Il Fatto 24.10.18
La scelta di Sophia e i guai del compagno Mélenchon
Gauche
in panne - Chikirou, ex direttrice della campagna elettorale di France
Insoumise, accusata di aver gonfiato le fatture per 1,2 milioni di euro
di Luana De Micco
Quando
alle 7 del mattino del 16 ottobre gli agenti di polizia sono entrati
nell’appartamento di Jean-Luc Mélenchon con un permesso di
perquisizione, il leader della France Insoumise non era solo. Con lui
c’era una sua stretta collaboratrice, Sophia Chikirou. La notizia non è
emersa subito, l’ha rivelata più tardi Mediapart, e del resto chi passa
la notte a casa di Mélenchon è una questione che riguarda la pubblica
opinione. L’attenzione si è concentrata sugli scatti d’ira del leader
della gauche radicale contro i blitz dei poliziotti, anche nella sede
del partito. Ma la notizia del giornale online ha senso: l’ex direttrice
della campagna elettorale di Mélenchon è infatti al centro
dell’inchiesta sui finanziamenti della campagna del 2017.
I
giudici sospettano che la Chikirou abbia gonfiato le fatture emesse
dalla sua società di comunicazione, Mediascop, circa 1,2 milioni di
euro. Avrebbe per esempio fatturato 250 euro per caricare on line ogni
discorso di Mélenchon. Una cifra sproporzionata per un’operazione che
richiede pochi minuti. Avrebbe anche fatturato 6.000 euro per realizzare
dei brevi video di campagna. Gli inquirenti ipotizzano contro di lei i
reati di truffa e abuso d’ufficio.
Ma chi è Sophia Chikirou? Fino a
qualche mese era la “donna all’ombra” di Mélenchon. I francesi
conoscono il suo volto dal settembre 2017, da quando ha co-fondato la
web tv, Le Média, di cui si è parlato molto all’epoca. L’esperienza è
durata poco. Sei mesi dopo, Chikirou lascia infatti Le Média tra
polemiche e litigi, reclamando il rimborso di 120.000 euro. Sophia
Chikirou, 39 anni, di padre e madre algerini, cresce in un paesino
dell’Alta Savoia. Già a 16 anni si iscrive al partito socialista. A 23,
con una laurea di scienze politiche in tasca, si trasferisce a Parigi
dove lavora come assistente parlamentare del deputato socialista Michel
Charzal. È in questo periodo che incontra Mélenchon, anche lui
socialista all’epoca.
Nel 2009 lo segue nella creazione del nuovo
Parti de Gauche, diventato La France Insoumise nel 2016. Nel 2011 è
promossa addetta stampa. Fonda dunque la sua società, con la quale cura
tra l’altro anche l’immagine dell’ex trader Jérôme Kerviel. Nel 2015
parte per gli Stati Uniti per osservare la campagna del democratico
Bernie Sanders. Nel 2016, come direttrice di campagna di Mélenchon,
svecchia l’immagine del candidato, 67 anni, convincendolo a fare
l’elogio della quinoa sulla copertina di Gala. Sua è l’idea dei meeting
con l’ologramma. Molti ritengono che se Mélenchon ottiene il 19% dei
voti al primo turno delle Presidenziali è anche grazie a lei. Mediapart
sostiene che tra i due esiste “una relazione extraprofessionale di lunga
data” e l’informazione, se vera, acquista interesse alla luce
dell’inchiesta. Mélenchon nega. Ribadisce il suo attaccamento al
celibato e fa notare che la camera degli ospiti di casa sua è sempre
disponibile per i suoi collaboratori. Nonostante le polemiche, ha già
reclutato Sophia Chikirou anche per le europee: “Le professioniste
competenti come lei sono poche – ha detto – quando le trovi, te le tieni
strette”. Per Mélenchon questa storia è solo un grande complotto contro
di lui e accusa tutti, il governo e Macron, i magistrati e pure i
giornalisti “bugiardi”.