giovedì 25 ottobre 2018

Il Fatto 25.10.18
Cucchi, l’inchiesta si avvicina al comandante dei corazzieri
Falsi, indagato un altro colonnello: “Fece riscrivere gli atti”. Dipendeva da Casarsa, oggi al Quirinale. Un’intercettazione: “Ora tocca a lui e al generale Tomasone”
di Antonio Massari e Valeria Pacelli


Nuovi indagati e un altro giallo da risolvere nel caso Stefano Cucchi. L’inchiesta per alcuni falsi sullo stato di salute del geometra romano scorre parallela al processo in corso in Corte d’Assise d’Appello – dove sono imputati cinque carabinieri, tre per il pestaggio – e sta risalendo la scala gerarchica dell’Arma. Il pm Giovanni Musarò vuol capire chi impartì l’ordine di modificare due annotazioni, redatte nella stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi passò la notte del 15 ottobre 2009. In questo filone, con l’accusa di falso ideologico e materiale, sono indagati 5 carabinieri, tra i quali 2 ufficiali. Tra questi Francesco Cavallo, nel 2009 capo dell’ufficio comando del Gruppo Roma, guidato all’epoca da Alessandro Casarsa (oggi è generale e comanda i Corazzieri del Quirinale).
Casarsa non è indagato, ma il suo braccio destro sì. Accusato di falso anche il colonnello Luciano Soligo, che comandava la stazione Montesacro-Talenti da cui dipende Tor Sapienza. E poi il comandante della stazione, Massimiliano Colombo e il suo appuntato Francesco Di Sano, che scrisse la relazione poi modificata. Indagato anche il comandante della stazione Appia, Roberto Mandolini (già a processo per falso e calunnia).
È stato Colombo a puntare il dito contro la scala gerarchica. Il 18 settembre spiega al pm: “Soligo mi disse che non andavano bene (Le annotazioni, ndr) perché erano troppo particolareggiate e in esse venivano espresse valutazioni medico legali che non competevano ai Carabinieri”. Le annotazioni dei due militari di Tor Sapienza vengono inviate la mattina del 27 ottobre 2009 al tenente colonnello Cavallo. Poco dopo però – sostiene Colombo – Cavallo rinvia i due file modificati con un testo: “Meglio così”.
Questa mail per Colombo è un “salvavita”, come dice intercettato. Ossia la prova che ha solo eseguito un ordine. Ed è qui che si innesta un altro filone investigativo. Perché questa mail compare soltanto ora? Il documento doveva essere nelle mani della Procura già nel 2015, quando delega il Nucleo investigativo di acquisire gli atti nelle stazioni, riaprendo le indagini sulla morte di Cucchi. Misteriosamente però quella mail resta nei pc. Non viene acquisita. Eppure – racconta Colombo – nel “novembre 2015 si presentarono i carabinieri del Nucleo investigativo. (…) Mi resi conto di aver fornito le due annotazioni in entrambe le versioni (originale e modificata) (…) In questa occasione mostrai la mail di Cavallo (…) Il Capitano del Nucleo investigativo quando vide la mail uscì per parlare al telefono, poi rientrò, presero tutto ma non la mail”.
Non si tratta di un caso isolato. Un altro carabiniere, Francesco Tedesco (ora accusato di omicidio), dichiara di aver presentato nel 2009 una relazione di servizio che rivelava il pestaggio di Cucchi. Sparita. Resta solo una traccia in un registro. Ma neanche quella fu scoperta nel 2015. Come mai? Al vaglio degli investigatori ci sono anche alcune intercettazioni. In molte si fa riferimento alla scala gerarchica. “Se hanno indagato me – dice Colombo il 22 settembre – allora dovranno indagare Cavallo, Casarsa, Tomasone”. Si tratta dell’allora comandante provinciale (non indagato) che il 30 ottobre 2009 convocò una riunione. Colombo la riassume così: “Hai visto gli alcolisti anonimi? (…) Così abbiam fatto”.