Corriere 4.10.18
Il veterano Kander lascia la politica Usa: «Stress da trauma, 11 anni dopo Kabul»
Star dei democratici confessa la depressione
di Matteo Persivale
Il
cane nero che azzanna di notte le sue vittime, portando angoscia e
dolore e pensieri di morte, ha aggredito ancora una volta un politico
americano: Abraham Lincoln chiamava «il cane nero» la depressione che lo
accompagnò per tutta la vita, e resta uno dei più famosi leader affetti
da quella che la moderna psicologia diagnostica, in base ai documenti,
come una forma grave di depressione clinica.
Adesso è la volta di
uno dei giovani emergenti più bravi e per il quale sembrava garantito un
futuro politico radioso: Jason Kander, democratico, 37 anni,
intelligenza e carisma, pragmatismo e capacità di comunicare. Candidato
sindaco di Kansas City, con più di un commentatore che lo vedeva come
possibile candidato a sorpresa per le presidenziali 2020, Kander era
diventato una star, paradossalmente, per una sconfitta: nel 2016 aveva
sfiorato appena una clamorosa vittoria contro il favoritissimo senatore
repubblicano Roy Blunt, perdendo per pochi voti in uno Stato dove
Hillary Clinton era stata asfaltata da Donald Trump con 19 punti
percentuali di distacco.
L’attuale corsa a sindaco della città del
Missouri sembrava solo il preludio a una carriera nazionale. Invece
l’altra notte, con un candore e una franchezza che gli fanno onore e
spiegano molto dei motivi della stima dalla quale è circondato, Kander
ha scritto un post-confessione su Facebook immediatamente rimbalzato su
tutti i social media. «Ho cercato di sfuggire per 11 anni alla
depressione e ai sintomi dello stress post-traumatico, ho cercato di
correre più veloce di loro per seminarli, ma ora ho concluso che mi
hanno raggiunto, che sono più veloci di me. Ho smesso di correre, mi
sono voltato indietro, e ho deciso di affrontarli». Si ritira così dalla
campagna elettorale per curarsi, confessando le numerose volte nelle
quali ha pensato al suicidio, con i fantasmi della guerra in Afghanistan
(ha combattuto nel 2005, come capitano nell’intelligence militare) che
continuano a tormentarlo. Kander ha raccontato con franchezza le
telefonate alla linea telefonica, aperta 24 ore, di assistenza
psicologica per i veterani, le chiamate nelle quali ammetteva di pensare
di frequente al suicidio.
Kander era il volto pulito e amichevole
del progressismo centrista, l’ex militare diventato fenomeno «virale»
su Internet per lo spot elettorale, geniale, nel quale parlava della
necessità di fare controlli su chi vuole acquistare armi (norma
apparentemente elementare, ma fortissimamente invisa alla lobby
americana delle armi da fuoco) mentre, bendato, assemblava in pochi
secondi un fucile mitragliatore come quello da lui usato in Afghanistan.
Come si poteva attaccare un personaggio simile con le solite obiezioni
dei repubblicani (democratici troppo liberal, poco patriottici, ostili
alle forze armate)? Risposta: non si poteva. Ecco perché Kander
progressista armato con un passato inattaccabile, sposato con la
fidanzatina del liceo, pacato e aperto al dialogo, piaceva tanto.