il manifesto 11.10.18
Erdan alla studentessa Usa: «Abiura il Bds se vuoi entrare in Israele»
Israele.
Lara al Qassam è detenuta da oltre una settimana all'aeroporto di Tel
Aviv. Per il ministro degli affari strategici fa parte del Bds il
movimento per il boicottaggio di Israele. A sostegno della giovane
esponenti della sinistra israeliana e l'Università ebraica dove è attesa
di Michele Giorgio
Qualcuno
accosta Lara al Qassam a Viktor Navorski, il cittadino dell’immaginaria
Cracozia protagonista del film “The Terminal”, costretto a non poter
uscire dall’aeroporto JFK di New York perché in possesso di un
passaporto non valido. Ma a differenza del simpatico personaggio
interpretato da Tom Hanks la studentessa americana, con i nonni
palestinesi, che il ministro Gilad Erdan non intende far entrare in
Israele – è sospettata di essere una sostenitrice del Bds, il movimento
per il boicottaggio di Israele – non sta vivendo la favola a lieto fine
concepita da Steven Spielberg. Da oltre una settimana è detenuta – Erdan
smentisce, dice che «è libera di tornare indietro» – all’aeroporto Ben
Gurion di Tel Aviv pur avendo stampato sul suo passaporto un regolare
visto A 2 di studio ottenuto dalle autorità consolari israeliane negli
Stati uniti per poter frequentare un master all’Università ebraica di
Gerusalemme. Al Qassam in realtà fa parte, in Florida, di Students for
Justice in Palestine, un gruppo che il ministro Erdan considera simile
al Bds. La giovane ha presentato appello contro la deportazione e, in
attesa della decisione dei giudici, resta nell’angusto spazio in cui
vive da oltre una settimana.
Con ogni probabilità Lara al Qassam
sarà deportata. Il ministro Erdan per farla entrare chiede una sorta di
abiura. «Se al Qassam dirà apertamente che il suo sostegno al movimento
Bds è illegittimo e che si pente di averlo perorato, potremmo rivedere
la nostra decisione. Richiesta che la studentessa non intende
accogliere. Comunque vada il caso è esploso sui media e i riflettori
sono puntati sulla linea dell’“ingresso vietato” che il governo
Netanyahu porta avanti nei confronti di cittadini stranieri, talvolta
noti, spesso anche ebrei, che criticano o condannano le politiche di
Israele nei confronti dei palestinesi. Due editorialisti ebrei del New
York Times, Bret Stephens e Bari Weiss, sono intervenuti a sostegno di
al Qassam e contro Israele ricordando che di recente diversi cittadini
americani ebrei – tra i quali la docente Katherine Franke, l’attivista
Simone Zimmerman, lo scrittore Peter Beinart e la leader di Codepink
Ariel Gold – sono stati fermati, interrogati per ore su ciò che pensano
di Israele dai servizi di sicurezza del Ben Gurion e in quache caso
espulsi.
Alcuni deputati del partito Meretz (sinistra sionista)
sono andati a far visita a Lara al Qassam e il rettore dell’Università
di Gerusalemme, Barak Medina, ha preso le sue difese. «La decisione del
ministro di impedire l’ingresso di una studentessa solo per le sue idee –
ha affermato – è una minaccia per ciò che l’Università rappresenta, il
confronto di idee non ci spaventa». Per questo l’Università ebraica ha
deciso di sostenere in tribunale la richiesta di al Qassam di
raggiungere Gerusalemme provocando l’indignazione di Erdan che ha
accusato il rettore di essersi schierato contro Israele, il governo e la
legge anti-Bds promulgata dalla Knesset. La vicenda della studentessa
americana non evidenzia solo le discriminazioni a cui sono soggetti al
Ben Gurion cittadini di vari paesi. ma anche israeliani, specialmente se
arabi – in entrata come in uscita dal paese. Sottolinea anche l’attrito
esistente tra il governo Netanyahu e settori importanti della comunità
ebraica americana. Differenze che invece non emergono tra Israele e le
comunità ebraiche europee, dove l’attuale esecutivo israeliano sembra
godere di un consenso ampio.