Corriere 4.10.18
Elzeviro Cultura, logos e traduzione
L’occidente è una parola scritta
di Carlo Sini
Domani
a Milano (ore 18.30, Villa Necchi Campiglio) viene presentato il Premio
internazionale di letteratura araba «Sheikh Zayed Book Award».
Intervengono Ali Bin Tamim, presidente del Premio, Abdulla Majed Al-ali,
Samer Abou Hawwach, Paolo Spinicci, Alessandro Zaccuri e Marco
Zapparoli, di Marcos y Marcos, presidente degli editori indipendenti
italiani. Modera Paolo Gualandris. Il filosofo Carlo Sini terrà una
«lectio minimalis» che anticipiamo.
La memoria corta genera
ignoranza, presunzione e ingiustizia. Se fossi un docente di scuola
dedicherei un tempo adeguato a ricordare la grande scuola dei traduttori
nella Toledo medievale e poi a Siviglia e a Murcia (non so quanto oggi
lo si faccia): senza di loro tutto il nostro sapere e la nostra cultura
«occidentale», di cui giustamente siamo fieri e che sta diventando
sempre più planetaria, non ci sarebbero. La premessa storica è il
periodo d’oro della conquista araba della Spagna, accompagnata da una
grande quantità di manoscritti. Quando i re cristiani si impadronirono
di quelle terre, cacciando gli arabi (in realtà la situazione si ribaltò
più di una volta), quei preziosi manoscritti ispirarono la grande
impresa della loro traduzione in latino, consegnando un po’ alla volta a
tutte le scuole d’Europa trattati preziosissimi di filosofia, di
teologia, di astronomia, di scienza, di matematica e con essi una parte
cospicua della cultura greca sino ad allora perduta o dimenticata in
Occidente. Senza questi lavori la grande rivoluzione della Scolastica in
Europa, patrocinata anzitutto da Tommaso d’Aquino, non sarebbe stata
possibile.
La cosa ancora oggi straordinaria e degna di molta
riflessione fu il progetto di far convivere in armonia studiosi arabi,
cristiani ed ebrei: progetto che consentì quella fiorente scuola di
traduttori che Alfonso X re di Castiglia e di Leon particolarmente
protesse e potenziò, ispirando anche traduzioni dal latino al
castigliano.
L’Occidente, in conclusione, è l’invenzione e l’uso
della parola scritta, invenzione resa nel tempo universale dalla cultura
greca. Come ogni pratica, anche la scrittura si accompagna a forme di
vita e a istituti diversi, ma essa è e rimane il cuore della nostra
cultura, greca, araba, romana, cristiana ed ebraica: ignorarlo o
trascurarlo è un delitto contro la civiltà e un suicidio intellettuale.