Il Fatto 1.10.18
L’esperimento del mondo condotta dal visionario Mauri
L’omaggio di Marramao a uno dei massimi esponenti dell’avanguardia
di Furio Colombo
È
una strana esperienza aprire e cominciare a leggere L’esperimento del
mondo. Mistica e filosofia nell’arte di Fabio Mauri. Lo è persino per
chi è stato a lungo vicino a Mauri e ha frequentazione con Marramao.
Pensi di essere esperto della indagine che stai per leggere. Ma dalla
prima pagina il libro fugge in avanti con un impeto narrativo che non
riesci a fermare. Così che l’esperienza del libro assomiglia in modo
sorprendente al modo di essere artista di Mauri. All’improvviso Mauri è
là, altrove, molto più avanti mentre stavate insieme. E ti tocca
inseguirlo per stare al passo, vedere, capire, ascoltare. Ecco dunque un
primo dato su questo libro. Il filosofo Marramao scrive pagine su un
uomo al quale, nella vita, è stato a lungo accanto. E gli succede che le
sue pagine di riflessione saggistica diventino narrative (tutto era
narrazione in Fabio Mauri) e che quella narrazione dia vita a una
presenza di Mauri con modalità quasi da medium, come accadeva per Mauri
in vita, quando gli giravamo intorno ascoltandolo e osservandolo
lavorare, e per farlo dovevamo sempre rincorrere l’autore-personaggio
che era altrove. Qui, noi lettori, cerchiamo di stare al passo con
Marramao, seguendo le pagine del libro come in grandi tavole illustrate
di Tin Tin. La narrazione assume una struttura liquida che penetra in
tutti gli spazi di una vita da artista di Mauri. Fabio non assomiglia ad
altri artisti della sua epoca, perché è molto occupato nella visione
filosofica (che è religiosa) di quello che sta facendo, ha fatto (e
benevolmente ti spiega), oppure farà, cogliendoti di sorpresa. Ascolta
le voci, che gli svelano molto, ma non si lascia incantare e non giace,
da guru, annunciando il mondo. Ma sa evocare il mondo, prendendo e
spingendo avanti con eleganza ciò che forse è il passato e forse ciò che
sta per venire. È un visionario, mistico, meditativo, ci ricorda
Marramao. Ma passa in laboratorio a fabbricare (fino al dettaglio
artigiano) le sue mostre-eventi , che un po’ sono quadro, un po’ sono
schermo, un po’ sono memoria, un po’ è l’apparizione vera e umana della
figura come se tornasse (torna), un po’ è happening, ed è sempre teatro,
autore incluso. Quando ti orienti, la rivelazione ti fa trasalire tanto
è diversa dal punto in cui credevi di essere giunto, seguendo passo per
passo l’artista. Questo racconta Marramao filosofo, che qui è narratore
denso e intenso che vede, per ragioni di affinità ma anche di
contiguità nella vita, i modi e i momenti in cui “l’esperimento” si è
svolto. E ciò che sa ci dice un di più che è importante sapere.