il manifesto 16.10.18
Lucano: «Il nuovo Sprar lo costruiamo noi e sarà autogestito»
Intervista a Domenico Lucano. «La solidarietà ricevuta mi inorgoglisce e mi spinge a non arretrare di un passo»
di Silvio Messinetti
RIACE
Dopo 14 giorni di arresti domiciliari, Mimmo Lucano è stremato. Sente
sulla sua pelle la manovra a tenaglia che il Viminale gli sta tendendo. È
giù di morale per la circolare del 9 ottobre. Ma è combattivo più che
mai. Oggi il tribunale del Riesame di Reggio Calabria si pronuncerà
sulla richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi legali. Alle 18 è
previsto un sit-in a piazza della Prefettura indetto dai movimenti
antirazzisti e dalle reti di solidarietà per Riace.
Oggi l’udienza del riesame. È fiducioso?
Per
niente. Dopo tutto quello che mi hanno fatto sono pessimista. Sono
vittima di un disegno ben preciso che parte da lontano e che prescinde
anche dalla magistratura.
La manovra è tutta politica ed è
bipartisan, riguarda il vecchio e il nuovo inquilino del Viminale. Il
primo di essi (Minniti, ndr) è un signore che aspira oggi
incredibilmente a fare il segretario del Pd.
Ma sai che io non
dormo la notte a pensare la fine che fanno i migranti rinchiusi nei
campi libici dopo gli accordi firmati proprio da Minniti con le milizie
di Tripoli? C’è un nostro ospite qui a Riace, Kasai, che ripetutamente
mi rammenta le ore di inferno passate in quei lager e mi chiede
incredulo come sia possibile che l’Italia cooperi con questi aguzzini
libici. A me contestano un matrimonio che hanno definito «combinato»
anche se di combinato non c’è nulla, ma a Minniti perché non viene mai
contestata l’ecatombe di migranti in Mediterraneo o la deportazione di
africani nei campi di tortura libici? La risposta io ce l’ho: perché noi
siamo gli ultimi, e non contiamo nulla. Ma verrà il tempo in cui questi
ultimi, questi «zero» come mi ha affettuosamente definito Salvini, si
ribelleranno.
Il ministero degli Interni ha puntualizzato che non
ci saranno trasferimenti coatti ma le «uscite» avverranno solo su base
volontaria. La rassicura?
Dal Viminale ho avuto solo delusioni in
questi mesi. La procedura degli Sprar è falsata. Contro di me c’è stata
una vendetta di alcuni ispettori e di alcuni pezzi grossi del servizio
Sprar. Io non mi sono voluto adeguare ai loro metodi e loro hanno
contraccambiato diffamando l’esperienza di Riace, buttando fango e
fiele. Ci sono due relazioni della prefettura reggina assolutamente
schizofreniche, che nel giro di pochi mesi dicono l’una il contrario
dell’altra. La seconda, che io definisco un inno all’accoglienza altro
che sociologia come l’hanno chiamata nella circolare del 9 ottobre,
smonta punto per punto le obiezioni. della prima Nella circolare non
hanno fatto altro che copiare e incollare la prima relazione. Ora
confidiamo nel Tar e i miei legali dell’Asgi, Gianfranco Schiavone e
Lorenzo Trucco, si dicono molto ottimisti. D’altronde, il giudice Emilio
Sirianni, che insieme a me nel maggio scorso volle fare un’ispezione
campione sui punti controversi, ha detto, e lo ha scritto anche sulle
pagine del vostro giornale, che era tutto ineccepibile.
Salvini ha
persino postato in rete un video di un pregiudicato che diffama
spudoratamente Riace e il suo sindaco. Crede che sia ossessionato da
Riace?
Lui è ossessionato da tutto ciò che è umano, prendiamo la
crociata contro quelli che lui spregevolmente definisce negozi etnici
oppure pensiamo al caso delle mense scolastiche. Con lui c’è una
regressione della coscienze. La barbarie non è mai stata così vicina
come con questo governo.
È più forte la solitudine che impone la custodia domiciliare o l’affetto del popolo che si è riversato in questi giorni a Riace?
La
detenzione ti prova tantissimo e io mi sento come un leone in gabbia.
Ogni tanto conto i passi della mia casa e mi sento fermo e impotente di
fronte alle brutture che accadono qui fuori. La solidarietà ricevuta mi
inorgoglisce e mi spinge a non arretrare di un passo. Ringrazio tutti
coloro che mi sono stati vicini. Da padre Alex Zanotelli a tutti i
missionari comboniani, da Agazio Loiero al presidente della Regione
Oliverio. E mi hanno molto colpito gli attestati di vicinanza da
oltreoceano, dal Canada agli Usa, quelli dei sindaci di Barcellona,
Madrid, Ginevra. Questa è la forza dell’utopia, un urto dirompente che
permette a un paesino di 1.500 abitanti di parlare al mondo intero.
Senza lo Sprar esisterà ancora il «modello Riace»?
È
ora di cambiare marcia. Insieme a tutti i solidali e coloro i quali
scelgono di ‘restare umani’, per citare un nome caro al manifesto, come
Vittorio Arrigoni, creeremo un nuovo Sprar, autogestito e
autosufficiente. Pagheremo prima i debiti che a causa di questo sistema
farraginoso abbiamo contratto e poi ognuno per la sua strada. Se il
Viminale non ha fiducia in noi, l’accoglienza la facciamo da soli, con
il crowfunding, con la solidarietà. A Lodi hanno in una settimana
racimolato i soldi, negati da Salvini, per le mense dei bimbi dei
rifugiati, questo è l’esempio. È necessario ritrovare l’entusiasmo ma il
modello Riace sopravviverà, nessuno sarà obbligato ad andarsene.
Metteremo a sistema tutte le strutture che abbiamo costruito – il
frantoio, la fattoria didattica, l’albergo solidale, le imprese
zootecniche. A prescindere dai finanziamenti Sprar.