il manifesto 23.10.18
Può saltare lo sbarramento alle europee
Legge
elettorale. L'attesa sentenza della Corte costituzionale: può riaprire i
giochi a sinistra e scatenare le tentazioni del governo gialloverde.
Che davanti alla Consulta ha preso per buoni gli argomenti sollevati
dall'esecutivo precedente
di Andrea Fabozzi
Oggi
per la quarta volta in otto anni arriva davanti alla Corte
costituzionale la soglia di sbarramento che esclude dalla rappresentanza
nel parlamento europeo le liste italiane che non raggiungono il 4% dei
voti validi. Una soglia introdotta nel 2009 (accordo Veltroni-Berlusconi
a tre mesi dal voto) e subito messa in discussione, perché considerata
un inutile sacrificio della rappresentatività – inutile perché non c’è
un vincolo fiduciario tra il parlamento europeo e la commissione
europea. Non vale, cioè, per le istituzioni europee quel richiamo alla
«governabilità» che in Italia è considerato un obiettivo da tutelare
anche dalla Corte costituzionale, che infatti ha giudicato legittimo il
«sacrificio» della rappresentatività nel sistema di voto nazionale. Né
lo sbarramento può servire per limitare la frammentazione a Strasburgo e
Bruxelles, perché a far questo ci pensa il regolamento delle assemblee:
i gruppi sono solo otto per 751 europarlamentari.
Nel 2010 la
Corte costituzionale giudicò inammissibile un ricorso che però
riguardava non lo sbarramento direttamente ma il diritto delle liste
rimaste sotto la soglia a partecipare all’assegnazione dei seggi con i
resti. Nel 2015 la Corte ha respinto invece un ricorso del tribunale
ordinario di Venezia (e l’anno successivo, con ordinanza, quelle dei
tribunali di Cagliari e Trieste) senza però entrare nel merito, Disse
allora che solo chi ha un interesse diretto – perché candidato non
eletto a causa dello sbarramento – può far valere i suoi diritti, in
prima istanza davanti al Tar. E così oggi, a quasi quattro anni di
distanza dai fatti, arriva alla Consulta, attraverso un’ordinanza del
Consiglio di stato, il ricorso della lista Fratelli d’Italia, che nel
2014 fu esclusa dal parlamento europeo per appena 90mila voti. Gli
interessati al ripescaggio sarebbero Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e
Sandro Pappalardo (ai danni di due eurodeputati Pd e un 5 Stelle). Ma a
questo punto, quando ormai la euro legislatura sta per concludersi, nel
caso prima la Consulta e poi il Consiglio di stato (nel merito)
dovessero dar loro ragione, potrebbero solo chiedere un risarcimento.
L’aspetto
più interessante è quello di principio. «Chiederò l’annullamento della
soglia o quanto meno il rinvio alla Corte di giustizia Ue», dice
l’avvocato Besostri, che oggi interverrà in udienza oltre agli avvocati
di Fd’I. «La soglia è incompatibile con il trattato di Lisbona» che ha
stabilito che il parlamento rappresenta «i cittadini della Ue» e non più
«i popoli degli stati». I ricorrenti (nel 2014 ci avevano provato anche
i Verdi, ma si sono fermati dopo una prima sconfitta al Tar) citano due
sentenze della Corte costituzionale tedesca che tra il 2011 e il 2014
ha prima cancellato la soglia di sbarramento al 5% e poi anche quella al
3%. In replica, l’avvocatura dello stato ha confermato per conto del
governo 5 Stelle-Lega gli stessi argomenti in difesa dello sbarramento
già presentati nell’originario atto di costituzione, firmato nel luglio
2017 da Maria Elena Boschi per conto del governo Gentiloni. Solo
aggiungendo un tocco di «sovranismo», citando a suo favore e contro le
due sentenze dei giudici costituzionali tedeschi, la decisione della
corte costituzionale di Praga che nel 2015 ha salvato la locale soglia
del 5%.
A luglio di quest’anno, il parlamento europeo ha invece
approvato una raccomandazione agli stati per cercare di uniformare le
leggi elettorali. Suggerisce una soglia di sbarramento dal 2% al 5% per i
paesi o le circoscrizioni che eleggono almeno 35 deputati (da applicare
nel 2024). In Italia l’anno prossimo gli eletti saranno 76, tre in più
del 2014 per effetto della Brexit. La cancellazione della soglia
potrebbe consentire l’approdo nell’eurocamera di una rappresentanza
della sinistra, ma d’altro canto potrebbe risolversi in un incentivo
alle divisioni. La conferma della soglia invece riaprirebbe la
tentazione di Lega e 5 Stelle di alzarla in extremis al 5%, così da
provare a tenere fuori, ancora una volta, proprio Fratelli d’Italia. Ma
le soglie in un periodo di astensionismo elevato non fanno che
mortificare ulteriormente la rappresentanza. Nel 2009 votarono alle
europee 65 elettori su 100 e non parteciparono al riparto dei seggi
oltre 4 milioni di voti. Nel 2014 i votanti scesero a 57 su 100 e lo
sbarramento cancellò due milioni di voti