Corriere 4.10.18
Dio ride. Nish Koshe
Moni Ovadia si scaglia contro i Muri
di Magda Poli
Dio
Ride. Nish Koshe (così, così) di Moni Ovadia segue le orme di Oylem
Goylem, una immersione nella cultura ebraica della diaspora e
dell’esilio espressa in yiddish e con la musica Klezmer, una panoramica
di umorismo, battute fulminanti e citazioni dotte (fino al 14 ottobre al
Piccolo Teatro Grassi).
La musica è eseguita dai bravi musicisti
di sempre di Ovadia, la sua voce non si arrampica più sulle note come un
tempo, sa di malinconica cupezza e di un brio un po’ lontano. Ne
risulta un affresco nostalgico di un mondo di riso e di pianto, di
pensiero e d’intelligenza. Veemente la parte politica, il giusto
scagliarsi contro i muri che sono nati dappertutto in Occidente e, con
rabbia e dolore, contro «il più scandaloso» che divide Israele da Gaza,
«una prigione a cielo aperto. Israele è uno stato razzista, e contro
quel muro si infrange la vertiginosa spiritualità dell’ebraismo». Moni,
si sa, la pensa così, e sorgono domande: non sarà che l’Occidente non
avendo fatto i conti con la Shoah ne vede la giustificazione a
posteriori nella «ferocia» di Israele? Possibile che il nero sia solo da
una parte e il bianco dall’altra? Quanto questo è d’aiuto per poter
vedere finalmente un ebreo con la kippah e la kefiah?