il manifesto 13.10.18
Le gesta e il pensiero di Xi in un quiz in prima serata
Cina. Il nuovo programma televisivo «Studiare Xi nella Nuova Era»: un quiz tutto incentrato sulla figura del leader
di Alessandra Colarizi
Piena
Rivoluzione Culturale. Il presidente cinese Xi Jinping, allora
sedicenne, lascia Pechino alla volta di Liangjiahe per sottoporsi, come
molti coetanei, alla rieducazione rurale. Ma il leader in erba era
talmente assetato di conoscenza da essere disposto anche a camminare 15
chilometri solo per prendere segretamente in prestito un libro. «Quale
libro ha preso in prestito Xi?» Il robot non fa in tempo a terminare la
domanda che uno dei concorrenti schiaccia il pulsante e risponde con
prontezza: «Faust di Johann Wolfgang Von Goethe». «Risposta esatta,
complimenti!», esclama la conduttrice scatenando gli applausi del
pubblico.
Siamo negli studi della Hunan Tv, il secondo canale più
seguito in Cina, dove una scenografia futuristica fa da cornice
all’ultimo gioiello della propaganda Made in China: Studiare Xi nella
Nuova Era, gioco di parole basato sulla ricorrenza dell’ideogramma xi
tanto nel nome del leader quanto nella parola studiare (xuexi). Lo show
trasmesso in prima serata – che incarna perfettamente le due anime della
Cina odierna, avveniristica e nostalgicamente patriottica -ha come tema
centrale Xi Jinping, le sue gesta, i suoi gusti letterari e ovviamente
il suo pensiero.
Il format si sviluppa più o meno così: tre
concorrenti mettono alla prova le proprie conoscenze politiche
sottoponendosi a due round di quiz e una breve esposizione sulle teorie
del Partito. Una giuria composta da docenti universitari esperti di
marxismo ne valuta la preparazione. In palio non c’è nulla, a parte il
riconoscimento urbi et orbi della propria integrità ideologica. Lanciato
lo scorso 30 settembre, il programma arriva a quasi un anno dal 19°
Congresso del Partito, che ha sancito l’inserimento del nucleo
dottrinale di Xi nella costituzione del Partito, prima volta dai tempi
di Mao che un leader vede consacrare il proprio contributo teorico
mentre ancora in vita. Da allora il «Xi pensiero» è diventato oggetto di
studio tanto da ispirare l’apertura di circa una dozzina di centri di
ricerca universitari.
Poi lo scorso agosto Xi ha sottolineato la
necessità di sperimentare metodi creativi per rendere le questioni
ideologiche più accessibili e alla portata di tutti. L’intervento
pubblico ha insistito sulla funzionalità e «completa affidabilità» della
strategia comunicativa inaugurata con il passaggio dalla vecchia alla
nuova leadership nel 2012. Segno che, nonostante i diffusi malumori per
un rinnovato culto della personalità d’ispirazione maoista, il
protagonismo mediatico del leader non è vicino al tramonto.
Studiare
Xi è solo l’ultima delle manifestazioni pop della propaganda pechinese,
sempre più incline ad attingere a un variegato repertorio di
espressioni artistiche, dal rap ai cartoni animati, pur di raggiungere i
millennials, i più esposti al fascino dei temuti valori occidentali,
nonostante i filtri della censura. Lo show arriva sul piccolo schermo
proprio mentre lontano dalle telecamere è in corso una campagna di
arresti contro un nuovo movimento intellettuale, nato nei campus
universitari in sostegno del ceto operaio, che coniuga i precetti
marxisti ai valori universali delle democrazie occidentali. Un’eresia
per l’establishment cinese, ossessionato dal pericolo di una
«rivoluzione colorata». Ecco che per correggere i pensieri errati non
resta che un unico modo: studiare, studiare e studiare.