Il Fatto 24.10.18
Paesi Baltici col fiato russo addosso, la Nato replica con i giochi di guerra
Trident Junction 18 - In Norvegia la simulazione di una invasione
di Giampiero Gramaglia
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domani nella sua ‘fase calda’ Trident Juncture 18, l’esercitazione
militare Nato più grande dalla Guerra Fredda: sono giochi di guerra che
non migliorano certo le relazioni tra Washington e Mosca, già tese e
ormai critiche dopo l’annuncio dell’intenzione del presidente Usa Donald
Trump di uscire dal Trattato Inf, i cosiddetti euro-missili.
Trident
Juncture è, in realtà, una risposta della Nato, in scala un ottavo,
alle colossali manovre congiunte russo-cinesi Vostock 18, che in
settembre videro la partecipazione di circa 300 mila militari (fra cui
3.000 cinesi, con mezzi ed aerei, e un contingente mongolo) nella
Siberia orientale: l’ultima esercitazione simile nelle dimensioni (ma
più piccola) risaliva al 1981, quando c’erano ancora l’Urss e la Guerra
Fredda. Il rimbalzo dalla Siberia alla Norvegia di manovre record è un
segno delle tensioni tra Usa e Russia e, quindi, tra Nato e Russia:
l’annessione della Crimea e la guerra nell’Ucraina orientale del 2014
sono ferite mai rimarginate e che stanno anzi andando in cancrena,
complice anche il ruolo giocato da Mosca nell’elezione di Trump nel
2016.
I preliminari di Trident Juncture iniziarono ai primi di
ottobre e l’esercitazione finirà il 7 novembre. Le manovre coinvolgono
complessivamente 45mila militari di 31 Paesi (i 29 dell’Alleanza più
Svezia e Finlandia), 150 aerei, 60 unità navali di 14 Paesi, 10mila
veicoli, coordinati dal comando della Nato di Napoli. Vi saranno
osservatori russi, come da intese sulle forze convenzionali. Lo scenario
delle operazioni è quello previsto dall’articolo 5 del Patto atlantico:
la difesa collettiva da una minaccia – con la simulazione di un attacco
nemico –. Ma in realtà l’esercitazione risponde alle preoccupazioni di
Paesi della Nato già membri del Patto di Varsavia – i tre Baltici, la
Polonia, l’Ungheria –, che avvertono come una minaccia la vicinanza
della Russia e l’attivismo diplomatico e militare di Vladimir Putin. La
Nato ha già schierato avamposti difensivi nei loro territori (anche
l’Italia vi è presente).
La Russia ha già denunciato “l’escalation
delle attività militari e politiche Nato nella regione artica, nelle
immediate vicinanze della Russia sul territorio della Norvegia
settentrionale”. Il ministero degli Esteri di Mosca accusa Oslo “d’avere
aperto la strada a una militarizzazione senza precedenti delle sue
latitudine nordiche in violazione di tutte le consolidate tradizioni di
buon vicinato”. La sfida di Trump alla Russia non è solo economica e
commerciale, ma anche militare, come quella di Reagan all’Urss, e passa
pure attraverso la creazione di una forza armata spaziale. Mosca non è
meno attiva: un contingente dell’esercito russo è in Pakistan, alleato
degli Usa, e partecipa a un’esercitazione militare congiunta.