Il Fatto 10.10.18
Landini segretario, una felpa rossa per scuotere la Cgil
A sinistra - Leader sindacale e voce anti-Salvini
di Salvatore Cannavò
La
novità di una Cgil guidata da Maurizio Landini è ormai un fatto
politico pari allo stupore che genera. Fino a qualche settimana fa
nessuno poteva pensare che in una segreteria come quella tenutasi fino
all’1,30 di lunedì sera, Susanna Camusso avrebbe sfidato il “niet” dello
Spi, il sindacato dei pensionati, per candidare a segretario generale
quello che è stato un suo avversario. Eppure la segretaria uscente ha
attraversato il suo personale Rubicone appoggiata da otto dei dieci
componenti della segreteria. I due contrari, tra cui Vincenzo Colla,
candidato alternativo, si sono ufficialmente schierati all’opposizione.
Che, come vedremo fra poco, sarà molto dura.
A dare il senso dello
scontro interno c’è la decisione, inedita per una dirigente sindacale
come Camusso, di pubblicare un video su Facebook in cui spiega i motivi
della candidatura di Landini: “continuità” con la politica sindacale,
“autonomia della Cgil” di fronte a possibili “incursioni esterne”,
necessità di preservare “la squadra uscente e l’unità interna”. La
segreteria, dice Camusso, ha scelto di dare un’indicazione, che porterà
nei prossimo giorni al direttivo nazionale, perché “il congresso resti
nelle mani dei militanti della Cgil”.
La novità giunge in
un’organizzazione che da tempo mostra stanchezza. Pur vantando dei
risultati – il contrasto al Jobs Act, il recupero di unità con Cisl e
Uil, l’accordo sulla rappresentanza sindacale – Camusso è consapevole
della difficoltà sul piano sociale al tempo in cui la sinistra ha
toccato storicamente il suo punto più basso. Gli iscritti votano
massicciamente M5S e Lega, anche se la maggioranza resta a sinistra.
Anche questo, oltre alle lotte e agli equilibri interni, può aver fatto
pendere la bilancia a favore del sindacalista emiliano. La cui felpa
rossa potrebbe oggi fare da contraltare, almeno mediatico, alla felpa di
Matteo Salvini.
Alcuni ricordano come nel 2015 fu proprio il
leader leghista a invitare Landini alla scuola di formazione della Lega
insieme a Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle Finanze greco. Landini
rifiutò, per evidente distanza politica. “Con la Lega però abbiamo la
stessa base” dicono in Cgil e una segreteria come quella di Landini può
lavorare alla tenuta del radicamento storico, certo non sul piano
elettorale ma sociale.
Allo stesso tempo Landini è quello che
vanta i migliori rapporti con quella “società civile” che è tornata a
manifestarsi dopo lo shock del 4 marzo: la manifestazione di Riace, la
Perugia-Assisi, i vari comitati locali, gli studenti, il probabile
futuro segretario della Cgil ha già dialogato con mondi diversi e può
rappresentare una novità anche politica che non tarderà a manifestarsi
nel dibattito del Pd. Ne è riprova il corteggiamento dell’ex ministro
Andrea Orlando che lo ha cercato per combinare un incontro con Nicola
Zingaretti.
Landini però può utilizzare anche la sponda che Luigi
Di Maio sembra voler offrire al sindacato. L’accordo sull’Ilva, poi
quello sulla Bekaert, che la Fim Cisl ha salutato come “storico”, la
partecipazione al tavolo della Whirlpool, la gestione della crisi
BredaMenarinibus, la cassa integrazione per cessazione, mai come in
questa fase il Ministero dello Sviluppo ha manifestato attenzione verso
il mondo del lavoro.
La candidatura dovrà però fronteggiare
un’opposizione interna che si annuncia molto agguerrita. Il segretario
dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti, principale sostenitore della candidatura
Colla, ha già convocato per sabato mattina la sua categoria. I
Pensionati rimproverano a Camusso di non aver “tenuto insieme le
diversità”. Per questo hanno proposto un “comitato di saggi” che
consultasse i dirigenti per poi arrivare a una proposta finale. Un
modello già sperimentato al tempo delle dimissioni di Bruno Trentin. Lo
scontro è però sostanziale e non formale: i Pensionati vogliono contare
di più, manifestano una forte identità e vantano un rapporto con la
sinistra tradizionale che non vogliono mettere in discussione, come
invece è avvenuto al tempo del referendum costituzionale con la Cgil
schierata per il No. E poi lo Spi rappresenta il 50% dell’organizzazione
ma in base a un “patto di solidarietà” interno non va oltre il 25%
degli incarichi. Ora quel patto potrebbe rompersi: “Dipende da come si
arriva al voto finale” che comunque avverrà a gennaio quando sarà eletta
la nuova Assemblea generale che per statuto elegge il segretario. In
quella occasione Landini potrebbe anche essere bocciato. Ma può davvero
il primo sindacato italiano fare fuori una candidatura come quella di
Landini sulla spinta dei pensionati? Sarebbe questo il suo sguardo sul
futuro?