il manifesto 19.10.18
Ilaria Cucchi accusa: «Nistri vuole punire i carabinieri testimoni»
L'arma
del delitto . La sorella di Stefano parla dell’incontro col comandante
dell’Arma. La ministra Trenta smentisce (ma non del tutto)
di Eleonora Martini
Nulla
da ridire sull’incontro avuto mercoledì sera con la ministra della
Difesa Elisabetta Trenta: «Le mie aspettative su di lei non sono andate
deluse», premette Ilaria Cucchi – accompagnata dall’avvocato Fabio
Anselmo e dall’ex senatore Luigi Manconi – davanti ad una platea di
giornalisti di mezzo mondo riunita nella sala della Stampa estera.
Però,
aggiunge scandendo molto bene le parole e dopo aver ricordato tutto il
suo amore e la sua stima per l’Arma dei carabinieri, «dal generale
Nistri mi sarei aspettata non dico delle scuse, perché avrebbe potuto
essere per lui troppo imbarazzante, ma certo non 45 minuti di sproloquio
contro Casamassima, Rosati e Tedesco, gli unici tre pubblici ufficiali
che hanno deciso di rompere il muro di omertà» su quanto accaduto nella
notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 a Stefano Cucchi, suo fratello,
morto una settimana dopo essere stato arrestato. Il generale, aggiunge,
«avrà sicuramente le sue ragioni, ma perché dirlo proprio in quella
occasione? E perché dirlo a noi, parenti della vittima? Mentre è in
corso un processo dove stanno emergendo gravissime responsabilità, siamo
sicuri che vi sia proprio adesso una insopprimibile esigenza di punire
proprio coloro che hanno parlato? Questo processo io, Fabio e la mia
famiglia lo abbiamo fortissimamente voluto e ora il generale vuole
colpire tutti coloro che hanno parlato».
Legge da un foglio,
Ilaria, – cosa insolita per lei – perché, spiega, «sono troppo
arrabbiata» per parlare a braccio. Racconta perché la sera precedente
aveva evitato i giornalisti, al termine dell’incontro con la ministra
Trenta e con il generale Giovanni Nistri: «Non era quella la sede per
una cittadina normale come me».
Ma ora parla, dopo aver appreso
dal comandante dell’Arma che saranno presi provvedimenti disciplinari di
Stato contro i due coniugi che con la loro testimonianza hanno permesso
la riapertura del processo, Riccardo Casamassima e Maria Rosati, e
contro il vice brigadiere Francesco Tedesco che ha accusato del
pestaggio di Cucchi i suoi co-imputati Alessio Di Bernardo e Raffaele
D’Alessandro e ha denunciato la scomparsa dei verbali da lui stesso
redatti il 22 ottobre 2009. Tutti e tre hanno fatto l’”errore” ulteriore
– oltre a quello di aver rotto l’omertà di corpo – di aver denunciato
pubblicamente, sui social o davanti ai giudici, le «pesanti conseguenze»
subite sul lavoro dopo la loro testimonianza.
«Danno peso ai post
di Casamassima – riferisce Ilaria Cucchi – ma non ci difendono da
quelli infamanti e violenti partoriti da pagine Fb e troll in gran parte
gestiti da appartenenti a polizia e carabinieri. Ho chiesto aiuto, per
questi, alla ministra Trenta che si è dimostrata molto sensibile. Non
voglio odio ma solo verità e giustizia».
Perfino ieri, appena
postata la notizia che qualcosa era andata storta durante l’incontro a
Palazzo Baracchini, sulla bacheca di Ilaria Cucchi è comparso il
messaggio di un hater. È successo spesso, in questi nove anni. Come è
successo anche che uno degli imputati, il maresciallo Roberto Mandolini
(il cui avvocato difensore ha accusato Tedesco di aver stretto un patto
con il pm Musarò) abbia denunciato Ilaria Cucchi di diffamazione e le
abbia chiesto 50 mila euro. Eppure questa donna lancia un appello a
tutti: «Basta con gli insulti, basta con le violenze verbali, perché
possono essere molto ma molto pericolosi».
Il genrale Giovanni Nistri
La
ministra Trenta ha però prontamente – ma poco convintamente – confutato
su Fb il resoconto di Ilaria Cucchi: «Il comandante Nistri non ha
portato avanti alcun sproloquio e non ha manifestato nei confronti di
nessuno pregiudizi punitivi. Ero presente, se lo avesse fatto sarei
intervenuta! Semplicemente, ha rimarcato l’obbligo per tutti i gradi al
rispetto delle regole, il che rientra nelle sue prerogative di
Comandante».
Dunque la ministra non smentisce affatto che Nistri
abbia parlato – in quella sede e ai familiari della vittima – di
punizioni in arrivo per i tre carabinieri che hanno permesso la
riapertura del fascicolo e l’evolversi del processo bis. Misure, che
potrebbero comportare la destituzione o la sospensione dall’Arma, e che a
Tedesco furono annunciati nello stesso giorno in cui venne ascoltato
dalla procura e notificati il giorno dopo. Naturalmente Elisabetta
Trenta non ammette dubbi sulla sua versione dei fatti: «Non sto offrendo
una mia personale interpretazione. Sto raccontando solo quel che è
successo».
Una «verità» che comunque non scioglie i dubbi
sollevati dall’avvocato Pini, legale di Tedesco: «Ove le parole riferite
da Ilaria Cucchi sul comandante Nistri fossero confermate, si
tratterebbe di una anticipazione (riguardo la punizione, ndr)
illegittima e ingiustificata, oltre che lesiva e dannosa per il mio
assistito».
E mentre in procura il pm Musarò interrogava ieri per
sette ore consecutive il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante
della Stazione Tor Sapienza indagato per falso ideologico nell’ambito
della nuova inchiesta aperta dopo la denuncia di Tedesco, nella sala
Stampa estera l’avvocato Anselmo si chiedeva: «L’arma è parte lesa? E
allora perché non si costituisce parte civile?». E Manconi avvisava:
«Abbiamo un problema grande come una casa, la democratizzazione dei
nostri corpi di polizia».