giovedì 25 ottobre 2018

Il Fatto 25.10.18
“Scusi, siamo pieni”: così Laterza mollò Pirandello
 Il Nobel e il fondatore – Luigi Pirandello, poco prima del successo con “Il fu Mattia Pascal”, scrisse a Giovanni Laterza, che si rifiutò di pubblicarlo
di Giorgio Nisini


Si inaugura oggi alle 12, nel museo letterario Spazio900 della Biblioteca nazionale centrale di Roma, la mostra “La casa editrice Laterza e i grandi scrittori del Novecento”. Oltre a prime edizioni, riviste e giornali, sono esposte alcune lettere, per lo più inedite, tra Laterza e alcuni grandi autori. Riportiamo il carteggio tra Luigi Pirandello e Giovanni Laterza.

Egregi signori,
avrei pronto per la stampa un nuovo volume di dieci novelle sul genere delle mie Bianche e nere – cioè, alcune d’argomento drammatico, altre d’argomento comico, tutte però d’un sapore schiettamente umoristico. Formerebbero un volume di 300 o 320 pagine, al massimo. Sareste Voi disposti ad accettarlo? e a quali condizioni? Potrei impegnarmi ad ottenere gratis una bella copertina illustrata. Con osservanza.
P.s. – fino a tutto settembre il mio indirizzo è: Girgenti (Sicilia) – poi: Roma, via San Martino al Macao n. 11
Luigi Pirandello, Girgenti, 15 agosto 1904

Chiarissimo Signor Professor Luigi Pirandello,
Causa una grande quantità d’impegni non possiamo assumere altri lavori. Ci rincresce di non poter approfittare della Sua pregiata offerta e prendiamo l’occasione per ossequiarla distintamente. Devotissimi.
Giovanni Laterza, 22 agosto 1904

Il 15 agosto del 1904 Luigi Pirandello scrive una lettera alla casa editrice Laterza per proporre la pubblicazione di una sua raccolta di novelle. È una lettera molto breve, dal rapido tratto commerciale, in cui la principale preoccupazione dell’autore non è tanto quella di fornire informazioni sul carattere letterario della raccolta, di cui non viene citato neanche il titolo – forse si tratta di una prima versione del futuro Erma bifronte, apparso nel 1906 per Treves – quanto il suo risvolto editoriale: numero e tipologia dei testi, sviluppo del volume in pagine, possibilità di “ottenere gratis una bella copertina illustrata”. La lettera, che per oltre cento anni è stata conservata nell’archivio epistolare della casa editrice barese, e che viene qui presentata per la prima volta insieme alla riposta di rifiuto di Giovanni Laterza, testimonia un particolare momento nella vita di Pirandello: i mesi che precedono il suo primo grande successo letterario, ottenuto grazie alla pubblicazione de Il fu Mattia Pascal. Ma come mai Pirandello si era rivolto a una casa editrice come Laterza? Il rifiuto laconico e insindacabile del giovane editore barese, documentato dalla lettera di risposta del 22 agosto dello stesso anno, era in fondo del tutto in linea con le direttive di Benedetto Croce, che già nel 1902 lo aveva esortato a non “accettare libri di romanzi, novelle e letteratura amena”.
Un’indicazione che se da un lato fu determinante nel definire l’impianto storico, filosofico e critico-saggistico della casa editrice – nata nel 1901 come sviluppo di un’attività tipografica e libraria di famiglia – dall’altro non impedì alcune sporadiche e interessanti eccezioni. Furono queste che probabilmente colsero l’attenzione di Pirandello: una raccolta di novelle di Salvatore Di Giacomo (Nella vita, 1903), una collage di storie “per giovinette” di Rosa De Leonardis (Occhi sereni, 1903), i racconti giovanili di Maksim Gor’kij (I vagabondi, 1903), un romanzo di Filippo Abignente (La moglie, 1904), o ancora – ma siamo ormai nei due decenni successivi – la riedizione postuma dell’opera di Alfredo Oriani (Gelosia, Vortice, Olocausto ecc.). Deroghe, appunto, destinate a rimanere confinate fuori collana e limitate ai primi anni di vita della casa editrice, ma che lasciano intuire un rapporto tra i Laterza e gli scrittori del Novecento molto più intenso e articolato di quanto si potrebbe immaginare.
A fare luce su questo rapporto prova adesso una mostra organizzata dalla Biblioteca nazionale centrale di Roma e da Laterza. Partendo dal prezioso e quasi del tutto inedito archivio epistolare della casa editrice, il percorso espositivo ripercorre le varie tappe e le varie angolazioni con cui i Laterza si sono confrontati con gli ambienti letterari del proprio tempo: dai carteggi con alcuni protagonisti del mondo culturale d’inizio secolo (Sibilla Aleramo, Massimo Bontempelli, Ada Negri, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini ecc.), fino all’esperienza paradigmatica di Vito Laterza, che nel clima post-crociano del secondo dopoguerra, seppe imprimere un profondo e originale rinnovamento alla casa editrice grazie anche a un dialogo costante con scrittori di varia generazione e provenienza, da Carlo Levi a Corrado Alvaro, da Cesare Zavattini a Carlo Bernari, da Romano Bilenchi fino agli autori coinvolti nella collana “Libri del tempo”, tra cui Bianciardi, Cassola, Brancati, Anna Maria Ortese e Leonardo Sciascia.