il manifesto 24.10.18
Pechino sta finanziando la medicina del futuro
Intelligenza
Artificiale. La Cina usa i Big Data per esportare «robot chirurghi» e
software capaci di modelli predittivi per diabete e malattie
cardiovascolari
di Simone Pieranni
Si dice che
lo Sputnik moment della Cina sia arrivato quando AlphaGo – un software
sviluppato da Google DeepMind – ha battuto il campione mondiale, umano,
di «Go», il celebre gioco di strategia.
Immaginiamo cosa possa
aver voluto dire questo evento per un cinese: un prodotto occidentale
che per la prima volta batte un asiatico in un gioco cinese, la cui
complessità di mosse – benché le regole possano essere riassunte in
poche frasi – ha sempre fatto ritenere impossibile la vittoria di un
computer a scapito di un umano. In quel momento la dirigenza cinese
avrebbe capito la strada: non a caso da lì a poco avrebbe lanciato gli
investimenti e il piano per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale;
primo step da concludersi il 2030, per un giro d’affari previsto di 150
miliardi di dollari.
LO SVILUPPO DELL’AI è trasversale al progetto
Made in China 2025, il cui scopo principale prevede una trasformazione
totale del gigante cinese, specie in dieci settori chiave, affinché
diventi una potenza tecnologica. L’obiettivo è fare sì che lo sviluppo
dell’Intelligenza artificiale, sulla base della grande quantità di dati
cinesi, spinga il comparto tecnologico cinese a produrre app o
tecnologie capaci di imporsi sul mercato e divenire il fulcro delle
esportazioni cinesi. Il salto, se ci pensiamo, è impressionante: da
paese che fino a qualche anno fa era noto per l’esportazione di prodotti
del comparti manifatturiero a basso costo e di bassa qualità, la Cina
punta a esportare tecnologia ad alta innovazione. La speranza è di
imbroccare una killer application capace di segnare il passo del mercato
di riferimento. La corsa all’Ai e al 5G puntano proprio in quella
direzione.
Se la Cina, ad esempio, fosse in grado di esportare per
prima un modello di auto senza guida, irromperebbe sul mercato con un
vantaggio competitivo non da poco. Ma il futuro del mercato tecnologico,
delle app o degli strumenti basati sull’Ai non si muove solo sui canali
più classici e identificati come fulcri del prossimo futuro.
C’è
un mondo – fatto di startup, raccolta fondi e quotazioni miliardarie
sulle borse mondiali – che impatta in modo determinante sull’industria
della farmaceutica e dell’universo medico.
Si tratta di
applicazioni o strumenti – chirurgici ad esempio – che potrebbero
rivoluzionare il mondo della medicina: per la Cina si tratterebbe di
ottenere due risultati fondamentali: ridurre le importazioni di
tecnologie e conoscenze dai paesi esteri, primi fra tutti gli Stati
uniti, e aumentare le esportazioni di prodotti che fino a poco tempo fa
erano per lo più importati.
A questo proposito va specificato che
in alcuni settori questo sta già avvenendo, ad esempio nell’industria
della robotica: un’azienda cinese produce un robot utilizzato nelle
scuole già esportato in tutto il mondo e già oggetto di copie da parte
di altri paesi stranieri Si tratta di Makeblock, una startup basata a
Shenzhen che di recente ha aperto uffici in Giappone e Amsterdam e la
cui richiesta di robot nelle scuole sta superando ogni più rosea
aspettativa. Tornando alla medicina, inoltre, il piano Made in China
2025 consentirebbe alla popolazione cinese di accedere a servizi a costi
più bassi di quelli attuali in materia di medicinali e cure mediche.
SULLO
SFONDO DI QUESTA CORSA cinese c’è naturalmente un intoppo causato dal
recente scontro commerciale con gli Usa, capace di minare la
cooperazione tra i due paesi, portando così a un confronto sempre più
diretto. Per quanto riguarda la medicina, il progetto Made in China 2025
riserva alcuni obiettivi specifici: Pechino vuole che l’industria
cinese sviluppi da 10 a 20 farmaci innovativi entro il 2020 e che ne
siano commercializzati da 20 a 30 entro il 2025. Un altro obiettivo,
ambizioso, vorrebbe che almeno 100 aziende farmaceutiche ottenessero la
certificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità.
ECONOMICAMENTE
SI TRATTA di un piano che mira a produrre dispositivi medici per
raggiungere 1,2 trilioni di yuan di giro d’affari entro il 2030,
puntando tutto sulla commercializzazione di prodotti innovativi e nuovi
farmaci.
Ma in questo mondo a farla da padrone sono due tipologie
di posizionamento: quello delle app basate su Ai e quello di aziende che
forniscono prodotti innovativi in campo medico. Un primo esempio è
senza dubbio 4Paradigm. Fondata dal giovane Dai Wenyuan, già a capo del
team It di Baidu, incarico abbandonato a soli 28 anni, vincitore, da
studente, delle «Olimpiadi» del mondo legato alla computer science,
questa startup ha saputo raccogliere fin dalla sua nascita 4 milioni da
Sequoia Capital China – filiale dell’impresa di venture capital
californiana – diventando una sorta di guru dei Big Data in Cina. Lo
slogan di Dai Wenyuan è «intelligenza artificiale per tutti». Il
principale prodotto dell’azienda, infatti, è Prophet, una piattaforma
basata sull’intelligenza artificiale, «per aiutare le persone e le
organizzazioni ad analizzare comodamente una quantità esplosiva di dati
che è di crescente importanza».
4Paradigm – il cui nome si rifà al
«quarto paradigma» nella storia della scienza teorizzato per primo da
Jim Gray, già informatico di Microsoft e vincitore del premio Turing – è
considerata la principale competitor dell’americana Palantir (il cui
nome si rifa a Tolkien), creata 15 anni fa. Lo scopo è chiaro: raffinare
l’elaborazione di dati, sfruttando l’immensa mole di Big Data forniti
dal «mondo» cinese, rilasciando output capaci di creare dei veri e
propri «sistemi», come possono essere OS e Windows, in grado di
consentire a privati e aziende di sviluppare i propri sistemi di AI e
analisi dei dati.
IN PRATICA DAI RACCOGLIE su di sé il mondo
dell’impresa cinese, caratterizzata da una lotta serrata verso
l’innovazione, anche quando ispirata a prodotti già esistenti, e quella
della app di maggior successo, WeChat, capace di raccogliere al proprio
interno tutte le funzioni di cui l’utente ha bisogno, senza mai uscire
dalla app. Prophet mira allo stesso scopo. Ma 4Paradigm di recente si è
fatta notare anche per un altro prodotto, sperimentato insieme a uno dei
più prestigiosi ospedali cinesi.
Come riportato dalla stampa
cinese, «4Paradigm, la principale start-up cinese di Ai, ha annunciato
una partnership strategica con l’ospedale di Shanghai Ruijin
sull’applicazione dell’Ai nell’assistenza sanitaria, in particolare
sulle condizioni di salute croniche. I due hanno presentato il loro
primo prodotto di gestione del diabete, che predice il rischio di
complicanze cardiovascolari e diabetiche e fornisce valutazioni e
soluzioni personalizzate per la prevenzione e il controllo delle
malattie».
La probabilità di previsione della malattia sarebbe,
secondo ospedale e 4Paradigm, dell’88%. La chiave di questo successo,
come riporta Asia Nikkei Review, «è l’accesso ai dati dei pazienti». Il
software Ai di 4Paradigm può scansionare «le informazioni mediche –
inclusi sesso, livelli di zucchero nel sangue e peso – raccolti da
170.000 pazienti da ricercatori dell’ospedale Ruijin di Shanghai. Da lì,
ha utilizzato l’apprendimento automatico per prevedere quali pazienti
erano maggiormente a rischio di sviluppare la malattia».
Secondo
Dai – mentre la società affina la sua metodologia – «le tecniche possono
essere applicate ad altre malattie, dalle malattie cardiache alle
malattie renali». Pechino sta poi concentrando le proprie attenzioni
anche sulla produzione di robot utili negli ospedali per le fasi
chirurgiche.
NEL CAMPO DELLA ROBOTICA applicata alla chirurgia, il
leader del mercato è il Da Vinci Surgical System, un apparato robotico
realizzato da Intuitive Surgical di Sunnyvale, in California e già
ampiamente utilizzato in interventi alla prostata, alla valvola cardiaca
e in ambito ginecologico.
Il sistema è utilizzato anche in Cina:
adottato nel 2006, sarebbe già stato utilizzato in più di 60mila
interventi. Anche in questo ambito la Cina punta a colmare il gap con
gli Usa: almeno 30 aziende cinesi sono interamente dedicate allo
sviluppo di robot medici, attingendo dalle migliore università cinesi e
da fondi statali o di venture capital da tutto il mondo.
LA
SCOMMESSA di Made in China 2025 e il supporto totale dello stato
consentono a fondi di investire con un certo ottimismo su tutto quanto
si sta muovendo in Cina. Ma – secondo gli esperti – c’è ancora un
abisso benché un prodotto chirurgico robotizzato cinese sia considerato
uno dei fiori all’occhiello di questo settore. Parte «del programma 863,
noto anche come Piano di sviluppo hi-tech statale nel 2016 ha ottenuto
una licenza per attrezzature mediche dalla Cina Food and Drug
Administration. Il suo produttore, Tinavi, è una società quotata a
Shenzhen, ha ottenuto 400 milioni di yuan (58,2 milioni di dollari) di
investimenti da Pechino». Il sistema è stato venduto in 41 ospedali e
utilizzato in più di 4.000 operazioni riguardanti cranio e colonna
vertebrale.