Il Fatto 3.10.18
Una sfida allo spirito dei tempi
di Francesco La Licata
L’arresto
di Mimmo Lucano, sindaco di Riace famoso in tutto il mondo per aver
«inventato» un «inedito» sistema di accoglienza per immigrati,
rappresenta - forse - la perfetta immagine per illustrare lo stato di
incertezza generale in cui versa il Paese ormai da qualche tempo.
Secondo
la magistratura di Locri, infatti, il primo cittadino della piccola
(circa 2000 abitanti) comunità calabrese merita la carcerazione
preventiva perché indiziato dei reati di «favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del
servizio di raccolta dei rifiuti».
Ma, allora, viene da chiedersi
se quel Mimmo Lucano, descritto dai giudici come molto simile ai padroni
delle cooperative di Mafia Capitale, sia lo stesso che da anni viene
celebrato dall’opinione pubblica di mezzo mondo come l’eroe che ha reso
sostenibile l’impensabile, cioè un processo di integrazione di immigrati
sbarcati in Italia e, piano piano, inseriti in molti piccoli centri del
nostro Meridione. Se sia, il detenuto Mimmo Lucano, lo stesso sindaco
descritto a Berlino dal regista Wim Wenders come un esempio, più
importante dell’utopia della caduta del Muro.
E’ davvero strano,
il destino di questo anomalo amministratore pubblico. Una sorta di
«mostro a due facce», un dott. Jekyll e Mr. Hyde: isolato dalla comunità
perché considerato pernicioso e pericoloso (si giustifica anche così la
scelta dell’arresto), ma, nello stesso tempo, amato e stimato da una
moltitudine di persone.
Secondo le indagini della magistratura
(una inchiesta paradossalmente chiamata Xenia, con chiaro riferimento al
concetto di accoglienza), Lucano - che ha sposato una immigrata -
avrebbe «agevolato» matrimoni di convenienza con residenti italiani per
aggirare le strettoie burocratiche preposte al rilascio dell’agognato
permesso di soggiorno. L’altro capo di imputazione fa riferimento a una
gestione «disinvolta» di due appalti per lo smaltimento dei rifiuti,
aggiudicati «direttamente» dal consiglio comunale a due cooperative. E
siccome il nome di Lucano, si sa, provoca reazioni opposte, c’è chi dice
che si sia inventato un sistema per evitare pastoie burocratiche che
costringono i cittadini a convivere con la monnezza e chi, invece,
sospetta che abbia voluto favorire cooperative a lui vicine. Ma, se è
così, non ci metteranno molto i magistrati a venire a capo della verità,
abituati come sono a scandagliare i profondi legami tra mafia ed
amministrazione pubblica.
In verità Mimmo aveva già ricevuto, un
anno fa, attenzioni investigative per via di un’altra invenzione: la
cosiddetta moneta complementare (ideata da Re.Co.Sol., la rete dei
comuni solidali nata nel 2003) destinata agli immigrati ospitati in quel
territorio. Qualcosa di simile ai ticket per l’acquisto di alimenti
molto in uso tra gli impiegati titolari di benefit. Una «moneta»
spendibile solo nei negozi di quel territorio, in modo che rimanesse
nell’indotto locale e fosse immediatamente utilizzabile senza attendere
gli otto mesi che necessitano ai finanziamenti ministeriali per giungere
a destinazione. E’ ovvio che, anche in quel caso, gli investigatori
sottolinearono l’eccesso di disinvoltura e la scarsa attenzione per le
regole burocratiche, ma conclusero che non si potessero addebitare a
Mimmo i reati di truffa e concussione perché non fu riscontrato nessun
vantaggio personale per l’amministratore. Di contro il «modello di
accoglienza calabrese» è oggi esteso a 194 comuni. E non è escluso che
possa essere stato celebrato più di un matrimonio «combinato» che ha
evitato qualche espulsione. Lo stesso sindaco non ha fatto mai mistero
della sua vocazione all’accoglienza, anche oltre lo spirito del tempo
attuale. Sarà per questo che si è attirato l’ironia di Matteo Salvini
sui «buonisti che vogliono riempire l’Italia di immigrati», ma anche la
solidarietà di Beppe Fiorello, protagonista della fiction «Tutto il
mondo è paese» (ispirata alla esperienza di Lucano), che ha lanciato un
appello al Papa in favore di Mimmo. Dunque, eroe o delinquente?