lunedì 29 ottobre 2018

Il Fatto 29.10.18
Desirée: dopo il solito spot di Salvini, destra all’attacco contro il divorzio
Cattolici tradizionalisti scatenati: il delitto della sedicenne è il frutto della “dissoluzione della famiglia”
di Fabrizio d’Esposito


L’immane tragedia di Desirée Mariottini, la ragazza violentata e uccisa a San Lorenzo, quartiere popolare di Roma, non è soltanto un infinito spot per l’estrema destra xenofoba del vicepremier Matteo Salvini. A strumentalizzare l’omicidio della povera adolescente della provincia di Latina c’è anche l’ala dura del fronte tradizionalista e fariseo che si oppone al pontificato di Francesco.
Stavolta l’argomento non è securitario, ma riguarda la famiglia. Meglio, il divorzio, storica conquista sociale del Paese dopo il referendum del 1970 voluto dai radicali di Pannella e Bonino. L’equazione, sviluppata in modo tranchant, è questa: sia Desirée sia Pamela – violentata e uccisa a Macerata nella primavera scorsa, sempre da spacciatori africani – sono figlie di famiglie distrutte e disgregate. Colpa della sinistra progressista. Come scrive Francesco Borgonovo sulla Verità: “Se oggi esistono migliaia di ragazzi fragili come Desirée un motivo c’è. Sono i figli, questi, della dissoluzione della famiglia”.
Ancora più esplicita La Nuova Bussola Quotidiana, sito di cattolici salviniani e anti-bergogliani: “Ci si dirà: non vorrete mica rimettere in discussione la legge sul divorzio? Ebbene sì, è proprio questo che intendiamo. È proprio questo che va rimesso a tema. Desirée e Pamela, la loro fragilità è lì a dimostrarci che di questo c’è bisogno”.
Non solo. L’introduzione del divorzio è persino un’istigazione al femminicidio. Testuale: “Anche i cosiddetti femminicidi maturano in gran parte da situazioni di separazione”. Ergo, se ne deduce che una moglie farebbe meglio a stare in silenzio e a tenersi le violenze in casa, anziché volere il divorzio e rischiare quindi di morire. Se questo non è Medioevo, che cos’è? Di certo è il brodo di coltura della nuova destra sovranista che avanza e che ha portato al famigerato ddl Pillon sull’affido condiviso, in cui c’è una stretta sul divorzio, consentito solo a chi se lo può permettere economicamente.