Il Fatto 13.10.18
La verità, vi prego, su Benigni (e l’amore)
di Nanni Delbecchi
Lo
diceva già Rossano Brazzi: “Nella vita l’unica cosa vera è l’amore,
l’amore, l’amore…”. Roberto Benigni ne conviene: “L’amore è un discorso
politico molto forte, è rivoluzionario”. Ci pareva di aver già sentito
qualcosa del genere duemila anni fa, ma non sottilizziamo. Dopo La
Divina Commedia e i Dieci Comandamenti, Robertino pane e vino si candida
a successore di Papa Francesco? Per ora no, si accontenta di annunciare
il ritorno a teatro e in Tv con “una specie di atlante intorno a questo
sentimento, qualcosa come parlare dell’infinito, dell’oceano”. Il
titolo perfetto sembrerebbe Brevi cenni sull’universo, ma lui ne ha
scelto un altro: La verità, vi prego sull’amore.
Già che c’era,
poteva aggiungere che lo ha copiato dalla celebre raccolta di poesie
pubblicata da Wystan Auden nel 1939. Niente di grave, ma sarebbe bello
che Benigni andasse fino in fondo, misurandosi con quelle ballate dove
l’amore si rivela una serie inesauribile di interrogativi, l’esatto
contrario di ogni stucchevole certezza. “Assomiglia a una coppia di
pigiami/ O al salame dove non c’è da bere?/ È pungente a toccarlo come
un pruno/ o lieve come morbido piumino?/ È un buon patriota o mica
tanto?/ Ne racconta di allegre, anche se spinte?…”
Caro
Benignuccio benedicente urbi et orbi (specialmente orbi): l’amore
assomiglia più al Cioni Mario o a Pier Ferdinando Casini? All’Inno del
corpo sciolto o alla sfilata del Family Day? A Televacca o a Che tempo
che fa? La verità, vi prego, sulla verità.