Il Fatto 11.10.18
Dio, Verona e famiglia. È qui la roccaforte del Medioevo futuro
Su gay, donne e immigrati il consiglio comunale scaligero è diventato il laboratorio politico dell’ultradestra
di Wanda Marra
Una
città senza “attività etniche”, dove sia sempre più difficile abortire,
con la “Famiglia” tradizionale che non può essere “contraddetta o
danneggiata” da messaggi che vanno in direzioni diverse, nella quale
ogni bambino riceva in dono alla nascita una bandiera indipendentista.
Verona è un laboratorio, con i valori della Lega che avanza, già
diventati oggetto di politiche comunali. Le mozioni presentate (quasi
tutte approvate) dall’inizio del mandato del sindaco Federico Sboarina
(eletto nel 2017 con l’alleanza di centrodestra e vicino alla destra
estrema), formano un disegno organico.
D’altra parte, fino a
giugno il vicesindaco di Verona è stato Lorenzo Fontana, ministro della
Famiglia, ma soprattutto ambasciatore della Lega in Europa. Con il
compito di costruire un asse basato anche sui valori della destra
identitaria, dall’omofobia all’aborto. Ex capogruppo della Lega a
Verona, oggi consigliere semplice (è stato sconfessato dalla sua stessa
maggioranza per beghe interne al partito relative ai diversi gradi di
“salvinismo”) è Vito Comencini, già suo collaboratore al Parlamento
europeo.
L’antesignana di tutte le mozioni fu approvata nel luglio
2014 (ancora sindaco Tosi) su “famiglia, educazione e libertà
d’espressione”. Premessa: “L’opinione pubblica dev’essere adeguatamente
informata e protetta dagli abusi, perpetrati da dirigenti e funzionari
troppo zelanti nell’applicare la discutibile Strategia 2013-2015 contro
le discriminazioni”. E dunque il Consiglio comunale riconosce “il
diritto della famiglia a non essere contraddetta o danneggiata, nel suo
compito educativo, dall’azione suggestiva ed erosiva dei mezzi di
comunicazione, come pure dagli organismi scolastici e istituzionali, che
ne violino apertamente le convinzioni morali e religiose, con
particolare riferimento all’educazione sessuale”. Sotto attacco
implicitamente gli omosessuali: in quegli anni in città sono stati
organizzati ben 300 incontri contro il gender.
È un crescendo. Ad
ottobre 2017 (quando Fontana era ancora vice sindaco), Andrea Bacciga,
eletto con la lista civica di appoggio a Sboarina, Battiti, balzato agli
onori delle cronache questa estate per aver fatto il saluto fascista,
presenta una mozione per chiedere al Senato di non approvare lo ius
soli. 20 voti favorevoli, nessun contrario, nessun astenuto. Il Pd è
assente in blocco. Il 10 maggio (Fontana sempre in carica) la leghista
Laura Bocchi presenta una mozione per invitare il Sindaco a chiedere
alle forze dell’ordine “servizi dedicati massivi e urgenti nei confronti
delle attività etniche oggetto di lamentele da parte dei cittadini e
generatrici di situazioni di gravi disordini e/o ritrovo abituale di
persone pericolose” . Le attività non etniche non creano problemi? Per
come vanno le cose a Verona, la domanda è oziosa. Passa. Viene approvata
il 4 ottobre una mozione presentata a giugno dalla leghista Bocchi per
chiedere un’ordinanza che imponga lo stordimento preventivo degli
animali, durante la macellazione rituale islamica “Halal del
sacrificio”. La pratica è cruenta, ma il rito richiede che l’animale non
sia stordito. Nessun no e nessun astenuto, Pd assente.
Il 6
luglio,la mozione firmata da Bacciga e dal leghista Alberto Zelger
chiede di istituire uno spazio per la sepoltura dei “bambini mai nati”
ovvero i feti. Questa non passa. Le dichiarazioni di Zelger dopo il sì
alla mozione sulla 194 (“L’aborto non è un diritto, è un abominevole
delitto. Il mio esempio è la Russia di Putin”) vengono stigmatizzate in
un ordine del giorno presentato dal capogruppo del Carroccio Mauro
Bonato. Uno di quelli un po’ a disagio per la deriva sempre più
estremista del suo partito. Il 7 agosto, dopo le dichiarazioni di
Fontana sulla Legge Mancino, pronta arriva la mozione (a firma Bacciga)
per chiedere al Comune di sostenere tale proposta, anche con prese di
posizioni ufficiali. Approvata pure questa. Ed è del 17 agosto la
mozione della medesima Bocchi per chiedere al Comune l’acquisto e la
consegna per tutti i nuovi nati a Verona della Bandiera di San Marco.
Nel frattempo il Pd è in evidente difficoltà: oggi in Consiglio la
capogruppo Carla Padovani sarà ancora al suo posto, dopo che venerdì
scorso ha votato contro l’aborto con la maggioranza. I Dem ancora non
sono riusciti a sostituirla.