Il Fatto 8.10.18
Tra Padre Pio e l’ulivista Scoppola, Conte si proclama bergogliano
L’intervista di “Famiglia Cristiana” al premier: il dossier Viganò è un “vile e meschino attacco” al papa
di Fabrizio d’Esposito
Il
governo gialloverde e la questione cattolica, come si diceva un tempo.
Sinora l’ostentazione della fede cristiana, pacchiana e strumentale allo
stesso tempo, è stata un tratto distintivo della parte di estrema
destra della maggioranza, quella leghista. E non solo per l’ormai famoso
rosario stretto da Matteo Salvini al comizio conclusivo davanti al
Duomo di Milano, alle ultime Politiche, ma anche per le sortite
tradizionaliste del ministro Fontana contro l’aborto e la dottrina
dell’omosessualismo, come la chiamano i clericali anti-Bergoglio sui
loro siti d’informazione.
Per riassumere: un “governo crociato”,
così definito dalla copertina dall’Espresso di due settimane fa,
perfettamente allineato, inoltre, con l’opposizione farisea che
contrasta papa Francesco con ogni mezzo, dalle confutazioni teologiche
ai dossier sulla pedofilia.
A tentare di spezzare questa
narrazione di un cattolicesimo guerriero e padano è arrivata giovedì
scorso la lunga intervista del premier Giuseppe Conte al condirettore di
Famiglia Cristiana, Luciano Regolo. Ossia al settimanale di maggior
diffusione tra i credenti che l’estate scorsa ha accostato il ministro
dell’Interno a Satana (Vade retro Salvini) per i migranti fermati in
mezzo al mare.
Il premier fa una difesa scontata del suo governo,
peraltro molto ingessata, ma concede un paio di novità non secondarie su
altri punti. Partendo ovviamente dalla sua devozione per Padre Pio –
Conte è di San Giovanni Rotondo – il giurista chiamato a Palazzo Chigi
giudica “vili e meschini” gli attacchi a Bergoglio da parte della
“destra radicale e sovranista”. Compreso quel monsignor Viganò,
inquisitore a scoppio ritardato sulla pedofilia in Vaticano.
E
quando poi Regolo gli chiede un’opinione sul ritorno di un partito dei
cattolici, Conte risponde: “Per parafrasare liberamente il pensiero di
Scoppola, più che a una rinnovata ‘democrazia cristiana’ penso piuttosto
a una ‘democrazia dei cristiani’”. Pietro Scoppola, già senatore dc, è
stato tra i più grandi esponenti e studiosi del cattolicesimo
democratico. Nonché ulivista convinto.