Il Fatto 8.10.18
Ospedali: servono 20 mila medici
Codice
rosso - A causa dei pensionamenti e della mancata programmazione del
futuro le previsioni sono sempre più negative. Introvabili anche
anestesisti, pediatri, ginecologi
di Chiara Daina
Il
Sistema sanitario italiano, nell’anno del suo quarantesimo compleanno, è
a secco di medici. Ne mancano già almeno 10mila. Introvabili
anestesisti, pediatri, ginecologi e medici di pronto soccorso. Reparti
ridotti all’osso, con turni massacranti anche di 70 ore a settimana, e
assistenza a rischio tilt: la direttiva europea sull’orario di lavoro
per il personale sanitario impone un limite di 48 ore di lavoro
settimanali (straordinari compresi) ma nei nostri ospedali viene spesso
violata.
Il sindacato Anaao – che ha proclamato diversi giorni di
sciopero per ottobre – stima tra 5 anni la fuoriuscita di più di 45mila
camici bianchi che saranno sostituiti da 25mila colleghi creando un
vuoto di 20mila posti; causa l’impennata di pensionamenti: 35mila da qui
al 2022 (e circa 10mila tra il 2015 e il 2017), e una mancata
programmazione per il futuro. A bloccare l’ingresso di nuovi medici è
l’imbuto formativo. ll Miur per il 2017/2018 ha finanziato 6200 borse di
formazione, meno delle 8569 richieste dalle Regioni. Il risultato è che
ai bandi non si presenta quasi più nessuno. Un quadro che si complica
con la fuga di medici dal pubblico al privato, che offre contratti più
vantaggiosi. Matteo Scardigli, anestesista, si è licenziato dall’azienda
ospedaliera di Verona per trasferirsi in una clinica privata di
Firenze: “Guadagno più del triplo e non ho turni infernali, di notte o
nei festivi, con 18 pazienti da seguire da solo”. Carlo Palermo,
segretario nazionale Anaao, spiega: “Se passa quota 100 nel 2019
spariranno 25mila medici in più, un disastro. La sopravvivenza del
sistema sanitario non è una questione di soldi ma di scelte politiche.
Abbiamo chiesto al governo di aumentare i contratti di formazione e
assumere gli specializzandi all’ultimo anno per coprire i turni”.
Intanto per tamponare l’emergenza le aziende infilano nei pronto
soccorso medici senza specializzazione, acquistano prestazioni in
intramoenia, e ricorrono a specialisti a gettone, assunti da cooperative
o società esterne, che prendono fino a 90 euro lorde l’ora.
Alto
Adige. Per frenare la fuga verso l’Austria la Provincia autonoma di
Bolzano con una legge di luglio consente l’assunzione di medici senza
specializzazione come in Austria, contrariamente a quanto previsto dalla
normativa nazionale che vieta qualsiasi forma di assunzione a medici
privi di specializzazione.
Trentino. L’azienda provinciale è
andata a caccia di medici all’estero, pagando annunci sulla stampa
tedesca, austriaca, francese, inglese. Per attirare personale ha
trasformato i concorsi per posti temporanei, che vanno deserti, in
concorsi per assunzioni a tempo indeterminato.
Lombardia. “Negli
ospedali di Tradate, Codogno, Merate e Voghera di notte l’anestesista è
solo reperibile e a Pavia uno dei due di turno è in reperibilità
sostitutiva”, denuncia Cristina Mascheroni di Aaroi-Emac. Per non avere
morti sulla coscienza c’è chi dorme in hotel o in reparto (con il
cartellino non timbrato). Chiuso ad aprile il punto nascita di Codogno
per carenza di ginecologi. La Regione ha varato una legge che consente
agli specializzandi all’ultimo anno di fare assistenza ma il governo ha
impugnato la norma.
Veneto. Esodo di almeno 70 medici nel privato
da gennaio. Il caso più critico a Camposampiero: su 8 pediatri, 3 hanno
dato le dimissioni e altri 3 le hanno annunciate. In altre pediatrie
l’attività è portata avanti da medici gettonisti. A Rovigo vogliono
esternalizzare il 118 perché nei reparti sono a corto di anestesisti.
Centri trasfusionali ko: orari ridotti di prelievo, ritardi nella
elaborazione dei dati e molti meno donatori.
Piemonte. Su 25
pediatrie 10 ricorrono a medici a chiamata. Il reparto più sofferente ad
Alba: i pediatri gettonisti coprono 25 notti al mese. Tutto il punto
nascite di Borgosesia è passato nelle mani di una cooperativa. Affidati
totalmente a medici a chiamata, da fuori regione (dalla Sicilia anche),
il pronto soccorso di Cuorgnè e Lanzo. Quello di Chivasso solo
parzialmente.
Friuli Venezia Giulia. Appaltati a una cooperativa i
pronto soccorso di Sacile e Maniago. Valtiero Fregonese (Anaao): “Un
solo medico reperibile allo stesso tempo nei reparti di urologia e
gastroenterologia dei 4 presidi ospedalieri dell’Aas2 Basso
Friulana-Isontina distanti tra di loro circa 30 km, con disagi
lavorativi e logistici”.
Valle d’Aosta. Stop agli incentivi per
chi arriva da fuori regione e per tappare i buchi si ricorre a una
decina di “medici in affitto”. Nella stagione estiva 3 gettonisti hanno
garantito l’apertura del pronto soccorso ortopedico dell’ospedale
Parini. Esternalizzate visite ed ecografie cardiologiche presso cliniche
private convenzionate.
Liguria. “Fino a 4 mesi di ferie
accumulate e 200mila ore di lavoro extra”, denuncia il segretario Anaao
Giovanni Battista Traverso. I disagi peggiori nell’Asl di Savona: per la
mancanza di anestesisti e ortopedici si fanno 500 operazioni in meno
l’anno (-15%). La gestione di 3 presidi (Albenga, Cairo Montenotte,
Bordighera) passerà al privato accreditato che dovrà riaprire i pronto
soccorso in ciascuna struttura.
Sardegna. Ridotte le visite
cardiologiche in tutti i presidi dell’Ats (azienda per la tutela della
salute). Decimati i radiologi, soprattutto a Sassari, con tempi dilatati
per ecografie, tac e risonanze. A Oristano l’emodinamica è aperta solo 6
ore al giorno, l’Obi è stato chiuso e si fanno 15 interventi in meno
alla settimana.
Emilia Romagna. Per evitare il collasso dei pronto
soccorso richiesta la collaborazione di medici neolaureati e
specializzandi (in partita iva) per i codici più semplici. Al Maggiore
di Parma è andato deserto un bando per il pronto soccorso: la scadenza è
stata posticipata sperando si presenti qualcuno.
Toscana. Oltre
10 milioni di euro investiti dalla Regione per comprare prestazioni in
regime di intramoenia: esami di diagnostica, visite ambulatoriali e
interventi chirurgici. “Molti specializzandi del Sud finito il percorso
di formazione tornano a casa e ci lasciano a piedi. Bisogna formare
medici che restino in Toscana” è la richiesta del segretario Anaao
Flavio Civitelli.
Umbria. Nell’azienda ospedaliera di Perugia “i
dottorandi fanno attività clinica nonostante il contratto di ricerca –
spiega David Giannandrea di Anaao giovani –, gli specializzandi
assistono i pazienti senza tutor e negli ambulatori ci sono medici
assunti da associazioni terze”.
Lazio. Nell’Asl di Latina 204
medici su 770, quasi il 30%, sono precari e in corsia si lavora fino a
70 ore a settimana. All’ospedale Spaziani di Frosinone le sale
operatorie sono rallentate dalla carenza di anestesisti. “Ci sono
pazienti con tumore in attesa da maggio e uno da dicembre” denuncia
Tommaso Trementozzi di Anaao.
Abruzzo. Specialisti in fuga nelle
cliniche del Nord. Spariti gli allergologi all’Aquila, a Castel di
Sangro il pronto soccorso funziona a singhiozzo.
Marche. Tutte le
guardie notturne pediatriche all’ospedale di Urbino sono state appaltate
a pediatri in pensione. Nella provincia di Ancona i bandi per i pronto
soccorso sono andati a vuoto e si continua a lavorare saltando riposi e
ferie. Preoccupato il segretario Anaao Oriano Mercante: “Per coprire 30
notti perdiamo 60 turni diurni, metà del personale, perché dopo 12 ore
di lavoro la legge impone 11 ore di riposo”.
Molise. Un reparto di
ortopedia e uno di pediatria dovranno chiudere perché nessuno partecipa
ai bandi e si fa fatica a trovare anche i liberi professionisti. A
Isernia per esempio mancano 4 ortopedici su 8 e a breve uno andrà in
pensione: con 3 soli ortopedici il reparto si blocca se non si accorpano
le risorse.
Puglia. A rischio chiusura il punto nascita di San
Severo e 3 ortopedie su 4 dell’Asl di Taranto. Al Ss. Annunziata il 118
ha metà dell’organico e il pronto soccorso ricorrerà ai neolaureati per i
codici bianchi e verdi. A Manduria al bando hanno risposto 2 urologi
dall’Albania. E la Asl di Foggia “nel 2017 ha sforato di 200mila euro il
tetto di spesa per comprare prestazioni in intramoenia”, spiega
Giosafatte Pallotta di Anaao,
Basilicata. Il budget di 900mila
euro per comprare prestazioni aggiuntive quest’anno verrà usato tutto,
mentre nel 2017 la spesa si era fermata a 800mila euro. Medici
reperibili anche dopo la guardia notturna e psichiatri in prestito
dall’Asl2 di Salerno per sopperire alle carenze nell’ospedale di Villa
d’Agri.
Campania. A Napoli per un intervento al femore si
aspettano almeno 10 giorni e si parcheggiano pazienti in sala operatoria
perché le rianimazioni sono intasate. Al San Paolo gli ortopedici
operano a giorni alterni e il nuovo ospedale del Mare è ancora in attesa
di 286 medici su 433 in pianta organica.
Calabria. Chiuse a Locri
la radiologia e l’ortopedia. “Se ti rompi una gamba per la radiografia
vai a Polistena, a quasi 50 km, poi torni a Locri e se ti serve un gesso
ritorni a Polistena, dove però di notte l’ortopedico è solo reperibile,
oppure vai a Reggio Calabria, che dista 100 km”, spiega il segretario
Anaao Filippo Larussa. Gli ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce
rimangono in parte chiusi per la difficoltà di reclutare personale.
Sicilia.
Anestesisti e chirurghi reperibili nei turni pomeridiani perché in
reparto il personale non basta. Intanto la Regione ha promosso la
mobilità interregionale per attirare sull’isola chi ha studiato e ha
iniziato a lavorare al Nord e c’è chi torna a casa.