Il Fatto 23.10.18
Le “manette agli evasori” ora possono attendere
Sparito
l’aumento delle pene che doveva entrare nel decreto sul condono. I
5Stelle: “Intoppi giuridici, arriverà in aula”. Intanto nessuno ne parla
più
Le “manette agli evasori” ora possono attendere
di Luca De Carolis e Carlo Di Foggia
Se
le sono date sul condono penale, in un festival di “manine” e accuse
incrociate. E alla fine è stata la pace, fiscale e politica. Però nel
gioco del dare e avere tra M5S e Lega sono sparite le “manette per gli
evasori fiscali”. Ovvero la misura draconiana annunciata sul Fatto il 24
settembre scorso dal vicepremier Luigi Di Maio, che la voleva nel
decreto fiscale (“Ci sarà il carcere per chi evade”). Ma nel decreto
post tregua non ce n’è traccia. E soprattutto, non si sa se e come
ricomparirà.
Perché è vero, dal M5S qualche giorno fa, ancora
prima dello scontro sul condono, avevano già fatto trapelare che la
norma poteva uscire dal provvedimento per presunta incompatibilità per
materia: “Una norma penale non può essere inserita in un decreto legge
che tratta di temi economici”. Tesi più o meno sostenuta anche dalla
Lega, che aveva borbottato per giorni fuori microfono (“il dl fiscale
non può essere un provvedimento omnibus”). Ma era e resta una
spiegazione fragile. Perché esiste una giurisprudenza minoritaria che
afferma l’incompatibilità. Ma nei fatti non è stata mai applicata.
E
allora a spingere la misura fuori del testo sono state ragioni
politiche, ossia l’ostilità del Carroccio. E tra i sorrisi del dopo
accordo nessuno vi ha fatto più cenno, anche nella conferenza stampa di
sabato a Palazzo Chigi. Però Di Maio ha promesso. E il suo era anche un
promemoria per l’alleato, visto che il carcere per i furbetti del Fisco è
previsto nel contratto di governo, all’articolo 11: “Inasprimento
dell’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale per
assicurare il carcere vero per i grandi evasori”. E pure Salvini aveva
garantito in campagna elettorale: “Galera per chi evade”.
Tradotto:
5Stelle e Lega si sono impegnati a varare pene più dure. Ma ora, dopo
la battaglia sul condono? Dai leghisti, muro completo alle domande del
Fatto. Ed è un silenzio che conferma quanto il tema sia urticante per il
Carroccio. Ergo, si prospetta un’altra partita di nervi con il M5S, che
invece la norma la vuole. O almeno così assicurano fonti del Movimento:
“Entrerà nel dl fiscale in sede di conversione in Parlamento, tramite
un emendamento. O come emendamento al disegno di legge anticorruzione”.
Quindi su modalità e tempi per recuperarla i 5Stelle si tengono vaghi,
perché sanno quanto sarà difficile inasprire le pene per gli evasori.
Anche perché non è chiaro come avverrà, se alzando solo le pene o
riducendo le soglie di non punibilità (alzate dal governo Renzi) che
però riguardano soprattutto le piccole e medie imprese (e la sensibilità
della Lega sul tema è forte). In modo un po’ contraddittorio, ora
ritengono possibile reinserire nel dl una norma che avevano sostenuto di
aver tolto per ragioni tecniche. Ma al di là dei sofismi, il M5S sa che
dovrà tornare alla carica. Pena una figuraccia.