Il Fatto 29.10.18
La lezione più bella di Nicolini, il docente che riempiva le piazze
Un libro e un film ricordano la sua “Estate romana” degli anni 70 e 80
di Furio Colombo
La
Facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre ha finalmente
dedicato un’aula al nome e alla memoria di Renato Nicolini, che vi ha
insegnato poco (la cattedra romana gli è arrivata tardi, Nicolini è
stato a lungo docente ordinario a Reggio Calabria) ma ha lasciato molto,
molto più di altri docenti considerati “maestri”. Adesso un libro
importante (Un romanzo d’architettura del 1934 a Roma, Libria Editore) e
un film molto bello di Nicolini che narra (non ancora disponibile in
dvd) hanno celebrato l’evento. Molti lettori non avranno incontrato
prima d’ora il mondo immensamente creativo di Nicolini. Per molti di
più, specialmente fra i non giovani, il nome evocherà il ricordo
gradevole di una iniziativa nota non nel mondo come “l’Estate Romana”
(anni 70-80 dell’Era post Sessantotto). Non vivevo a Roma in quegli
anni, ma è stato il poeta americano LeRoi Jones (che aveva appena
cambiato il suo nome “anglo” con il nome africano di Amiri Baraka, ed
era reduce da una serie di letture delle sue poesie e del suo teatro in
piazze romane gremite di ragazzini) a raccontarmi la sua “esperienza”
(la cultura per le strade come una festa) e a chiedermi “But who is that
guy, Renato Nicolini? Come gli riesce di far nascere eventi di cultura
che riempiono piazze e strade con poesie e cinema, come in nessun altro
Paese?” Gli scritti e conversazioni e annotazioni di Nicolini raccolte
in questo libro (mentre lui era assessore alla cultura del Comune di
Roma e dopo) rispondono alla domanda di Amiri Baraka nel modo che era
tipico dell’architetto, docente, organizzatore e sognatore che è stato
Nicolini. Il suo rapporto con l’Architettura era colto, realistico,
degno di un buon maestro, ma anche narrazione visionaria. Nel senso che
lui vedeva, narrava e inventava (lo fa in questo libro, e lo fa nel film
che spero sia presto distribuito) quel grande esperimento che è la
città di Roma, dai suoi ruderi al fascismo, alla modernizzazione
radicale del 900, e dopo, tra angosce di abbandono e colpi di scena che
spesso diventano grande spettacolo. Nicolini è un narratore malinconico e
scanzonato, allo stesso tempo pensoso e spensierato. Affronta con
grazia il peso del grandioso esperimento che sta narrando, ma solo “il
bello” di esso. É uno spettacolo non facilmente dimenticabile, ma è
anche una grande lezione, lasciarsi guidare da Nicolini in questa
conversazione lieta e profonda su “che cosa è la città, e in che senso
incredibile lo è Roma”.
Dobbiamo augurarci che la Facoltà di
Architettura di Roma Tre ci dia presto il libro con il film. Sarebbe un
dono non da poco per una città maltrattata.