oligarchie finanziarie non è certo per antieuropeismo: è
semplicemente una lotta di classe. A chiedergli cosa ne pensa dello
scontro italiano contro le regole di Maastricht di Salvini non esita a
rispondere: «L’attuale governo italiano e la Commissione europea
perseguono gli stessi fini: redistribuire la ricchezza a favore di chi è
già ricco. Lo scontro è in atto solo apparentemente: il governo
italiano non è davvero interessato a ridiscutere gli accordi per
combattere la crescente povertà, per aprire i confini, per incrementare
le misure sociali smantellate da anni di ferreo liberismo. Questo
conflitto è una fake news, buona solo per fare propaganda e al massimo
per ottenere vantaggi fiscali per i più agiati».
La lotta alla
povertà è anche lotta per la libera circolazione delle persone. Non
riconosce i confini il progetto di Varoufakis. «Sì, sono un genuino
internazionalista. Sono contro ogni confine e sono marxista. Sostengo e
apprezzo ogni iniziativa capace di far circolare una cultura
dell’accoglienza. Mediterranea, i sindaci che proclamano aperti i porti
alle navi che hanno soccorso i migranti, sono l’Europa a cui guardo».
E
così la vicenda di un comune piccolo come Riace, del suo sindaco che ne
ha fatto casa del mondo, la nave che infrange le onde del razzismo,
incarnano e rilanciano il sogno glocal che dobbiamo ricominciare a
frequentare.