Corriere 28.10.18
«Le scuse mancate a chi soffre di autismo»
risponde Aldo Cazzullo
Caro
Aldo, vorrei che lei si facesse portavoce della l’indignazione, della
tristezza e dell’umiliazione delle persone autistiche, di quelle affette
da sindrome di Asperger, dei loro familiari, amici e delle migliaia di
volontari che vivono accanto a loro per le parole di Beppe Grillo.
Indignati, tristi e umiliati due volte: la prima quando Grillo domenica
scorsa ha utilizzato i riferimenti a queste malattie per parlare in
maniera alquanto rozza di politica eccitando, tra una battuta e l’altra,
gli animi dei suoi sostenitori che hanno anche riso e applaudito. La
seconda, dopo aver letto la sua replica in cui non appare mai la parola
«scuse», ma una giustificazione, appellandosi alla metafora e al
politically correct, e arrivando persino a ribaltare il punto di vista
quando chiede di non lasciarsi strumentalizzare da chi gli ha
semplicemente sottolineato la volgare «caduta di stile» che ha
mortificato decine di migliaia di persone, anzi di cittadini, tra cui
magari anche molti dei suoi, inconsapevoli, elettori. Precisazione, che
come spesso accade è già caduta nel dimenticatoio, ma non delle persone
che ha offeso. Sarebbero bastate due parole: chiedo scusa. Parole che
qualificano la persona che le pronuncia o non le pronuncia, soprattutto
se si tratta di personaggi pubblici con la responsabilità di comunicare
con milioni di persone.
Giampaolo