domenica 28 ottobre 2018

Corriere Salute 28.10.18
La solitudine è una vera malattia
di Marco Trabucchi

*Associazione Italiana di Psicogeriatria

La solitudine è nemica delle donne e degli uomini di ogni età. L’esperienza clinica e gli studi riportati dalla letteratura scientifica in tutto il mondo dimostrano che chi è solo rischia di ammalarsi di più e di avere una vita più breve. Non è quindi solo una vicenda dolorosa del singolo, ma diventa un problema di salute a livello delle comunità. È quindi necessario che queste si sentano coinvolte nel compito di ridurre la pervasività della solitudine. Non è facile ipotizzare il cambiamento nell’ambito della cultura attualmente dominante, contro la quale sembra inutile ogni richiesta di cambiamento. Su quali basi si può fondare una ricostruzione culturale adeguata? Rischia di essere accusata di rappresentare una visione retrograda della società, perché non riconosce il diritto di fare sempre e in ogni modo quello che si ritiene più conveniente per un guadagno immediato. Ma come potrà rappresentare un domani sicuro e sereno una collettività dominata dal narcisismo, dall’irresponsabilità sociale, dal desiderio di accumulare vantaggi e di rifiutare responsabilità? La solitudine, che è sempre dietro l’angolo, potrebbe essere la nemica che rompe questi giochi, che costringe a capire che volendo bene solo a se stessi si finisce per morire.
Ma ancora oggi, nonostante di solitudine si discuta sempre più spesso, non sembra stia cambiando lo stile dell’autoreferenzialità senza modulazioni nella ricerca di una felicità che non accetta critiche né indicazioni e di un libertà senza un progetto comune. Combattere la nemica: il titolo impone un ruolo per i singoli e le comunità. «Io sono perché noi siamo» è il grande slogan dell’attivista brasiliana per i diritti civili Mariel Franco in tanti anni di impegno drammatico per la sua gente. Noi apparentemente viviamo in tempi meno difficili, anche se gli eventi ogni giorno ci presentano aspetti dolorosi sulla solitudine di tanti cittadini; ma, se comprendiamo il legame tra il «sono» e il «siamo» nel suo significato più vitale, sentiremo il dovere di difendere noi stessi e la collettività dalle crisi provocate dalla solitudine. Non solo a parole, ma con un impegno che si esplica nelle singole azioni di ogni giorno. La solitudine è «nemica», «patogena», in grado di rovinare il futuro; per questo la sua sconfitta deve essere considerata come un obiettivo primario di ogni comunità, fondandosi sia sulle competenze in ambito clinico-assistenziale, sia sull’attenzione dei cittadini per i loro vicini.