Il Fatto 13.10.18
Cucchi, i buchi dell’Arma sul “rapporto Tedesco” mai arrivato in Procura
Il
22 ottobre 2009 una relazione di servizio che segnalava “l’aggressione
subita dall’arrestato” nei locali dei carabinieri. Ma non si trova più.
Chi la fece sparire?
Militari sotto accusa. Cinque carabinieri sono sotto processo a Roma per la morte di Stefano Cucchi
di Antonio Massari
C’è
un fatto certo. Ed è proprio la sua certezza a evidenziare nella
gestione della vicenda Cucchi, all’interno dell’Arma dei carabinieri,
una lunga scia d’incongruenze. Il fatto certo è che il 22 ottobre 2009 –
Stefano Cucchi viene arrestato tra il 15 e il 16 e muore proprio il 22 –
il carabiniere Francesco Tedesco redige una relazione di servizio che
viene protocollata nella stazione Appia. Il fatto è certo perché, alla
riga 79 del fascicolo, è tuttora scritto: “Annotazione del 15 ottobre
2009 – arresto Cucchi”. Un’annotazione c’era. Ed è sparita. A rivelarlo è
Tedesco, che finalmente ritrova la memoria, dopo 9 anni, nei quali
aveva dunque omesso e mentito. La relazione – dice al pm il carabiniere,
anch’egli imputato di omicidio preterintenzionale – segnalava
“l’aggressione subìta da Cucchi”. Tedesco “denunciava” i colleghi
Raffaele D’Alessandro e Alessandro Di Bernardo che, durante il
pestaggio, aveva cercato di bloccare. Il comandante della stazione
avrebbe dovuto trasmettere la relazione “senza ritardo” alla Procura. Ma
in Procura non giunse nulla. Ma allora: chi – e perché – fece sparire
quella relazione? E com’è possibile che nessuno – all’interno dell’Arma –
si sia accorto della manomissione? Analizziamo le incongruenze di
questa storia.
Per prassi, le relazioni di servizio, che
contengono una notizia di reato, vengono consegnate direttamente al
comandante di stazione. Tedesco sostiene di averla depositata in un
“fascicolo, conservato in un armadio, posto di fronte all’entrata della
caserma e accessibile a tutti”.
Non è esattamente la procedura
prevista dal regolamento. Fonti qualificate – che proteggiamo con
l’anonimato – assicurano al Fatto che Tedesco la depositò nel fascicolo
alla presenza di un piantone. E il piantone potrebbe testimoniare. Anzi
due piantoni. Tedesco, giorni dopo, torna a consultare il fascicolo, che
è sempre presidiato, scoprendo che “le due annotazioni sono scomparse”.
E inizia ad “avere paura”. S’informò – magari proprio con il piantone –
per capire se il fascicolo fosse stato consegnato al comandante?
Sarebbe una curiosità spontanea. Ma nel suo racconto non v’è traccia né
del piantone né di domande. Proseguiamo.
Tedesco dice che, della
relazione di servizio, era al corrente il collega Vincenzo Nicolardi che
gli “consigliò” di scriverla. Facciamo due conti. Se aggiungiamo la
manina che l’ha fatta sparire, i due piantoni e – non potendo escludere
che l’abbia ricevuta – il comandante della stazione, nella caserma
potrebbero sapere almeno in sei. Quanti carabinieri operano in una
stazione di queste dimensioni? Tra i 15 e i 30. In sei, tra loro, se la
versione di Tedeschi è vera, potrebbero conoscere la verità. Ma la
notizia si ferma lì. Eppure, pochi giorni dopo, nel novembre 2009,
secondo gli atti della Procura di Roma, “tutti i carabinieri coinvolti,
in qualsiasi modo, nella vicenda Cucchi”, vengono “convocati” al
“Comando gruppo carabinieri di Roma” e “sentiti dal comandante
provinciale, generale Vittorio Tomasone”. Tutti tranne Tedesco. Strano.
Alla
riunione sono presenti il comandante del gruppo, colonnello Alessandro
Casarsa, e i comandanti delle compagnie Casilina e Montesacro, i
colonnelli Paolo Unari, e Luciano Soligo. Alcuni hanno fatto una
brillante carriera: Tomasone è generale di corpo d’Armata e Casarsa,
generale di Brigata, oggi comanda i Corazzieri che proteggono il
Quirinale. Della relazione, hanno assicurato al Fatto, non seppero mai
nulla. Altrimenti avrebbero denunciato. Nella riunione in cui si
occuparono della vicenda Cucchi era presente anche il maresciallo
Mandolini. Il destinatario, stando alla versione di Tedesco, della
relazione fantasma. Mandolini sostiene di non esserne mai stato a
conoscenza. E tutta la catena gerarchica, come abbiamo detto, dice di
non averne mai saputo nulla. Del resto Tedesco, che pure avrebbe potuto
rivelare l’esistenza del documento, non è tra i presenti. L’indagine
interna non dà alcun frutto. C’è un’altra occasione per svelare
l’esistenza di questa relazione. O meglio: l’inesistenza. La Procura nel
2015 chiede al Comando provinciale dei carabinieri di trasmettere una
lunga serie di atti. Tra questi, le “relazioni di servizio sottoscritte
dai carabinieri coinvolti nell’arresto di Cucchi”. Tedesco incluso.
Il
carabiniere che consulta l’elenco delle annotazioni di servizio, però, è
stranamente disattento: gli sfugge che, alla riga 79 del fascicolo, c’è
scritto “Annotazione del 15.10.2009 – arresto Cucchi”. Se l’avesse
cercata, avrebbe trovato solo un foglio bianco. Niente di più. Avrebbe
dovuto segnalarlo ai superiori e alla Procura. Ma anche in questo caso
nessuno nota nulla. Anzi. Il maresciallo Emilio Buccieri, comandante
della stazione sin dal 2009, dice al pm Musarò di averlo scoperto, sì,
ma solo a luglio, dopo la richiesta della Procura. Mai prima. E
trasecolando commenta: “È evidente che qualcuno l’ha prelevata”. Ed è
evidente che l’Arma non se n’era mai accorta.