giovedì 25 ottobre 2018

Corriere Fiorentino 25.10.18
Cyberbullismo e sexting, come evitare le trappole del web
di Antonio Montanaro


«Noi adulti spesso abbiamo l’impressione che i bambini o gli adolescenti si muovano con assoluta naturalezza in rete, ma questa naturalezza non va assolutamente scambiata per competenza o per capacità di sapersi muovere nel web o con i videogiochi».
Assunta Amendola è docente di informatica e matematica alle superiori, ma da psicologa dell’età evolutiva fa anche formazione per i docenti. Con Beniamino Gigli e Alessandra Maria Monti — due psicoterapeuti che lavorano nelle strutture pubbliche — ha scritto un libro (Adolescenti nella rete, quando il web diventa una trappola - L’asino d’oro Edizioni) che descrive i rischi di Internet, senza però demonizzare — come spesso accade — uno strumento che oramai è entrato a far parte della quotidianità di ragazzi e ragazze.
«Ci siamo da tempo resi conto — spiega — che c’è un’esigenza molto forte di sapere qualcosa in più su tutto ciò che riguarda le influenze che la rete e il digitale hanno sia sugli aspetti cognitivi che su quelli relazionali. In particolare nel periodo dell’adolescenza, un’età di grandi cambiamenti e di grandi possibilità. Molti studi, negli ultimi anni, puntano l’attenzione sull’alta plasticità cerebrale in questa età, paragonabile a quella del primo anno di vita. C’è, d’altra parte, scarsa consapevolezza degli insegnanti e dei genitori rispetto alle implicazioni che possono avere determinati comportamenti».
Il web di per sé non è una trappola, ma può diventarlo. Cyberbullismo, sexting (l’invio e lo scambio di foto sessualmente esplicite), nomofobia (la paura di rimanere senza smartphone, che spesso produce profondi stati d’ansia), selfie killer (mettersi in pericolo di vita pur di scattarsi una foto), tanto per fare qualche esempio, sono parole entrate stabilmente nelle cronache di giornali e tv. «Ma è sbagliato — sottolinea la docente — attribuire tutti questi aspetti negativi alla rete. Le cause vanno ricercate altrove, cioè in situazioni di vuoto dovute a relazioni umane o familiari, magari soddisfacenti dal punto di vista materiale ma non da quello affettivo. Nel capitolo dei videogiochi spieghiamo bene che gli autori di varie stragi negli Stati Uniti passavano sì molto tempo con videogiochi violenti, ma avevano già un vissuto relazionale violento e carente dal punto di vista affettivo. Anche l’uso dei social, diventa un mezzo facile per sfogare delle frustrazioni personali. La rete può dare l’illusione di essere protagonisti, partecipi. Ma più il vuoto è profondo più può dare illusioni».
Il volume, che fa parte della collana Bios/Psiché Adolescenza dell’Asino d’oro, sarà presentato domenica mattina alle 11 alla libreria Ibs di Firenze (via de’ Cerretani 16/r). Ne parleranno Marina Longo, insegnante di Lettere, Martina Moneglia, psichiatra e psicoterapeuta, Fernando Panzera, psichiatra e socio fondatore di Netforpp Europa. «I genitori, ma in generale gli adulti — conclude Assunta Amendola — dovrebbero essere molto più attenti a quello che succede in rete».

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