Il Fatto 10.10.18
L’Ugl è roba sua: il sindacato si butta sulla Lega
Relazioni - C’erano una volta Polverini, Meloni ed ex An: adesso anche qui arrivano i verdi
di Gianluca Roselli
La
foto è in ancora in home page sul sito dell’Ugl, l’Unione generale del
lavoro, il sindacato storico della destra italiana che un tempo era
Cisnal. Matteo Salvini, Marine Le Pen e Paolo Capone, ultimo segretario
eletto, sorridenti in favore di obiettivo. L’incontro tra il ministro
dell’Interno e la leader del Front National, due giorni fa a Roma, si è
svolto nella sede dell’Ugl, in via delle Botteghe Oscure. Dove ormai
Salvini è il padrone di casa. Con buona pace di Giorgia Meloni e del
mondo degli ex An, che si sono lasciati scippare il sindacato da sotto
il naso. La salvinizzazione dell’Ugl è in corso da circa un anno e
mezzo, da quando in Lega si sono accorti di aver bisogno di una rete,
anche sociale, su cui appoggiarsi nel centro Italia. Che è da sempre il
serbatoio di adesioni del sindacato che fu di Renata Polverini. E ai
vertici Ugl non è parso vero di potersi rapportare con il partito in
ascesa del centrodestra. Così la tela a iniziato ad esser tessuta, anche
grazie all’interlocuzione di parlamentari leghisti laziali, come
Barbara Saltamartini e il vicecapogruppo alla Camera Francesco
Zicchieri, che è anche coordinatore regionale del Carroccio. Tutti ex
An.
Una rete che ha portato l’ex vice segretario dell’Ugl, Claudio
Durigon, prima a essere eletto deputato (con la Lega) e poi a entrare
nel governo come sottosegretario al Lavoro. E ora, in vista delle
Europee, si parla di altre candidature in arrivo, come quella dello
stesso Capone, anche se la partita a Strasburgo è più difficile.
La
sintonia dell’Ugl con la Lega, del resto, è lampante, basta leggere i
comunicati stampa e scorrere i profili Twitter per imbattersi in giudizi
positivi nei confronti dell’esecutivo e del Def, e in critiche
“sovraniste”, anche feroci, a Bruxelles. Ultima sortita pubblica di
Capone, per esempio, è stata alla festa della Lega a Latina il primo
ottobre scorso, dove si è potuto toccare con mano la svolta pro-Salvini
degli ex An pontini e non solo. L’ex direttrice del Secolo, Flavia
Perina, su La Stampa ne fa un discorso quasi antropologico, con gli ex
An che avrebbero preferito Salvini a Meloni a causa di una “nostalgia
inespressa per il maschio alfa”, che ora si incarna a suon di “me ne
frego” e “molti nemici molto onore” in Salvini che, alla festa di
Atreju, si è diviso il palmares degli applausi con Steve Bannon.
Naturalmente,
poi, la questione non è solo politica, perché nella “salvinizzazione”
dell’Ugl contano poi gli interessi di bottega, il consenso sul
territorio, la costruzione e il successo dei candidati. Si racconta, per
esempio, che le liste leghiste dell’Italia centrale alle Politiche
siano state decise proprio nelle stanze del sindacato. Ma forse sono
leggende metropolitane. “Si sono consegnati mani e piedi a Salvini”,
attacca qualche ex An. “Non ci siamo iscritti alla Lega o al Front
National. Però che il superamento della Fornero, che noi auspichiamo da
anni, l’abbia fatto questo governo è un fatto…”, osserva il vice
segretario Ugl Luca Malcotti. Ora però c’è l’Europa da conquistare. E il
rapporto privilegiato tra Lega e Ugl è destinato a durare.