Il Fatto 8.10.18
Non avrai altro Dio all’infuori della Pasta
Venerano
il Prodigioso Spaghetto Volante, il loro Paradiso è un vulcano che
erutta birra, indossano uno scolapasta come copricapo: è la Chiesa
pastafariana in cerca di un riconoscimento e dell’8 per mille
di Lorenzo Giarelli
Venerano
uno spaghetto volante, il loro Paradiso è un vulcano che erutta birra e
indossano uno scolapasta come copricapo religioso. Tutto questo è la
Chiesa pastafariana italiana, emanazione nostrana di un culto nato nel
2005 negli Stati Uniti per volere di Bobby Henderson, che reagì alla
decisione del consiglio per l’istruzione del Kansas di insegnare il
creazionismo nelle scuole come un’alternativa alla teoria
dell’evoluzione. Henderson decise allora di spargere il mito del
Prodigioso Spaghetto Volante, la divinità a forma di spaghetti e
polpette da cui tutto ebbe inizio, chiedendo che gli venisse
riconosciuta pari dignità rispetto a tutte le altre religioni. Da allora
– carboidrati a go-go – i suoi adepti ne hanno fatta di strada, tanto
che adesso la capa spirituale italiana porterà il suo culto anche in un
blog su MicroMega.
Lei si chiama Emanuela Marmo, ha 39 anni ed è
nata a Sarno (Salerno) ma si firmerà col suo nome religioso: Pappessa
Scialatiella Piccante I. E guai a chi non prende seriamente la cosa:
certo, vien facile dire che il pastafarianesimo sia una grande
provocazione per smascherare le contraddizioni delle altre religioni – e
forse lo è – ma gli adepti considerano il loro credo tutt’altro che
scherzoso. L’ironia, semmai, è nel modo di comunicare, non certo nei
contenuti: “Perché una divinità con una testa d’elefante – si chiede la
Pappessa – è ritenuta credibile e un dio fatto di spaghetti no? Per
quale motivo non ci facciamo problemi per un Dio che cammina sulle acque
ma sorridiamo del pastafarianesimo?”.
Domande su cui da tempo le
chiese dello Spaghetto volante di tutto il mondo incalzano le
istituzioni locali. In Italia per il momento il culto non è riconosciuto
come una religione: “Siamo un’associazione religiosa – spiega Pappessa
Scialatiella Piccante I – e abbiamo intenzione di chiedere il
riconoscimento, ma per poterlo fare dobbiamo avere dei requisiti
giuridici che stiamo perfezionando”.
Serviranno tempo e nuovi
iscritti (per il momento i soci sono solo 300), ma intanto in giro per
il mondo i pastafariani lottano a mani nude contro la burocrazia. Senza
dimenticare, molto prosaicamente, il vil denaro: se i pastafariani
riuscissero a farsi riconoscere come religione, potrebbero rientrare
nella distribuzione dell’8 per mille, il gettito che ogni anno
garantisce circa un miliardo di euro alla Chiesa cattolica e 200 milioni
ad altre undici confessioni. A quel punto, altro che spaghettate.
Nel
2014 Jessica Steinhauser, residente nello Utah, è riuscita a farsi
accettare come foto della patente una sua immagine con lo scolapasta in
testa. Nello stesso anno Christopher Schaeffer, membro del consiglio
comunale di Pomfret, ha giurato con in testa il sacro copricapo,
diventando il primo politico pastafariano americano eletto a incarico
pubblico. In Nuova Zelanda il culto ha invece ottenuto il suo scopo fino
in fondo ed è riconosciutao come religione, mentre in Olanda dopo un
primo permesso è arrivato lo stop da parte del Consiglio di Stato.
Piccoli
passi che danno coraggio ai pastafariani italiani, che intanto
diffondono il verbo: “La birra è la nostra bevanda sacra, Bobby
Henderson è il nostro profeta e, a differenza delle altri religioni, noi
non ci fondiamo su dogmi e pure la capa spiriturale può fallire”. Non
c’è alcuna punizione per chi non crede e nessun divieto di offendere il
Prodogioso. È tutto scritto negli otto condimenti, dettati dallo
Spaghetto Volante al pirata Mosey sul monte Sugo. Che c’entra un pirata
in questa storia? I pirati sono il popolo eletto dal Prodigioso: non a
caso, spiegano i pastafariani, da quando il numero di pirati sulla Terra
è diminuito sono iniziati molti dei guai del mondo, a partire dal
surriscaldamento globale.
Un’altra provocazione? Forse, ma serve a
dimostrare che non sempre correlazione vuol dire causalità. Il
pastafarinesimo, poi, porta con sé diverse battaglie sociali: “Il nostro
culto è intimo – chiarisce la Pappessa – e pensiamo che la laicità sia
la condizione primaria di qualsiasi democrazia, altrimenti le religioni
entrano in conflitto per condizionare il pubblico con i propri
insegnamenti”. E poi ci sono le manifestazioni per la libertà sessuale,
per l’eutanasia e “per tutto ciò che esalti la scelta dell’individuo”.
Facendo i conti con chi prende tutto come un gioco un po’ da matti: “È
un paradosso, – dice la Pappessa – se sei felice, ridi del mondo e
utilizzi l’ironia sembra che tu non possa dire cose serie. Non abbiamo
bisogno di piangere o di picchiare per denunciare quel che non va”.