Il Fatto 19.10.18
L’islamizzazione avanza a colpi del nemico “cous cous”
Indigniamoci!
- In due scuole, nei menù della refezione, inserita la pietanza
sovversiva di origini maghrebine mentre sparisce la carne di maiale. C’è
chi urla: attentato
di Selvaggia Lucarelli
Non
bastava la storia dei bambini stranieri esclusi dalle mense a Lodi, ora
al centro della discussione politica è finito pure il menù di due scuole
di Peschiera Borromeo, l’istituto Montalcini e l’istituto De Andrè, che
contano circa 2.500 alunni. Il problema del giorno, quello per cui
tocca indignarsi e chiamare in causa i pericoli della corrente
filo-islamica che sta subdolamente manovrando il Paese, è il fatto che
in quel menù sia stata eliminata la carne di maiale (che prima era
presente due volte al mese, sotto forma di prosciutto e bistecca di
lonza), e inserito una volta al mese il cous cous.
Il grave
attentato alla cucina nostrana (nonché l’evidente intenzione di
radicalizzare i due istituti di Peschiera) è stato segnalato non da
genitori preoccupati, ma da un diligente e super partes giornalista
locale il quale ha firmato un articolo in cui sosteneva che “la scelta
del menù assomiglia di più ad una scelta di comodo per non gestire
eventuali sostituzioni nel menù per motivi etici, religiosi o culturali”
e in seguito pubblicava una lettera non firmata di un presunto genitore
di due bambini di una delle scuole per cui l’assenza di maiale sarebbe
una “fatwa senza senso”. “Con il cambio del menù mia figlia ha forti
crisi d’ansia prima di andare a scuola, vive un disagio ENORME, colpa di
genitori invasati no vegan!”, avrebbe poi aggiunto un’altra mamma (che
non si firma) in una seconda lettera pubblicata dal giornale locale.
Caso vuole che il giornalista in questione sia anti-vegano, abbia come
foto copertina su Facebook un suo ritratto con Giorgia Meloni e sempre
caso vuole che dopo un po’ la Meloni, twittasse: “In una scuola di
Peschiera Borromeo viene eliminato il maiale per fare posto al cous
cous, alimento tipico nordafricano. Ora sono i figli degli italiani a
doversi adeguare alle esigenze alimentari di chi dovrebbe integrarsi?
Questa è follia”.
Inutile dire che qualche genitore dei due
istituti si è allarmato, del resto magari oggi è il cous cous al posto
della lasagna, domani i bonghi al posto del flauto, dopodomani la
genuflessione in direzione di La Mecca anziché i piegamenti in palestra e
così via. Il “cous-cous gate” a quel punto travolge anche la politica.
L’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato (Fdi) amplia il
discorso: “Noi togliamo la carne di suino nelle mense ai nostri figli,
mentre in cambio loro umiliano e trattano come se fossero oggetti di
loro proprietà le donne!”. Che non si capisce cosa c’entri, ma almeno
non ha aggiunto un “buonisti” come chiusa. E non finisce qui.
L’assessore leghista Fabio Rolfi commenta preoccupato: “Se si tratta
davvero di un favore alla comunità islamica la Regione Lombardia
scenderà in campo: sono iniziative ideologiche sulla pelle dei bambini,
la carne di maiale deve stare nelle mense scolastiche perché fa bene!”.
Ora, a parte che il cous cous si mangia da sempre in varie regioni
d’Italia (a San Vito Lo Capo ogni anno c’è il Cous cous festival), a
parte che nel menù di quelle scuole ci sono anche il “riso all’inglese”,
l’hamburger e le carote alla Julienne ma la Meloni non s’è agitata, a
parte che varie imprese italiane producono il cous cous e ricordavo che
Lega e Fdi fossero in prima linea per sostenere le imprese italiane, la
faccenda è decisamente surreale. “È una strumentalizzazione becera della
politica”, afferma l’assessore alla cultura di Peschiera Borromeo
Chiara Gatti. “Nasce tutto da un articolo di un giornalista locale
vicino a Fratelli d’Italia che ha creato un caso sul nulla. Il menù l’ha
deciso l’Ats (l’ex Asl, ndr) e gli stranieri non c’entrano niente, tra
l’altro sono 35 su 2.500. Sono stati eliminati il prosciutto e la
bistecca di lonza, che per giunta era spesso dura e poco gradita. Il
cous cous con le verdure è un cibo colorato, allegro alla vista, cosa
importante per stimolare i bambini all’appetito”. E aggiunge: “Il caso
non esiste, io ho ricevuto in tutto due mail di genitori contrari su
2.500 famiglie e quella lettera sulla bambina che ha attacchi d’ansia
per il menù francamente mi lascia molto perplessa. Per ora non cambia
nulla, come sempre valuteremo a fine mese quello che i bambini lasciano
di più nel piatto”.
Paola, mamma di un bambino dell’istituto
Montalcini, è parecchio arrabbiata. “Nel menù non vedo neppure carne di
cervo, di coniglio e di agnello, mica solo di maiale, spero che il
sindaco non si lasci intimidire dalla protesta di quattro oche aizzate
da un giornalista locale. Sto sentendo cose allucinanti, si sono create
due fazioni, una di genitori come me che non vedono il problema, e una
di genitori che definiscono il menù ‘esotico’ e scemenze simili. Che
raccolgano pure le firme per protestare se vogliono, ma noi genitori
ragionevoli per fortuna siamo più numerosi. Ci stanno usando per
alimentare la politica dell’odio, altro che cous cous”. Infine, è
intervenuta su Facebook la sindaca Caterina Molinari: “Nelle nostre
scuole non si mangia né italiano, né etnico, né vegano. Nelle nostre
scuole si mangia sano ed equilibrato, si insegna ai bambini anche
attraverso l’alimentazione ad essere uomini e donne preparati ad
affrontare il mondo”.
Insomma, una polemica strumentale montata ad
arte per farci credere che i musulmani ci vogliano conquistare a colpi
di falafel, kebab e cous cous. Ah, già che ci siamo qualcuno dica alla
Meloni che il suo cognome non ha origini autoctone, perché il melone
sarebbe originario dell’Africa. Come il cous cous. Da domani si faccia
chiamare Giorgia Corbezzolo.